Silvio Berlusconi si è spento il 12 giugno intorno alle 9:30. Prima c’era stata la notizia dei figli convocati d’urgenza all’Ospedale San Raffaele di Milano, dove da qualche giorno il Cavaliere aveva fatto ritorno per un ricovero e infine l’ufficializzazione della sua morte. Un articolo del Corriere, poi a catena le agenzie e i giornali da tutto il mondo: le agenzie russe Tass e Ria Novosti, The Times, Financial Times, Le Monde, El Mundo ed El Pais fino alla BBC che lancia la notizia con il titolo “E’ finita un’era”.
Ed effettivamente è così. L’imprenditore, il politico, l’ex Premier 86enne aveva cominciato un’era che non riguardava solo la politica ma anche (e soprattutto) la televisione per poi proseguire con il cinema, il calcio, l’editoria e quello che era stato il suo punto d’origine, il mercato edilizio e immobiliare. Insomma, il nome “Berlusconi” è onnipresente in una parte fondamentale della storia del nostro Paese che va dagli anni 80 e si chiude oggi, con la sua morte.
Alle origini: la conquista dell’Italia prima della politica
Negli anni 80 si registrano i cambiamenti più radicali della società: le persone vogliono dimenticare le tragedie degli anni di piombo del decennio precedente, negli Stati Uniti c’è Reagan e vengono introdotte nuove tecnologie che fanno riferimento soprattutto all’intrattenimento. Nella “Milano da bere” l’imprenditore Silvio Berlusconi, capisce l’importanza del mezzo televisivo come veicolo “per intrattenere e persuadere”. L’obiettivo è “l’italiano medio” che vuole divertirsi e che all’epoca faceva riferimento alla “superficialità” di quei canali locali televisivi che avevano cominciato a fiorire specialmente in Nord Italia. È così che nel 1978 la sua società, la Fininvest, diventa azionista di maggioranza dell’emittente locale Telemilano e con un escamotage che aggirava la legge vigente, riesce a trasmettere gli stessi programmi in contemporanea su decine di reti locali con le quali aveva stretto degli accordi: non partiva tutto da un unico posto centrale con la trasmissione in diretta, come accadeva per la Rai, ma i programmi venivano registrati e passati da una rete all’altra tramite cassette. E’ così che nel 1980 nasce Canale 5, il primo network nazionale privato, il primo grande concorrente al monopolio della Rai. Berlusconi comincia prima a “rubare” i più grandi volti nazionali di Mamma Rai (da Mike Bongiorno a Raimondo Vianello e Sandra Mondaini) fino ad acquistare i diritti di note serie tv americane come “Dallas”, che di lì a poco diventa un successo. Tra il 1982 e il 1984, Mediaset si dota di altri due canali, Italia 1 e Rete 4, gli ascolti aumentano e con il “decreto Berlusconi” presentato personalmente dall’allora Presidente del Consiglio, Bettino Craxi, Mediaset riesce a continuare a trasmettere nonostante le forti critiche provenienti dalle associazioni e dai vertici Rai. Un decreto considerato incostituzionale: quindi a dicembre del 1984 arriva il Berlusconi Bis che ottiene la fiducia alla Camera ma ha una validità di soli sei mesi. L’anno dopo con il Berlusconi Ter Mediaset può trasmettere definitivamente per un periodo illimitato. L’impero televisivo del Cavaliere viene messo al pari della Rai dando il via al cosiddetto duopolio.
La discesa in campo con Forza Italia
È il 1992 quando nel capoluogo lombardo cominciano ad apparire una serie di manifesti con un neonato e una frase “Fozza Itaia”. È “una prova tecnica” come viene definito sulle pagine del Corriere di quell’anno, per quello che nel 1994 diventa ufficialmente il partito politico di centro-destra di Berlusconi: Forza Italia. Come aveva cambiato le regole della televisione, ora che l’amico Craxi è uscito dal sistema politico italiano, Berlusconi decide di scendere in campo e prendere in mano le redini di tutta l’Italia e non solo del mondo imprenditoriale, diventando per ben quattro volte Premier a guida di una coalizione di centro-destra, dal 1994 al 1995, due incarichi consecutivi dal 2001 al 2006 e infine dal 2008 al 2011. Con 3339 giorni complessivi è il politico che è rimasto in carica più a lungo nel ruolo di Premier. Successivamente, nel 2013 viene eletto per la prima volta senatore per poi decadere in seguito ad una condanna per frode fiscale, mentre dal 2019 al 2022 è europarlamentare, fino al ritorno in Senato a seguito delle politiche del 25 settembre 2022, dove Forza Italia entra nella maggioranza del Governo Meloni.
Oggi: l’inizio di una nuova era
Berlusconi lascia un impero con un fatturato di più di 5 miliardi di dollari e circa 20mila dipendenti totali. Il Gruppo Fininvest è oggi una delle maggiori realtà imprenditoriali in Italia e nel mondo. Controllato con un sistema di 7 holding di cui in 3 troviamo i figli con una quota ciascuno. Nel portafoglio del Cav, figurano partecipazioni oltre che in Mediaset anche nella Mondadori, in Banca Mediolanum e in altri investimenti come il Teatro Manzoni e la Società Sportiva Monza 1912 (dopo aver ceduto il Milan ad una cordata cinese nel 2017). Ma oltre al mondo dell’impresa la grande incognita rimane quella della politica: Forza Italia ad oggi si presenta come il partito di maggioranza, con circa il 6,4% dei consensi e come polo moderato del centro-destra ma non più come il “polo centrale” del Governo, ad oggi nelle mani di Fratelli d’Italia. Con la morte del Cav, le varie anime interne al partito che ambiscono a prenderne il controllo e quelle esterne che ambiscono invece a prenderne il bacino elettorale, prima di chiedersi quale sarà il futuro di Forza Italia bisogna chiedersi quale sarà il futuro della politica italiana.