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Un pezzo di libertà in una realtà imperialista: la rivoluzione egiziana

First President of Egyptian Republic General Mohammed Neguib (C) salutes the cheering crowd, 21 June 1953 in Cairo, along with vice president of Council Gamal Abdel Nasser (2nd L, in car) after the proclamation of Egyptian Republic. On 18 June 1953 the Free Officers, or Revolutionary Command Council, lead by Lieutenant Colonel Gamal Abdel Nasser, in power since the 1952 revolution, abrogated the existing constitution and declared Egypt a republic. The monarchy was abolished and Mohamed Neguib became president. (Photo by - / AFP FILES-INTERCONTINENTALE / AFP)

Sono passati settantatré anni dalla liberazione dell’Egitto, avvenuta il 23 luglio 1952 con la deposizione del Re Faruq I. I Liberi ufficiali, così chiamati i militari dell’operazione, orchestrarono un colpo di stato che pose fine a un trono fantoccio nelle mani dell’Impero britannico.

Le ragioni della rivoluzione egiziana

Erano passati anni dalla formale dichiarazione d’indipendenza del 1922, ma tutto sembrava come prima. I soldati inglesi erano tornati in Egitto durante il secondo conflitto mondiale, e si rifiutarono di andarsene. Seminavano terrore per le strade delle città ,si appropriavano fino all’osso delle risorse del paese, dai latifondi al cotone. Le guerriglie contro il popolo egiziano proseguivano nell’area del Canale di Suez causando decine di morti.

Davanti alle diseguaglianze economiche e sociali, dove venivano penalizzati i partiti egiziani e i cittadini venivano messi a tacere con il sangue, il sovrano distoglieva lo sguardo. Faruq I, salito precocemente al trono nel 1936, passava il suo tempo nei grandi casinò e ristoranti europei stando distante dal popolo: il fuoco della rivoluzione stava per divampare. 

La nascita della resistenza

Fra i bar storici di Giza e Shubra, nacque uno spirito radicale pronto a porre fine alla condizione del paese. Si chiamavano Liberi Ufficiali, i membri non provenivano dall’élite benestante, ma piuttosto dalla classe media, dai giovani lavoratori, dai funzionari governativi e dagli ufficiali subalterni.

Il gruppo si consolidò nel 1949 sotto la guida di Gamal Abdel Nasser, presto protagonista del colpo di stato del 23 luglio. Era definito dagli altri liberi ufficiali come un vero e proprio eroe, già combattente nella guerra in Palestina fra il 1947 e il 1949, e punto di riferimento vista la maggioranza di membri di istruzione medio-bassa.

Nel 1951 ci fu una svolta. In segreto, i Liberi Ufficiali formularono un piano in sei punti della propria amministrazione dell’Egitto dopo la rivoluzione. Il principio fondamentale era di rovesciare il dominio britannico, anche eliminare il loro potere politico e feudale. Nel piano rientravano inoltre la democrazia, la giustizia sociale e un esercito nazionale 

Gli scontri contro le autorità inglesi si fecero sempre più accesi, arrivando al punto che i cittadini egiziani fuori dai Liberi Ufficiali attaccarono diversi avamposti britannici. Durante il 1950-52, i fedayn arabi nella zona del Canale di Suez si impegnarono in operazioni di guerriglia contro le forze britanniche. Il governo egiziano filo-britannico al Cairo emise un avvertimento pubblico ai fedayn di non continuare le loro attività. C’erano ancora troppi gruppi nazionalisti, disorganizzati e dispersi, portando i Liberi Ufficiali a eseguire il colpo di stato dell’anno seguente

Nasce un Egitto libero

Nella notte fra il 22 e il 23 luglio, i Liberi Ufficiali guidati da Naguib e Nasser occuparono tutti gli obiettivi militari, ministeri e stazioni radiofoniche. 

Il futuro presidente dell’Egitto, Anwar al-Sadat, annunciò alle 7:30 il primo comunicato della rivoluzione in via radio. Veniva annunciato il colpo di stato effettuato alla popolazione egiziana, finalmente libera da decenni di oppressione. Il Re Faruq I andò in esilio con la famiglia, inizialmente a Grottaferrata e poi stabilmente a Roma dove morì all’età di quarantacinque anni nel 1965. 

Naguib divenne per soli due anni Capo del Governo, successivamente tradito da Nasser, aiutato dal Consiglio del Comando della Rivoluzione, che lo mandò agli arresti domiciliari e liberato solo nel 1972 da al-Sadat

La rivoluzione del 1952 non fu solo il ribaltamento del potere imperialista, ma l’inizio di un lungo processo di autodeterminazione. Pur tra contraddizioni e sfide interne, l’Egitto si creò la propria strada, cercando di porre fine al passato coloniale e costruire una nazione sovrana. Ancora oggi, il 23 luglio è  simbolo di riscatto e speranza per un popolo che volle riprendere le sorti del suo destino. 

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