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Lorenza Mazzetti, una cineasta ritrovata

Lorenza Mazzetti (credit: BFI)

Al Torino Film Festival la proiezione di un capolavoro ritrovato di Lorenza Mazzetti

Il premio, un importante riconoscimento alla carriera, per lei che ha fatto incetta di meritati riconoscimenti, era già arrivato nel 2015, sempre nella prestigiosa sede piemontese del Torino Film Festival. A quasi due anni dalla scomparsa, avvenuta a Roma il 4 gennaio 2020, Lorenza Mazzetti, classe 1927, è stata nuovamente celebrata il 2 dicembre con la proiezione di uno dei suoi capolavori ritrovati, nell’ambito della trentanovesima edizione di uno dei più importanti festival cinematografici a livello nazionale e internazionale. Lorenza Mazzetti, celebre nipote adottiva, ma soprattutto prolifica scrittrice, sceneggiatrice, pittrice e fondatrice della corrente del Free Cinema anglosassone, aveva girato, nella prima metà degli anni Cinquanta, The Country Doctor (1953), che rimanda al padre del cinema Griffith, considerato il sequel del suo più celebre K, ispirato alle narrazioni kafkiane delle Metamorfosi.

Tra arrivi e partenze, fughe e ritorni

Proprio negli anni del suo trasferimento a Londra, nel periodo di apprendistato alla Slade School of Fine Arts, Lorenza Mazzetti, elegantissima intellettuale dalla voce placida e sofisticata, avrebbe girato clandestinamente alcune delle pellicole destinate a diventare l’autentico manifesto del Free Cinema, di quel situazionismo filmico del quale, insieme a Lindsay Anderson, la cineasta può essere considerata una delle madri fondatrici. Lo stile come atteggiamento, la quotidianità come maestra di vita, la profonda convinzione nella libertà dell’individuo sono direttamente apparentati alle coeve ricerche di Zavattini e Pasolini, di cui, sembra scontato dirlo, fu assidua frequentatrice e collaboratrice al suo ritorno in Italia negli anni Sessanta. 

Perché la vita di Lorenza Mazzetti è una vita che, sin dalla nascita, si dimostra intensa e profonda, ricca di colpi di scena, di fughe, di partenze e arrivi: orfana di madre dalla tenera età e affidata a una famiglia noncurante, viene presa sotto le ali protettrici del ramo toscano della famiglia Einstein (quella del geniale Albert). Scampata per miracolo alla strage di Rignano e affidata ad un nuovo tutore, al termine degli studi classici, Mazzetti parte per Londra, per poi riaprire una dolorosissima ma produttiva e prolifica parentesi italiana negli anni Sessanta. Inondata dai ricordi indelebili di un passato quasi insopportabile, riuscì tuttavia a ripristinare l’equilibrio personale e continuare la sua attività letteraria e artistica: la pubblicazione di romanzi (Il lato oscuro, Con rabbia), la collaborazione con la rivista comunista Vie nuove) e l’attività espositiva, che quasi prenderà il sopravvento nella seconda parte della sua vita. 

Because I am a Genius (Steve Della Casa e Francesco Frisari)

La rimozione del ricordo, la ricomparsa del cinema

Sul tema della rimozione del ricordo, che sembra psicologicamente allinearsi alla sparizione del capolavoro ritrovato, Mazzetti ha costruito e ricostruito da un lato la sua tormentata esistenza, e dall’altro la sua altrettanto trasversale vita narrativa.   Il ripensamento sulle sue radici cinematografiche londinesi e sulla pellicola apparentemente perduta e ritrovata, sono tracciabili in quello che potrebbe essere considerato il suo testamento intellettuale. Nei London Diaries Lorenza Mazzetti sembrava ammettere (ma allo stesso tempo omettere) l’esistenza dell’opera, ricordando dettagliatamente la prossimità con il film “kafkiano”, ma ignorandone contemporaneamente l’ubicazione. Ritrovato fortunosamente negli archivi e nei cataloghi americani, ma sotto un nome storpiato, The Country Doctor è riemerso invece in tutta la sua potenza espressiva a quasi settant’anni di distanza dalla sua prima comparsa, ma in tempo per regalare anche alla sua autrice il piacere di rivederlo per un’ultima volta, prima di chiudere gli occhi per sempre.    

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