Salvador Dalì fu un uomo che visse sempre al massimo, e sull’intensità della sua esistenza è focalizzata la mostra Salvador Dalí, tra arte e mito, al Museo Storico della Fanteria di Roma, dal 25 gennaio al 27 luglio 2025, organizzata da Navigare. “Una mostra dovuta”, come ha spiegato il curatore Vincenzo Sanfo “non solo perché nel 2025 ricorre il centenario della nascita del Surrealismo, ma anche per lo stretto legame che lega Dalí alla Città eterna”. L’artista, infatti, come molti altri prima e dopo di lui, trascorse diversi soggiorni a Roma, tra cui, un lungo periodo nel 1954 ospite della contessa Mimì Pecci-Blunt. Permanenza in cui si diede alla moda e alla profumeria con Elsa Schiapparelli. A Roma collaborò con diversi artisti, tra cui surrealisti Fabrizio Clerici e Leonor Fini.
L’esposizione romana, composta da circa 80 opere, tra dipinti, disegni, sculture, ceramiche, vetri, incisioni, litografie, documenti, libri e fotografie, provenienti da collezioni private francesi e italiane, conduce il pubblico a immergersi nell’universo dell’artista. Un mondo in cui la realtà cede il passo a un immaginario onirico, privo di regole e rigidità. A condurre il visitatore in questa dimensione irrazionale, oltre a Dalì non mancano le opere di altri grandi autori come René Magritte, Max Ernst, André Masson, Man Ray, Leonor Fini, Giorgio de Chirico; ancora, scrittori tra cui André Breton, Jean Cocteau, Louis Aragon.
La mostra è realizzata con il supporto di un comitato internazionale e grazie al patrocinio della Regione Lazio, di Roma Capitale – Assessorato alla Cultura e di Oficina Cultural de la Embajada de España. Disegni, sculture, ceramiche, boccette di profumo, incisioni, litografie, documenti, libri e fotografie conducono il pubblico a immergersi nell’universo daliniano, libero dalla rigidità delle regole, dove la realtà è costituita dai sogni. Prosegue divisa per sezioni tematiche, affrontando le successive fasi della produzione artistica di Dalí, fino alle ultime sperimentazioni oniriche che lo videro avvicinarsi al nuovo stile del “misticismo nucleare”, lungo un percorso che pur aprendo nuovi orizzonti e conoscenze è stato ideato anche per divertire e coinvolgere i non addetti ai lavori.
Pittore Surrealista ma espulso dal gruppo dei Surrealisti. Dadaista, Cubista, tante sono le correnti e le vicende artistiche vissute da Salvador Domingo Felipe Jacinto Dalí i Domènech (Figueres, 1904 – 1989) considerando che egli fece della sua stessa esistenza un’opera d’arte. Con la sua personalità eccentrica e la fisicità unica e originale, Dalì annullò le barriere tra le discipline per portare l’arte in ogni ambito della vita. La sua personalità esuberante e il suo comportamento spesso bizzarro sono diventati una parte integrante del suo personaggio, al punto che l’artista stesso ha alimentato deliberatamente il mito di un genio fuori dagli schemi.
Dalì amava provocare, indossando abiti eccentrici, sfoggiando baffi straordinariamente lunghi e contorti, e creando un’aura di mistero che mescolava realtà e fantasia. Il suo comportamento stravagante, unito a una visione surreale del mondo, lo ha reso una figura quasi mitologica nell’arte del Novecento, in grado di sfidare le convenzioni sociali e artistiche. La sua eccentricità non era solo un aspetto del suo carattere, ma un elemento centrale della sua arte, che cercava di liberare la mente e rompere le barriere della logica e del razionale.