Il ritorno di Greta Thunberg, la ragazzina che qualche anno fa ha lanciato la serie di scioperi “Fridays for future”, dando vita ad un movimento mondiale. È lei a riapparire davanti all’edificio del Parlamento europeo mentre martedì si discuteva della proposta di legge che renderebbe la protezione della natura e il rispristino degli habitat un obbligo da rispettare entro il 2030, per almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell’Unione europea. Un primo passo per ripristinare il 100% delle aree entro il 2050. Non è mancato il discorso dell’attivista:
«dobbiamo scegliere la natura e scegliere le persone invece del profitto e dell’avidità. Li esortiamo a non bocciare questa legge ma a votare attraverso la legge più forte possibile. La posta in gioco se non proteggiamo la natura, se non appoggiamo le persone, è che innumerevoli persone perderanno la vita e i mezzi di sussistenza. È in gioco la vita del mondo»
Parole appoggiate in pieno da molte associazioni ambientaliste e dai Socialisti, i Verdi e la Sinistra che da tempo si battono per l’approvazione del testo. Contrari alla proposta invece, i popolari capitanati dal tedesco Manfred Weber, che da mesi ormai prova a boicottare l’iniziativa, convincendo quanti più eurodeputati liberali possibili per ottenere la maggioranza dei voti contrari.
Ma in piazza sono scese anche le associazioni europee e le cooperative contrarie alla Legge. Secondo questi ultimi, se non si interviene con una modifica di queste norme, a soffrirne sarà soprattutto il settore agricolo e le imprese, provocando danni permanenti alla filiera alimentare e aumentando i prezzi dei beni di prima necessità. Tra le principali richieste la presentazione in Commissione europea di una nuova proposta sul ripristino della natura che rispecchi maggiormente “la realtà dei fatti”. Per Asger Christensen, agricoltore danese ed europarlamentare di Renew Europe:
«la proposta della Commissione è totalmente folle perché ci riporterà al 1952. Non sono stati fatti studi di impatto, né economici né ambientali. È un progetto che viene lanciato proprio così, solo per dogmatismo e da politici che sono lontani dalla realtà»
Ma sta di fatto che alla fine, nella giornata di mercoledì, la vittoria è andata agli ambientalisti, seppur per pochi voti di distacco: 336 voti a favore, 300 contrari e 13 astensioni mentre una mozione per respingere in toto la proposta della Commissione non è stata approvata, con 312 a favore, 324 contrari e 12 astensioni. La legge è stata anche un test per l’alleanza delle destre, tra i popolari, il gruppo più numeroso al Parlamento e i gruppi più estremisti di destra, ma che ha visto 21 membri del Ppe staccarsi dal gruppo e votare a favore della proposta. Tra questi figurano slovacchi, olandesi, lettoni, francesi, cechi, austriaci, maltesi, croati, polacchi e irlandesi, tra cui Francis Fitzgerald:
«non posso in buona fede votare contro questa legge. Dobbiamo proteggere la biodiversità. Dobbiamo proteggere i nostri cittadini, le nostre imprese, soprattutto, le generazioni future»
Dunque, una maggioranza con i conservatori e l’estrema destra è alquanto difficile, almeno al momento con i numeri attuali. Per qualsiasi alleanza alternativa a quella con i socialisti serve comunque il gruppo di Renew Europe: solo 19 liberali hanno votato contro rispetto ai 68 che invece si sono schierati con le sinistre.
I contenuti della legge: niente obblighi per la creazione di nuove aree protette
Con la proposta si perseguono gli obiettivi internazionali stabiliti nel quadro globale sulla biodiversità delle Nazioni Unite di Kunming-Montreal. Il ripristino degli ecosistemi è quindi fondamentale per combattere il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità, riducendo anche i rischi per la sicurezza alimentare. Inoltre viene sottolineato che la nuova proposta non impone la creazione di nuove aree protette nell’Ue né blocca la costruzione di nuove infrastrutture per l’energia rinnovabile. Sono previste anche azioni per migliorare la salute e la diffusione degli insetti impollinatori, come le api, fondamentali per proteggere il settore agricolo oltre all’inserimento di nuovi obiettivi per estendere la rimozione delle barriere fluviali inutili in tutta l’Unione “per contrastare il pericolo di alluvioni e dissesti idrogeologici”. Infine, il Parlamento intende introdurre la possibilità di rinviare gli obiettivi di ripristino in caso di conseguenze socioeconomiche eccezionali: entro 12 mesi dall’entrata in vigore del regolamento, la Commissione dovrà valutare l’eventuale divario tra le esigenze finanziarie del ripristino e i finanziamenti UE disponibili, studiando soluzioni per colmare tale divario. La legge si inserisce nel percorso avviato l’11 dicembre 2019 con il Green deal, presentato dalla Presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen (Ppe) e dal suo vice, Frans Timmermans (Pse) mentre il 26 giugno scorso, lo stesso Partito popolare della Presidente, aveva già chiesto una revisione sul regolamento sul ripristino della natura, presentato il 22 giugno, seguendo questa volta la linea del capogruppo Weber.
«la legge sul ripristino della natura è un elemento essenziale del Green Deal europeo e segue le raccomandazioni e i pareri scientifici che sottolineano la necessità di ripristinare gli ecosistemi europei. Gli agricoltori e i pescatori ne beneficeranno e verrà garantita una terra abitabile per le generazioni future»
(César Luena (S&D,ES) – relatore della legge sul ripristino della natura)
Attualmente, oltre l’80% degli habitat europei è in cattive condizioni e stando alle disposizioni della nuova legge “ogni euro investito si tradurrebbe in almeno 8 euro di benefici”. Con l’approvazione di mercoledì, ora il Parlamento è pronto ad avviare i negoziati con il Consiglio Ue sul testo definitivo della legge.