La 75enne, scoperta la tragedia, ha dato subito l’allarme ai carabinieri, giunti sul posto con alcune volanti. Sul corpo di Giovanni – trovato in posizione supina – due ferite di arma da fuoco, una all’addome, l’altra alla tempia. Inizialmente gli agenti – coordinati dal pm Gaetano Ruta – hanno ipotizzato un suicidio ma durante i rilievi non è stata rinvenuta né l’arma né i bossoli dei proietti che hanno ucciso Giovanni, sposato e con un figlio 15enne.
Scartata anche l’ipotesi di rapina, infatti dall’azienda familiare che dal 1976 produce minuterie metalliche non è stato sottratto nulla; in ordine anche il portafoglio e l’auto della vittima. Il procuratore aggiunto Alberto Nobili invita alla cautela mentre le indagini si sono concentrate su parenti e amici di Giovanni. Tra le persone ascoltate dagli inquirenti c’è Sandro Tromboni, 43 anni, fratello della vittima, con cui divideva il 19% delle quote della società. Nonostante il lungo interrogatorio, non sono emersi elementi tali da ritenere l’uomo responsabile del delitto.
In sintesi mancano ancora diversi elementi chiave per determinare le dinamiche e le responsabilità della tragedia, come l’arma e il movente. Gli agenti hanno inoltre vagliato i registri contabili della Tromboni srl – che conta una trentina di dipendenti – ma i conti sono risultati essere tutti quanti in ordine. Al momento non c’è ancora nessun nome nel registro degli indagati. La soluzione del caso sembra ancora lontana ed è resa ancor più complessa dal fatto che nell’isolato comprensorio di via Brenta non ci siano telecamere sufficientemente vicine al luogo del delitto.
Davide Lazzini
21 marzo 2015