Poco più di una settimana al tanto atteso evento ed i preparativi sono già in corso in lungo e in largo per i cantoni svizzeri, impazienti di vivere di vivere quell’1 di agosto e la festa nazionale che la data porta con sé. Non si tratta di un momento semplicemente folkloristico, ma di un senso di comunità che dal 1291 ad oggi legga il popolo svizzero. Dobbiamo infatti fare un salto nel passato di quasi ottocento anni e tornare a quando fu stipulato il Patto Federale Svizzero del 1291 dai rappresentanti dei cantoni di Uri, Svitto e Untervaldo, documentato in una pergamena conservata presso gli archivi di Svitto, che ancora oggi resta il fondamento simbolico dell’evento.
Non sono certamente mancante asimmetrie e discussione tra gli storici ed i propri credo, ora pronti a riconoscere origini più modestamente tardive, ora convinti nel conferire al Patto valenza fondativa di una comunità quasi millenaria. È allora meritevole di attenzione questopassaggio che ha determinato l’evoluzione di una alleanza meramente militare, incentrata per lo più su un rafforzamento difensivo contro le pressioni degli Asburgo, in un ideale di libertà che si è dipanato nella storia, improntato ad uno spirito fraterno e solidaristico, in grado di galleggiare sulle pressanti istanze dell’evoluzione sociale, economica e politica di un mondo globalizzato, senza mai restarne vittima.
Qui dunque può rinvenirsi la chiave dello spirito svizzero, che si riunisce ora per rievocare quanto ha determinato la fortuna di un popolo, ancora illuminato dalle caratteristiche lanterne nazionali, tra celebrazioni declinate nei particolarismi dei cantoni. È facile immaginare come l’eterogeneità della celebrazione si imponga in maniera irreprensibile, d’altronde coerente con la storia di un popolo costruito sul campanilismo.
Alle manifestazioni più intime che si consumano tra le mura di casa, si contrappongono sfarzose celebrazioni, come gli spettacoli pirotecnici sulle Cascate del Reno a Sciaffusa, uno degli eventi del settore più seguiti a livello europeo, con circa 10.000 spettatori per una sola notte. Non mancano ovviamente richiami più prettamente storici, a partire dall’evento al prato del Rütli, luogo leggendario del giuramento, che ogni anno si accende all’insegna di solenni discorsi patriottici e canti popolari. Si tratta, come è evidente, di una ricorrenza assolutamente sentita, nonostante sia divenuta giorno festivo a livello federale solamente nel 1994, a seguito di un referendum.
Al di là del profilo festoso della ricorrenza, è forse interessante soffermarsi per un secondo sulla valenza politica ed intimamente sociale di questa giornata, ancora oggi collante e frutto di un popolo che ha saputo fare della diversità la chiave di volta di una struttura secolare. Ventisei cantoni della Confederazione elvetica, quattro lingue diverse, tutto a servizio di un trasversale sentimento nazionalistico da cui molti ad oggi potrebbero prendere spunto, perché si radichi l’idea di un’identità orizzontale, in grado di penetrare tra i particolarismi regionali, per riunire sotto una sola bandiera quanti abbiamo lo stesso sangue nelle vene.