L’ex primo cittadino si è difeso sostenendo di non aver compiuto alcun atto contrario ai suoi doveri ed ha respinto l’ipotesi di coinvolgimento nell’appalto per portare il gas sull’isola. Ferrandino ha inoltre sostenuto – contrariamente a quanto sarebbe emerso da un’intercettazione – di non essere mai stato in Tunisia e di aver saputo solo a cose fatte che il fratello aveva ricevuto un incarico di consulenza nella coop Cpl Concordia.
Giuseppe Ferrandino ha risposto per circa 2 ore alle domande del Gip Amelia Primavera e dei Pm Celeste Carrano, Giuseppina Loreto e Henry John Woodcock. Durante l’interrogatorio, il politico è stato assistito dagli avvocati Alfonso Furgiuele e Gennaro Tortora. A proposito della convenzione dalla Concordia con l’hotel Le Querce di Ischia, Ferrandino ha sostenuto di non avere alcun rapporto con l’albergo di cui non è né socio, né gestore.
Intanto nelle carte dell’inchiesta sulle tangenti a Ischia spunta anche il nome di Silvio Berlusconi. Il capo di Forza Italia, in una telefonata risalente all’11 maggio 2014 diretta all’ex parlamentare Amedeo Boccetta, avrebbe detto “che i giudici, anche su ordine del Capo dello Stato – al tempo Giorgio Napolitano – aspettano soltanto un suo passo falso per avere la scusa ed arrestarlo”. Questo il sunto della conversazione riportata in un’informativa dei carabinieri.
A seguito degli arresti, il M5S – con Luigi Di Maio – ha chiesto di “fare luce sull’intreccio tra coop e politica”. All’istanza promossa dl deputato pentastellato, risponde Mauro Lusetti, presidente di Legacoop: “Vedo che il Signor Luigi Di Maio continua a farneticare su questioni che non conosce e delle quali dovrà rendere conto. Spero che almeno abbia il coraggio di non trincerarsi dietro l’immunità parlamentare”.
“Con le sue dichiarazioni – prosegue Lusetti – rilasciate anche dopo l’estemporanea visita alla Procura di Napoli, offende migliaia di soci e lavoratori, offende una storia, offende una parte importante del nostro Paese per meschini calcoli politici. Le cooperative e i propri soci sono quelle che gestiscono in tutt’Italia i beni confiscati alle mafie, sono quelle che garantiscono a milioni di persone un lavoro e sono quelle che con la loro presenza capillare rappresentano un fattore di coesione sociale e di sviluppo”.
Secondo il presidente di Legacoop “il Signor Di Maio, anche per il suo ruolo istituzionale, dovrebbe sciacquarsi la bocca prima di parlare di noi. Le scuse non bastano – incalza Lusetti – ci dispiace dover dare del lavoro alla magistratura che ha cose ben più importanti di cui occuparsi, ma abbiamo denunciato il signor Di Maio per il cumulo di falsità e offese che ha scritto sulla sua pagina Facebook e che ha replicato oggi”.
Davide Lazzini
3 aprile 2015