Questi soggetti sono detti ‘Foreign fighters’ ovvero cittadini con passaporti europei che ingrossano le fila delle milizie dello Stato Islamico in Siria e in Iraq. Secondo quanto riferito da Alfano, in Italia ci serebbero 53 ‘combattenti’ – non necessariamente italiani – pronti a dar man forte al califfato. Per quanto riguarda queste presenze ‘censite’ Alfano ha dichiarato che “abbiamo pronta una legge per contrastare meglio i foreign fighter”, un provvedimento volto all’inasprimento delle norme contro il terrorismo internazionale: oltre a punire il reclutamento si applicheranno pene anche sul singolo soggetto che sceglie di andare a combattere in guerra. Si punterà inoltre ad estendere le misure di prevenzione, le stesse adottate per i mafiosi, nei confronti di chi mostra posizioni particolarmente radicali.
Sulla tragedia di Charlie Hebdo Alfano ha dichiarato: “Bisogna dividere i criminali che hanno agito a Parigi dalla religione. Un conto è la libera professione di una fede, un altro è tenere in ostaggio Dio per scopi criminali. Quelli che agiscono in questo modo prendendo a pretesto Dio sono bestie”. Questo distinguo è stato salutato positivamente anche dal ministro degli esteri Gentiloni, che sposa la linea dura predicata da Alfano: “Bisogna intervenire con forza contro il Daesh” e sostenere “quelli che combattono sul terreno, soprattutto i combattenti curdi che noi, come Italia, stiamo aiutando in mille modi”: le nostre milizie, infatti, si trovano nelle aree di combattimento con funzione di addestratori di unità curde.
Visti i recenti fatti accaduti in Francia, Il ministro Alfano, dopo aver riunito il Comitato di analisi strategica antiterrorismo, ha ribadito chiaramente: “l’allerta è elevatissima, facciamo parte di un’area del mondo che è un bersaglio. Non possiamo sottovalutare alcun elemento”. A tal proposito è stata attivata l’Allerta massima, con il Dipartimento della Pubblica Sicurezza che ha inviato a prefetti e questori una circolare in cui si chiede di rafforzare le misure di vigilanza a tutte le sedi istituzionali, con particolare riferimento a quelle di Stati Uniti, Francia e Israele. Attenzione aumentata anche in aeroporti, porti e stazioni, luoghi di culto – Vaticano incluso – e di ritrovo, e sulle sedi degli organi di informazione, che potrebbero essere prese di mira da emuli degli attentatori di Parigi.
Massima attenzione anche al confine con la Francia: si teme l’ingresso di unità pronte a colpire. Alle autorità di pubblica sicurezza presenti sul territorio è stato chiesto di incrementare i controlli investigativi e informativi al fine di intercettare ogni possibile minaccia o progetto di attentato. Il controllo sarà costante negli ambienti più vicini all’estremismo islamico, che comprende il monitoraggio scrupoloso di tutti i siti e i forum su internet frequentati dai più radicali.
“Non siamo la Francia, la situazione nel nostro Paese è più tranquilla, ma è evidente che non possiamo sentirci fuori pericolo”, questo è quanto dichiarato dagli esperti di intelligence, che comunque stanno innalzando i livelli di attenzione e si stanno coordinando con gli agenti di altri Paesi. Il problema maggiore – come sostenuto da più parti – sta nell’estrema difficoltà di anticipare le intenzioni di un singolo soggetto che dopo aver ricevuto un’adeguata preparazione può ‘autogestirsi’ e rimanere ‘latente’ fino a che non riterrà giunto il momento di agire a scopo terroristico.
Davide Lazzini
8 gennaio 2015