Dopo la notizia dell’apertura degli scarichi a mare in Emilia Romagna, che causarono – anche in questo caso – un divieto di balneazione, è emersa, dai controlli straordinari compiuti ieri dall’Arpa con la motonave ‘Daphne II’, la presenza di “aggregati mucillaginosi” su tutta l’area adriatica emiliano-romagnola. Secondo quanto riferito dai tecnici, comunque, questo sarebbe un fenomeno noto e che “ha origine naturale, non legato ad alcun tipo di inquinamento”. “Nel tratto di mare”, scrivono sul sito dell’Arpa Emilia Romagna, “si è ripresentato in questi giorni il fenomeno delle ‘mucillagini’. Costituite principalmente da polisaccaridi, si rigonfiano a contatto con l’acqua e si uniscono formando colonie di forma e grandezza diverse. Sono un prodotto ‘extracellulare’ delle alghe ‘Goniaulax fragilis’, ossia escrezioni o disgregazioni dei medesimi organismi, presenti in ambiente marino. La produzione di mucillagine è un fenomeno molto diffuso, non limitato ai soli mari italiani e al Mediterraneo e non sarebbe generato dalla presenza di sostanze inquinanti”.
Occorre, però, tenere presente quanto riferito da ‘Goletta Verde’, secondo la quale risulta critica la situazione delle acque prelevate alla foce di fiumi e torrenti in Emilia Romagna. Le analisi effettuate hanno decretato che sono 7 i punti fuorilegge, di cui 5 ‘fortemente inquinati’ rispetto agli 11 monitorati nei 141 km di costa emiliana, con le piogge che mandano in tilt il sistema depurativo. Legambiente ha commentato: “Non serve invocare piani nazionali per sbloccare solo le grandi opere, ma è necessario un piano di azione locale e regionale che metta al centro i veri problemi della costa e della messa in sicurezza del territorio”.
Non sono solo le alghe e i colibatteri a impedire il decollo della stagione estiva e il conseguente afflusso di turisti: basti ricordare l’episodio documentato dall’associazione ‘MareAmico’ in provincia di Agrigento, in cui le auto venivano posteggiate direttamente sul bagnasciuga da italiani incuranti delle possibili conseguenze in ambito di tutela del paesaggio.
A ciò si aggiunge un nuovo fatto di degrado e incuria, documentato ieri attraverso fotografie e video che hanno immortalato una situazione agghiacciante: stiamo parlando della zona di Coroglio, Napoli, in cui la gente prende il sole e il bagno letteralmente in mezzo ai rifiuti. Insieme a ombrelloni e asciugamani usati dai bagnanti ci sono infatti frigoriferi per gelati abbandonati, mucchi di sacchi pieni di immondizia, flaconi in plastica, sdraio e lettini lasciati al loro destino. Dulcis in fundo una palude composta da muschi – di dubbia provenienza – e liquami, in cui molti prendono il sole nonostante le transenne. I cartelli di divieto di balneazione, benché siano in bella mostra vengono ignorati, così come i pericoli per la salute.
Dunque, inquinamento in mare e degrado sulle spiagge: un binomio che caratterizza questa stagione estiva in negativo. Da un lato la proliferazione di microorganismi e dall’altro il malcostume diffuso stanno portando alla morte del territorio, violentato di continuo dal minimo comun denominatore che genera queste anomalie, l’uomo.
Davide Lazzini
11 agosto 2014