Carmelo Zappulla, nato nel 1955 a Siracusa nel quartiere Giudecca, si trasferisce a Napoli all’età di 24 anni dove diventa uno dei più famosi interpreti della canzone napoletana. Negli anni 80 raggiunge un grande successo, spaziando tra musica, cinema e teatro. Agli inizi degli anni 90 vede tristemente arrestarsi la sua carriera: viene accusato di essere il mandante dell’omicidio dell’amante della sua defunta madre. La condanna fu fatta sulla base di una testimonianza di un pentito che si trovava in carcere.
Carmelo Zappulla era innocente.
Dopo tre anni di latitanza viene finalmente assolto e nel 1998 la sua assurda vicenda diventa un libro: Quel ragazzo della Giudecca. Un artista alla sbarra.
Torniamo ai nostri giorni. Un giovane regista salernitano classe 1986, Alfonso Bergamo, legge il libro e ne rimane affascinato. Ha voglia di creare una metafora della giustizia italiana, di raccontare una storia di sofferenza ed è così che nasce il film dal titolo Il ragazzo della Giudecca.
Il regista, presente in sala dopo la proiezione del film in anteprima alla Casa del Cinema di Roma, afferma: “Ho avuto un’immagine dentro di me dell’artista dietro le sbarre, metafora di quello che accade oggi; l’artista che fatica ad emergere e deve sacrificarsi per esprimere e creare”.
Spinto dal fatto di voler divulgare la vicenda, Bergamo studia il caso, si documenta, chiedendo aiuto al vero avvocato che aveva seguito la causa. Il risultato è una bella e coinvolgente sceneggiatura ottenuta in collaborazione con Craig Peritz. Entrambi affermano di aver dovuto affrontare un lavoro molto difficile, perché all’interno della storia c’era una vita che è risultata essere molto più grande della loro immaginazione.
Il film riporta fedelmente l’intera vicenda, anche se alcuni personaggi sono stati rivisitati con il fine di renderli più esagerati. Le due figure fondamentali sono l’avvocato difensore Gaetano (Luigi Diberti) e il procuratore (Tony Sperandeo). Quest’ultimo vuole a tutti i costi condannare Zappulla, ritenuto un traditore per aver abbandonato la Sicilia trasferendosi a Napoli. Il personaggio di Sperandeo è potente, portato all’eccesso, inquadrato sempre all’interno di uno studio architettonicamente esagerato, metafora dell’attuale giustizia italiana e europea. Contrapposto a lui c’è l’avvocato Gaetano, di animo nobile ma caduto in depressione perché incapace di credere in se stesso, e con una grande voglia di fare giustizia.
Il film racchiude molti generi all’interno, che riescono ad essere ben amalgamati tra loro. La vicenda va avanti con un ritmo incalzante, alternato a visioni benefiche del mare o del luogo immerso nel verde dove si nascondeva Zappulla. Quest’ultimo, che interpreta se stesso nel film, è il punto di raccordo tra Gaetano e il procuratore. Il primo vuole la sua salvezza, il secondo la sua condanna. Zappulla nonostante tutto mantiene la sua dignità, mostra un’elevata fermezza d’animo e tenta di rimanere vicino alla sua famiglia nonostante l’uragano intorno a lui.
Quando gli viene chiesto quali siano le conseguenze di questa esperienza, egli risponde: “Ho sempre avuto fiducia nella giustizia. Ne sono uscito male, pensavo di non cantare più; ma poi ho capito che non era giusto tagliare il discorso artistico tra me ed il pubblico”.
Il film risulta piacevole e ben riuscito, sia per la presenza di grandi attori (bellissima prova attoriale da parte di Diberti), sia per le trovate registiche. Interessante il passaggio iniziale dai 4:3 dei filmati originali, fino alla graduale apertura dell’immagine quando inizia la storia, come per invitare il pubblico a prenderne parte.
Il regista afferma di aver dato una grande importanza all’immagine e all’aspetto fotografico, poiché ha cercato costantemente di conservare e di rivivere il tempo. Egli attraverso il cinema ha voluto rappresentare quella connessione particolare che si è instaurata tra il Tempo e l’Artista durante il suo periodo di isolamento, ricercando un rapporto sinestetico tra immagini e suoni.
Da menzionare è l’arringa finale dell’avvocato Gaetano in difesa di Zappulla; un discorso sulla giustizia, e sull’assurdità di una condanna portata avanti “per pentito dire”. “Per pentito dire”, ripete più volte Diberti, inquadrato in un primissimo piano che rende omaggio alla sua magnifica espressività.
È confortante vedere ancora giovani registi appassionati e con una grande voglia di sperimentare e di raccontare. Nel film è anche evidente una importante collaborazione tra attori emergenti e attori di vecchia data che con la loro esperienza sono in grado di dare anima e profondità all’opera.
Voto: 6.5
Il ragazzo della Giudecca
Regia: Alfonso Bergamo
Sceneggiatura: Alfonso Bergamo, Craig Peritz con Mario Paradiso jr
Fotografia: Maurizio Matania
Musiche: Francesco Marchetti
Distribuzione: Windfall Cinema Production con West 46th Films
Durata: 95’
Cast: Carmelo Zappulla, Luigi Diberti, Tony Sperandeo, Franco Nero, Giancarlo Giannini, Chiara Iezzi, Claudia Samaras, Mario Donatone, Cristian Stelluti, Pietro delle Piane.
In sala da giovedì 12 maggio 2016