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Montelago Celtic Festival: ritorno alla Terra di Mezzo

Sull’ altopiano carsico di Colfiorito, il tempo si ferma, fa una piroetta e torna indietro, tra le antiche melodie e i rudimentali villaggi di uno stravagante passato nordeuropeo. Abbiamo avuto occasione di partecipare alla 22° edizione del Montelago Celtic festival (6-9 agosto 2025), una delle rassegne culturali più originali del panorama estivo italiano. Quest’anno ha richiamato oltre 10.000 persone al giorno, un pubblico variegato e trasversale per età e provenienza, unito dal desiderio di vivere un’esperienza fuori dal comune.

Mercoledì 6 agosto, una folla appesantita dai numerosi bagagli si stringeva, davanti al polveroso ingresso per assaporare, sotto il sole rovente, un mondo parallelo e alternativo nato dall’ intuizione di due amici, armati di tenda e giradischi.

Nel lontano 2003, Maurizio Serafini e Luciano Monceri realizzavano il sogno fantasy dedicato a quella terra di mezzo di ispirazione norrena, immaginata dal celebre scrittore J.R.R. Tolkien. Uniti dalla stessa passione per i canti e la cultura celtica, i due fondatori, già nel 1988, avevano dato vita al gruppo musicale Ogam: cornamuse (irlandesi e scozzesi), flauti, arpe e bouzouki irlandesi, iniziavano a riempire il loro primo repertorio. Da questa esperienza, presero vita i Mortimer McGrave, gruppo guida del festival. Oggi, i palchi dell’altopiano ospitano i grandi nomi della musica celtica internazionale, rendendo quest’ultima una caratteristica fondamentale di Montelago. Quest’ anno ricordiamo la performance dei magnetici Wardruna, dei frizzanti Harmonica Creams (per la prima volta in Italia) e degli psichedelici Kalandra.

Nell’aria un senso di comunità

Una volta montata la tenda e sistemata l’attrezzatura, si viene come catapultati in un’altra dimensione. Tra i partecipanti si respira un forte senso di comunità, testimoniato da piccoli gesti quotidiani: “Qui a Montelago viviamo nel chill e, perché no? anche allo scrocco”, raccontano alcuni giovani campeggiatori. “Un piatto di pasta lasciato su un tavolo diventa di tutti. E se soffri di ansia sociale, vieni qui, e scompare.” Così, tra le colline di Serravalle, prende forma un villaggio temporaneo capace di diffondere lo spirito celtico attraverso concerti, rievocazioni storiche, workshop di arti e mestieri antichi, giochi scozzesi, danze popolari e…birra a profusione.

I riti simbolici

Un elemento distintivo del festival è rappresentato dai riti simbolici celebrati nell’accampamento storico. In questa edizione, sono state officiate oltre 70 cerimonie tra nozze e battesimi in stile celtico. Un’esperienza puramente simbolica che assume per molti partecipanti un significato profondo, carico di spiritualità e senso di appartenenza.

Nonostante le temperature avverse e le difficoltà logistiche, non è mai venuto meno l’entusiasmo: c’è chi già aspetta eccitato la prossima edizione, e chi spera con ansia di acchiappare velocemente il suo primo biglietto. Spento l’ultimo falò, resta ancora l’eco di un’avventura intensa e di un’esperienza collettiva che ricorda velatamente la silhouette di un rito contemporaneo. “E’ un’esperienza trasformativa. Ogni anno cerchiamo di costruire un mondo temporaneo che sappia parlare a tutti, senza barriere, unendo musica, narrazione, gioco e comunità” (Michele Serafini)

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