Una Pdl nata per colmare un vuoto o meglio, un silenzio: quello sulle condizioni di lavoro in cui si ritrova una buona fetta di italiani, soprattutto quelli appartenenti alle nuove generazioni. Nel limbo della precarietà e dello sfruttamento nel lavoro troviamo infatti l’Italia, tra i paesi dove le ore lavorative superano di gran lunga quelle della sfera privata: 49 ore a settimana contro le 36/40 ore di altri paesi d’Europa, con una persona su dieci impegnata in media un giorno in più a settimana rispetto agli altri. All’estero però, la maggior parte dei paesi hanno una “cosa in più”: il cosiddetto Diritto alla Disconnessione, per tutti i lavoratori, riconosciuto da leggi ad hoc.
È da questa esigenza, dal voler “importare” questo diritto come veramente riconosciuto anche nel Belpaese che la realtà giovanile “L’asSociata” ha proposto un disegno di legge in merito.
Come è nata la proposta di legge: da “lavoro poi stacco” alla Camera
La proposta nasce “dal basso”, online, quando da febbraio 2024 l’associazione raccoglie adesioni tramite la piattaforma “Lavoro poi stacco”. Successivamente vengono organizzati oltre 30 incontri sul tema con associazioni, sindacati e circoli del Partito democratico, che ha fatto propria la Pdl, depositandola alla Camera. Nella prima fase, i contributi esterni hanno arricchito la proposta finale, definendo il diritto alla disconnessione dal lavoro come “un’esigenza che unisce tutte le generazioni e tutte le tipologie di lavoratori, ormai accomunate da una diffusa condizione sostanziale di precarietà esistenziale e lavorativa”.
«”Lavoro e poi stacco” intende promuovere una nuova cultura del lavoro che rispetti il tempo dentro e al di fuori dell’ufficio, tutelando i lavoratori e aumentando la produttività delle imprese, migliorando così la vita delle persone. Serve una nuova scommessa sulla qualità del lavoro. Dopo la pandemia questa domanda si è fatta ancora più stringente. E questa risposta la deve dare la politica»
(Arturo Scotto – primo firmatario della proposta alla Camera)
Le motivazioni: la smaterializzazione dei luoghi
Con l’introduzione delle nuove tecnologie e soprattutto a seguito della pandemia di Covid-19, l’organizzazione del lavoro ha subito trasformazioni radicali, primo fra tutti l’introduzione dello smart working, ovvero del lavoro da casa grazie alla connessione ad internet. Ma “stare al passo con i tempi” e dunque con i nuovi concetti e spazi del lavoro significa anche prestare maggiore attenzione al tema dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori: infatti, se da un lato ciò ha comportato una migliore gestione del tempo del lavoro e una sostanziale riduzione degli spostamenti (meno ore nel traffico o sui mezzi per intenderci) dall’altro lato si assiste ad una “smaterializzazione” tra i luoghi della vita lavorativa e quelli della vita privata, tanto da sovrapporre sempre più frequentemente i due ambiti.
Tali processi hanno dunque reso evidente la necessità di trovare un giusto equilibrio tra le nuove opportunità̀ offerte dall’innovazione tecnologica e il rispetto della sfera privata del lavoratore, in riferimento al controllo del proprio tempo libero, prevenendo così i rischi di stress e disturbi legati al lavoro, quali il tecnostress, ovvero lo stress derivato da un utilizzo lavorativo incorretto delle nuove tecnologie, che porta a sovraccaricare i flussi di informazione generando ansia, insonnia e mal di testa, o la sindrome da burnout, ovvero un grave logorio psichico ed emotivo derivato dallo stress lavorativo che può̀ sfociare in disturbi dissociativi, aggressività̀ e svariate problematiche fisiche, nonché́ l’abbassamento della produttività̀.
Un diritto alla disconnessione per tutti i lavoratori: quali differenze con la legge attuale
In Italia, il diritto per i lavoratori a disconnettersi da strumenti e piattaforme sarebbe già previsto dalla Legge sul lavoro agile del 22 maggio 2017. Principio rafforzato ulteriormente nella legge del 6 maggio 2021 nel quale:
«è riconosciuto al lavoratore che svolge l’attività̀ in modalità̀ agile il diritto alla disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche e dalle piattaforme informatiche, nel rispetto degli eventuali accordi sottoscritti dalle parti e fatti salvi eventuali periodi di reperibilità̀ concordati. L’esercizio del diritto alla disconnessione, necessario per tutelare i tempi di riposo e la salute del lavoratore, non può̀ avere ripercussioni sul rapporto di lavoro o sui trattamenti retributivi».
La differenza con la proposta attuale sta nel fatto che quella del 2021 non contempla un diritto alla disconnessione direttamente invocabile dal lavoratore. Da un lato rinviano la regolamentazione ad accordi tra parti diseguali e solo con riferimento alla sola modalità agile, dall’altro lasciano escluse tutte le altre categorie di lavoratori che comunque svolgono la propria attività avvalendosi delle nuove tecnologie. In “Lavoro e poi stacco” invece si mira a far rispettare la necessaria distinzione tra spazi di vita privata e attività lavorativa per tutti i lavoratori (dipendenti).
Il diritto alla disconnessione diventa quindi un diritto esigibile da tutti i lavoratori, non solo per coloro che svolgono l’attività in modalità agile e solo per le giornate in cui usufruiscono di tale modalità. La proposta inoltre riconosce il diritto del lavoratore a non svolgere attività lavorativa al di fuori dell’orario di lavoro, salvo limitate e regolamentate eccezioni, senza che questo determini conseguenze disciplinari. Al lavoratore è inoltre riconosciuto il diritto all’informazione in materia di disconnessione, già al momento dell’instaurazione del rapporto di lavoro. Infine sono previste sanzioni per i datori di lavoro che violano tale diritto: dai 500 a 3.000 euro per ciascun lavoratore interessato. La violazione degli obblighi di informazione comporterebbe invece l’applicazione delle sanzioni già previste dalla legge vigente.
E in Europa?
Sebbene alcuni paesi europei si siano già mossi sul tema a livello europeo ancora manca una disciplina omogenea, nonostante la risoluzione del Parlamento europeo del 21 gennaio 2021 sancisce nelle sue premesse che “il diritto alla disconnessione è un diritto fondamentale che costituisce una parte inseparabile dei nuovi modelli di lavoro della nuova era digitale”.
E in Italia…
È proprio il caso di dirlo: c’era bisogno di un gruppo di giovani per portare all’attenzione, sia mediatica che della politica, un tema così delicato ed importante per l’intero mondo del lavoro. Come spiegato dal Presidente de L’asSociata, Luca Onori, su Repubblica:
«”Lavoro poi stacco” parla di futuro, con la voce di un’intera generazione. Parla della salute mentale ostaggio di una cultura sbagliata del lavoro persistente, soggetta al precariato e a una competizione incessante. Perché lavorare troppo non significa lavorare meglio e le nuove tecnologie non possono diventare da supporto a strumenti di abuso. Chiediamo di staccare nettamente il lavoro dalla vita»