Dopo tanti annunci da parte del Ministro Carlo Nordio, la prima tranche di misure in materia di giustizia è stata approvata in Consiglio dei ministri. A seguire ce ne saranno altre due: una a fine anno e l’altra, riguardante il Consiglio superiore della magistratura e la separazione delle carriere, a data da destinarsi. Un ddl da otto articoli, quello giunto ieri in Csm, che apporterà grandi cambiamenti al sistema giudiziario italiano. Un “passo importante verso un processo davvero giusto” per il forzista Francesco Paolo Sisto e il fatto che ciò avvenga il giorno dopo i funerali di Silvio Berlusconi, per Nordio:
«è una coincidenza che se da un lato può costruire un tributo per la sua battaglia combattuta a lungo per una giustizia più giusta ha il rammarico di impedirgli di assistere al primo passo verso una riforma radicale della giustizia in senso garantista che lui auspicava»
Un testo che però sembra già dividere l’opposizione: Azione e Italia Viva sembrano apprezzare la riforma. Il leader di Azione, Carlo Calenda, conferma che il suo gruppo voterà a favore “perché è esattamente quello che abbiamo proposto noi”. E infatti, se si guarda tra le proposte di legge presentate alla Camera, ce ne è una sull’abuso d’ufficio a prima firma Enrico Costa. Un netto no invece da Pd, Avs, e 5s, mentre fuori dal Parlamento, le forti restrizioni alla libertà di stampa preoccupano la Federazione Nazionale Stampa: “si rischia di tornare a far scivolare l’Italia nella classifiche dei paesi liberi, in cui il giornalismo deve essere il cane da guardia della democrazia”.
Le principali novità: dalla stretta sulle intercettazioni alla cancellazione dell’abuso d’ufficio
Tra i temi più delicati quello delle intercettazioni, più volte al centro delle maggiori inchieste giornalistiche degli scorsi anni. Con la riforma, le conversazioni con soggetti estranei alle indagini dovranno essere stralciate dal giudice solo nel caso in cui non siano considerate rilevanti per i procedimenti, in modo da tutelarne la riservatezza. Ad oggi la norma vieta la pubblicazione del contenuto delle intercettazioni fino al deposito. Con le nuove misure, anche dopo il deposito degli atti, la pubblicazione delle conversazioni è possibile solo se sono citate dal giudice in una motivazione o utilizzate nel dibattimento. Il provvedimento esige anche più rigore per i giudici che dovranno stralciare dai loro provvedimenti riferimenti a persone terze estranee alle indagini e anche nella richiesta del pm e nell’ordinanza del giudice di misura cautelare, non dovranno essere indicati i dati personali dei soggetti delle diverse parti.
Ma la novità principale è l’abolizione del reato d’abuso d’ufficio. A detta del Guardasigilli le modifiche introdotte negli anni 1990, 1997, 2012 e 2020 non sono state sufficienti dato che la maggior parte delle volte che il reato veniva contestato, il processo si concludeva con una sentenza di assoluzione oltre alla paura diffusa nella Pubblica Amministrazione di finire sotto inchiesta e che ha portato molti dirigenti al preferire la non firma di progetti, appalti ecc. optando per la “burocrazia del non fare” rispetto a futuri problemi con la giustizia. Ma rimane comunque un ordinamento per il contrasto ai reati contro la PA: dall’omissione di atti di ufficio alla corruzione. Solo nel 2021, le iscrizioni nel registro degli indagati per il reato di abuso d’ufficio erano 4745 e nel 2022 sono scese a 3938. Di questi procedimenti 4121 sono stati archiviati nel 2021 con solo 18 condanne mentre nel 2022 le archiviazioni sono state 3536.
Carcere e nuove assunzioni nella magistratura
La riforma introduce importanti cambiamenti anche nel codice di procedura penale sulle misure cautelari che passa di competenza ad un organo collegiale formato da tre giudici, e non più uno solo. Dato l’impatto che questo potrebbe avere sul personale giudiziario, i provvedimenti sul carcere entreranno in vigore tra due anni e si prevede l’assunzione di 250 nuovi magistrati destinati alle funzioni giudicanti di primo grado. Per quanto riguarda la questione dell’organico, vengono ristretti i tempi per i concorsi d’accesso alla magistratura: entro 8 mesi (oggi 9) dall’ultima prova scritta dovrà essere definita la graduatoria ed entro 10 (attualmente sono 12) i vincitori di concorso dovranno cominciare il tirocinio negli uffici giudiziari. Sempre per quanto riguarda il carcere, il giudice potrà procedere all’interrogatorio dell’indagato, una volta depositati gli atti, prima di decidere se disporre una misura come il carcere. Ma la norma non si applica in caso di pericolo di fuga, inquinamento delle prove o rischio di reiterazione di gravi delitti.
I processi di mafia a rischio nullità
Infine, la bozza del ddl evita il rischio che siano dichiarate nulle le sentenze pronunciate in procedimenti per gravissimi reati di criminalità organizzata e terrorismo alle quali hanno concorso giudici popolari con più di 65 anni. Viene comunque fissata a 65 l’età massima per i giudici popolari ma tale requisito è da “intendersi rilevante solo con riferimento al momento nel quale il giudice popolare viene chiamato a prestare servizio”.