Secondo quanto scritto dai giudici nella sentenza, in materia di malattie da amianto “non esiste una legge scientifica di carattere universale”; tuttavia, ha aggiunto la Cassazione, “non è possibile ritenere che l’uso di una legge scientifica imponga che essa abbia riconoscimento unanime”. Nel caso in cui sorgesse un contrasto fra le diverse teorie – precisa la Corte – il giudice, nell’occuparsi di un caso concreto, deve scegliere quella che “ritiene più convincente e idonea a spiegare l’efficacia causale di una determinata condotta”, fornendo anche una motivazione adeguata.
I giudici, dunque, avevano valutato come “più affidabile, in quanto conforme alla più aggiornata letteratura scientifica in materia”, la tesi dei consulenti dell’accusa, “giustificando logicamente la propria decisione”. Per i due condannati – oltre alla sentenza dellaa Cassazione – nei giorni scorsi sono stati emanati due provvedimenti di rinvio a giudizio per altri quattro casi di malattie professionali fra gli ex lavoratori dello stabilimento di Alpignano.
Davide Lazzini
9 giugno 2015