«Sono contento di andare per la mia strada […] non per vivere in questo diciannovesimo secolo, irrequieto, nervoso, affaccendato, banale, ma per alzarmi o sedermi in meditazione mentre mi passa accanto». tratto da Walden.

Un pensiero che potremmo tacciare di iperindividualismo, di totale rifiuto della vita sociale e quindi di abbandono di quel consesso civile che, negli anni in cui queste parole vengono scritte, procedeva spedito per imporre “buone leggi” in ogni dove. Ridursi all’interpretazione di un autore solo mediante pochi stralci dei suoi scritti è un errore frequente. Antonio Di Chiro prova a far luce sul pensiero di uno dei filosofi americani più controcorrente dell’Ottocento; un uomo le cui idee aleggiano indefinite, spesso icasticamente fissate in poche righe, mai indagate. Per i tipi di Piano B Edizioni è uscito Il grano cresce di notte. Vita e pensiero di Henry D. Thoreau.
Emerson e Thoreau
Profeta dell’ecologia e dell’etica ambientale, Thoreau vive e da forma a quella corrente letteraria del cosiddetto Rinascimento americano che si situa nella più ampia cornice del Trascendentalismo. Anche qui rischieremmo di sintetizzare eccessivamente e per questo rimandiamo al libro che indaga le radici filosofiche del pensatore di Concord. Radici che inevitabilmente si intrecciano, alle volte confondendosi, con quelle di Ralph Waldo Emerson. Se entrambi passeggiano affiancati, c’è un tempo in cui le strade dei due si separano irrimediabilmente, Emerson teorico pentito, incapace di superare l’immanenza delle cose; Thoreau, coraggioso e fedele a se stesso, abbandona la città per la vita nei boschi.
Disobbedienza civile
L’autore americano è conosciuto prevalentemente per questo pamphlet del 1849, il cui titolo originale era Resistance to Civil Government, in cui Thoreau, rifiutandosi di pagare le tasse, spiega come quest’azione non violenta tenti di opporsi all’espansionismo americano che in quegli anni promuoveva la guerra in Messico. Di Chiro rintraccia in Walden quelle che sono le istanze secondarie di Disobbedienza civile, lascito “politico” di Thoreau che negli anni a venire troverà rinnovato successo grazie alla rilettura che verrà fatta sul finire del Novecento da quell’ultima generazione di veri viaggiatori ed esploratori, come Bruce Chatwin e Christopher McCandless. La storia di quest’ultimo, tra le più affascinanti, è stata resa nota dallo scrittore Jon Krakauer e portata sul grande schermo da Sean Penn nel 2007; parliamo di Into the Wild la cui colonna sonora, Society di Eddie Vedder, vi invitiamo ad ascoltare.
Il grano cresce di notte
«Se un uomo ha trascorso tutta la vita dedicandosi agli affari, che gli hanno consentito di diventare ricco e quindi ha molti soldi, case, capanne e terreni, allora credo che la sua vita sia stata un fallimento; ma se ha cercato di migliorare la propria condizione in un senso più elevato, se ha cercato di inventare qualcosa, di essere qualcuno, al punto che tutti vedono la sua originalità, anche se non è riuscito a salire la scala sociale […], lo riterrò, paragonato con il primo, decisamente un uomo di successo».
Questo, infine, quello che potremmo definire un lascito morale. Anche qui siamo stati precipitosi e sintetici ma il nostro intento non è quello di cadere nello stesso errore di chi vive di citazionismo e rimandiamo al libro di Antonio Di Chiro che, almeno per quanto riguarda l’autore americano, supera il cancro dell’aforisma e della precettistica spicciola per restituirci una biografia filosofica in grado di ricollocare Thoreau al suo tempo, perché davvero troppo è stato travisato. Un libro di impronta accademica che, come ogni buon libro dovrebbe sempre fare, rimanda a leggerne altri, quelli scritti, appunto, da Thoreau stesso.