L’episodio di San Michele, infatti, è il secondo della settimana uscente: ad Alba mercoledi scorso si era verificato un fatto analogo in cui gli agenti sono dovuti intervenire per impedire che un detenuto straniero – su cui grava una pena definitiva – s’impiccasse nella sua cella.
Come meglio precisato dal segretario generale del Sappe, Donato Capece, il rischio di suicidio tra i detenuti è elevatissimo ed è complicato per gli agenti della Penitenziaria garantire l’incolumità dei reclusi senza gli strumenti (uomini e mezzi) adeguati: “Ogni giorno nelle carceri piemontesi un detenuto si lesiona il corpo ingerendo chiodi, pile, lamette, o procurandosi tagli sul corpo. Ogni settimana – fa notare ancora Capece – un ristretto del Piemonte tenta il suicidio. Nel 2014, in Piemonte abbiamo contato 58 tentati suicidi, 423 episodi di autolesionismo, 183 colluttazioni e 31 ferimenti”.
Dinnanzi a questi dati impietosi, Capece esorta chi di competenza ad assumere provvedimenti concreti. “Non si può lasciare solamente al sacrificio e alla professionalità delle donne e degli uomini della polizia penitenziaria la gestione quotidiana delle costanti criticità delle carceri piemontesi e del Paese tutto”. Già a seguito del tentato suicidio ad Alba, Capece aveva denunciato una situazione “allarmante, nonostante in un anno il numero dei detenuti sia calato a livello nazionale dalle 53.498 persone oggi detenute rispetto alle 59.683 dello scorso anno”.
“Altro che la favola della ‘vigilanza dinamica’ e l’autogestione delle carceri da parte dei detenuti come panacea ai mali penitenziari – osserva sarcasticamente Capece – le idee e i progetti di chi santifica questa vigilanza dinamica e il regime penitenziario ‘aperto’ non tengono conto della realtà delle carceri, che non sono collegi per educande, e rispondono alla solita logica ‘discendente’ che ‘scarica’ sui livelli più bassi di governance tutte le responsabilità. E ricadono sulle spalle di noi poliziotti, che stiamo 24 ore al giorno in prima linea nelle sezioni detentive. Intanto i poliziotti continuano a sventare suicidi, a gestire eventi critici come gli atti di autolesionismo, le aggressioni, le risse, a circolare su mezzi vecchi e fatiscenti”.
Davide Lazzini
24 maggio 2015