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Quando il diritto allo studio viene bloccato dal caro affitti

Nel nostro paese avere una casa di proprietà è sempre più un miraggio, soprattutto per i giovani, che infatti vanno via dall’abitazione dove sono cresciuti sempre più tardi. Questa situazione diventa ancora più preoccupante quando un giovane studente è costretto a cercare una casa o una stanza in affitto perché la sua residenza è troppo lontana dall’università dove studia. Molti di questi si ritrovano così a fare fatica ad arrivare a fine mese e a dover dividersi tra gli studi e un lavoro part-time che gli possa consentire di avere abbastanza denaro per le varie spese. E in città come Roma e Milano, sedi delle principali università italiane, una stanza può arrivare a costare tra i 500 e i 600 euro al mese. Una situazione in costante peggioramento. È così che qualche giorno fa una studentessa del Politecnico di Milano, Ilaria Lamera, ha deciso di cominciare una protesta contro questo fenomeno dormendo in una tenda davanti l’Ateneo. Un gesto che non è passato inosservato suscitando l’interesse dei media e quello di altri studenti, come quelli della Sapienza che a distanza di qualche giorno, si sono accampati davanti al rettorato per gettare luce “sul problema della questione abitativa a Roma”. (Studenti in tenda: la manifestazione arriva a Roma – 2duerighe). Solo nella Capitale, cercare casa è diventata un’impresa: le stanze costano in media 500 euro e gli studenti fuorisede sono circa 40mila, un terzo di tutta la popolazione dell’Ateneo.

La situazione nelle grandi città  

Il fenomeno degli affitti alle stelle è una problematica che si registra più o meno in tutte le città italiane: studenti e giovani coppie fanno fatica a stare dietro all’impennata dei prezzi delle case. Ma gli spazi non mancano: sono sempre di più gli appartamenti sfitti e vuoti. L’aumento dei prezzi sarebbe dovuto ad un aumento dell’attrattività del contesto urbano, intorno al 4%, che però non è bilanciato dalla crescita delle buste paga. Tra le città più care Milano, Bologna e Roma. Nel capoluogo lombardo, sono circa 20mila gli appartamenti sfitti o vuoti ma i canoni sono cresciuti di circa l’11% e la media d’affitto per una stanza singola è di circa 600 euro al mese. Peggiore la situazione della Capitale con circa 162mila appartamenti sfitti. Se rimessi nel mercato aiuterebbero anche le circa 3 mila persone senza casa ma la media d’affitto scende rispetto a Milano, attestandosi a 452 euro. A Bologna invece i costi mensili sono aumentati del 60% con costi delle spese di circa un terzo dello stipendio medio di un abitante, situazione peggiorata con l’aumento degli alloggi in affitto su Airbnb che hanno fatto lievitare i prezzi. La Rossa si attesta infatti al secondo posto tra gli affitti più alti d’Italia, dopo Milano, con una media d’affitto di 467 euro, superando Roma. Non molto differente infine, la situazione a Napoli dove gli investimenti del centro storico si sono concentrati soprattutto sull’avvio di attività legate a residenze turistiche e BeB, facendo lievitare i prezzi degli immobili con una media d’affitto di circa 380 euro.

La protesta delle tende e le risposte delle istituzioni

Dopo Milano è stata la volta di Roma: gli studenti, insieme ai rappresentanti dei vari sindacati studenteschi, hanno deciso di accamparsi sotto la famosissima Minerva, davanti il Rettorato dell’Università di Roma, La Sapienza:

«gli strumenti che la Regione mette a disposizione tramite il contributo per gli alloggi e le borse di studio rimangono delle soluzioni temporanee ed esigue e i soldi investiti per le residenze studentesche sono ancora troppo pochi. La situazione ormai è diventata insostenibile»

Queste le dichiarazioni degli studenti che hanno preso parte alla protesta. Tra le richieste maggiori investimenti per appianare i prezzi degli alloggi rendendo gli spazi universitari “a misura degli studenti”. Dopo la prima notte passata in tenda la Rettrice, Antonella Polimeni, si è recata sul luogo per un confronto con gli studenti che inoltre hanno richiesto un tavolo con gli Atenei e la Regione per affrontare l’emergenza abitativa e cercare soluzioni efficaci.

La Rettrice Polimeni: un tavolo tecnico tra studenti e istituzioni

Tra i Rettori a prendere la parola sull’argomento, la Rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni, si è detta a conoscenza delle criticità che la crisi abitativa porta sul diritto allo studio, tanto da aver avviato, già da tempo, attività concrete sul fenomeno del caro affitti:

«è stato istituito un fondo per finanziare contributi alloggio, sono in corso progetti di edilizia universitaria che metteranno a disposizione sul territorio romano, e in parte a Latina, oltre 400 posti alloggi già nei prossimi mesi. Queste misure si aggiungono a quanto l’Ateneo fa già in collaborazione con Lazio DiSCo, l’ente regionale per il diritto allo studio, per supportare gli studenti nella ricerca di alloggi attraverso convenzioni con strutture e agenzie affitto che vadano a garantire servizi di qualità, a costi calmierati. È questo l’auspicio anche per le nuove residenze universitarie che si realizzeranno con i fondi Pnrr e che dovrebbero portare i posti letto da 40.000 a 105.000 sul territorio nazionale.»

A dare invece la disponibilità per un tavolo di confronto tra istituzioni e studenti, previsto per il 18 maggio, oltre alla Rettrice Polimeni, i Rettori delle Università del Lazio, l’Assessore al Lavoro, Università, Scuola, Formazione, Ricerca e Merito della Regione Lazio, Giuseppe Schiboni e i rappresentanti di DiSCo Lazio. A dichiarare la volontà di voler partecipare al tavolo con la Regione Lazio e gli atenei anche il Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri.

Il manifesto dell’Unione degli Universitari

Intanto l’Unione degli Universitari ha elaborato un manifesto composto da 10 proposte per affrontare la crisi abitativa. In particolare si richiede di agire sulla leva fiscale e contrastare gli affitti in nero, rendendo più appetibile il canone concordato e bloccando i rincari, come succede in Francia, Spagna e Germania. Si chiede inoltre di individuare un limite più stringente per l’adeguamento annuale del canone, visto che la sua crescita del 10% in base all’inflazione annua è insostenibile per i giovani. Inaccettabile per l’UdU anche l’applicazione della cedolare secca al 21% per i canoni liberi, ovvero l’applicazione di una tassazione agevolata anche per chi mette sul mercato affitti con prezzi insostenibili.

Le risposte dal Governo: lo scontro Valditara-Bernini

Nel bel mezzo delle proteste è scoppiato anche il “caso politico” con il ministro dell’Istruzione Valditara che a Sky ha puntato il dito contro i sindaci di centrosinistra: “credo che il problema del caroaffitti è grave ma tocca le città governate dal centrosinistra”. Atteggiamenti opposti quelli dal Ministero dell’Università che stando a fonti interne, la ricerca di una contrapposizione con le amministrazioni locali sarebbe controproducente al raggiungimento di una soluzione efficace e il più possibile condivisa, nella soluzione di un problema rilevante come il caro affitti per gli studenti. E il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini sarebbe “decisa a intraprendere la strada del dialogo e del coinvolgimento di tutti, senza alimentare inutili polemiche”. La stessa, ha affermato:

«servono più risorse, con il governo abbiamo già messo in legge di bilancio 400 milioni in più extra Pnrr ma è solo un primo passo.Il Pnrr prevede di realizzare 60 mila posti aggiuntivi. Il Ministero ha già raggiunto il primo target assegnando agli studenti 7500 posti letto. Nelle prossime ore partirà una manifestazione d’interesse per capire gli immobili pubblici su cui possiamo contare per creare gli altri 52.500 posti previsti. Abbiamo chiesto al Demanio, alle Regioni e ai Comuni di mettere a disposizione degli studentati gli immobili dismessi.»

Il Cdm al momento ha sbloccato 660 milioni di euro previsti dal 2022 per gli alloggi destinati agli universitari. Il via libera all’emendamento al dl Pa arriverebbe dopo un’interlocuzione con la Commissione europea che ha consentito di escludere la natura di aiuti di stato di questi interventi. Intanto, le proteste non sembrano fermarsi: dopo Milano e Roma è la volta delle tende a Pavia, Perugia, Padova, Bologna, Torino, Firenze e Cagliari. Sit-in anche davanti al Ministero dell’istruzione e un flash mob previsto anche a Bari.

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