2duerighe

Ricostruire e perché “Fiducia” nel XXI secolo

Parole per ri-costruire la realtà

La pandemia ha stimolato, tra l’altro, la riflessione sulle parole. È come se i pensatori, gli studiosi, gli operatori culturali tutti del nostro tempo abbiano avuto bisogno di tornare alle parole, alla loro etimologia, al loro significato nascosto in altri casi, per spiegare (di nuovo) il mondo e forse, da qui in poi, per riprogettarlo. Ed è stato ed è, quindi, un proliferare di parole-chiave, a partire dalla molte volte sviscerata e poi forse abusata resilienza, passando per generativo vs estrattivo e così via.

Non è un caso. Quando le parole della narrazione mainstream non sono più sufficienti a definire quello che stiamo vivendo si realizza uno scarto, e abbiamo bisogno quindi di crearne delle nuove o restituire senso e significato a quelle esistenti. “La definizione dei concetti, i nomi attribuiti alle cose sono importanti: essi danno forma ad un pensiero. È il punto di osservazione che crea il fenomeno: ad esempio, è l’idea di futuro, è la progettualità che orienta delle pratiche sociali che si considerano innovative, ed è l’idea stessa di innovazione, condivisa scientificamente, a orientare il modo con cui le scienze sociali descrivono e interpretano il potenziale trasformativo di queste pratiche”[i]. Per Felicia Pelagalli[ii], curatrice del libro collettivo “Fiducia nel XXI secolo”, uscito per Luca Sossella Editore e dedicato a Jorge Canestri[iii], la parola-grimaldello, oggi, è “Fiducia”: “Mi occupo di fiducia dal 2014, partendo dalla constatazione che si stava incrinando soprattutto quella nei confronti delle Istituzioni. La crisi più grande che stiamo vivendo è proprio una crisi di fiducia, basti guardare al tasso di natalità e alla crescita del numero dei ragazzi chiusi in casa senza studiare e senza lavorare”. La parola Fiducia viene così declinata nei 15 dialoghi che compongono il libro, separati graficamente tra loro da pagine colorate, e ciascuno degli interpellati distilla da essa altre parole, che caratterizzano il suo personale approccio alla Fiducia e al suo uso, parole come Umanità, Relazione, Fraternità, Libertà, Bellezza, Fragilità, Reciprocità, Uguaglianza, Partecipazione, Empatia, Cambiamento, Visione.

Fonte: Maria Novella De Luca

Cinque angolazioni

Impossibile approfondire qui una per una quelle parole, anche se sarebbe bello perché così legate al nostro presente e così pregne di suggestioni, ma ieri, in una conferenza stampa alla Camera dei Deputati, l’Autrice era con cinque dei contributors al volume e daremo conto quindi intanto del loro punto di vista sulla Fiducia e sulla sua importanza per il XXI secolo, come attivatrice di movimento. Per farlo, seguirò l’ordine del libro piuttosto che quello degli interventi.

Umanità e Relazione

Ripartire dalla solidarietà, quella espressa dalla nostra Costituzione, è la chiave per Luciano Floridi, filosofo e docente presso l’Università di Oxford.  Ma non nel senso di aiuto, assistenzialismo, nel senso piuttosto di mettere insieme i saperi, non solo quelli esperti e specializzati, ma anche la creatività collettiva, per immaginare prima e ricostruire poi un progetto comune. Torna alla radice latina della parola il professore – fides, che rimanda al “riconoscimento dell’affidabilità dell’altro”, e dunque indica qualcosa che si conquista sul campo, che richiede l’incontro e il contatto (alla fiducia non ci si può abbandonare come alla fede, che è invece un atto assoluto) – per parlare di una Fiducia che si prenda cura della relazione, alimentando tra gli uomini una reciproca promessa. I politici novecenteschi parlano di cittadini e cittadine, cioè oggetti. La politica del XXI secolo parla invece di “cittadinanza”, ossia di relazione. Il sogno comune non c’è più, ma la Fiducia, se praticata, appunto, porterebbe con sé fede, nel senso di legame, ma anche la capacità di fidarci insieme all’interno di una relazione. Il termine “relazione” è del resto un concetto del XXI secolo, che supera i singoli elementi, in una società che da materialistica va sempre di più verso una società dove è l’intangibile a fare la differenza, perché siamo passati “dal valore delle cose a quello delle relazioni, e il mondo è fatto di reti e di rapporti interconnessi”, il che ci porta a guardare il mondo da un punto di vista relazionale. E per migliorarlo ci vorrebbe un’alleanza capace di indirizzare le reti verso la direzione giusta. Citando uno dei suoi libri[iv] , Floridi la vede nel mettere insieme il verde, come nostro progetto umano, condiviso, che dovrebbe galvanizzare la nostra società verso l’attivazione di politiche per il cambiamento, e il blu, della tecnologia, dell’economia digitale e dell’informazione, che dovrebbe essere al servizio di questo progetto. Del resto, “le tecnologie digitali, in quanto strumenti, non vanno studiate con un approccio normativo: di per sé non sono né buone, né cattive, ma assumono il valore ad esse attribuito dal sistema cognitivo che ne fa uso. Per questi motivi, la tecnologia digitale non è un mezzo auto-referenziale: il suo uso è orientato dai valori e dalle cognizioni ad essa attribuita, uso che si rinnova continuamente nell’ambito applicativo e nel tipo di relazioni che essa consente, acquisendo un nuovo senso che deriva dalle tante interpretazioni soggettive che a questa vengono date”[v].

Fonte: Maria Novella De Luca

Fiducia per trovare e dare senso

È quella invocata daMons. Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita. La sua premessa è che “siamo entrati nel XXI secolo scarichi di sogni” e che “un filo rosso di autoreferenzialità ha infettato l’intero Pianeta”, portando “sovranismo, regionalismo e tutte le frammentazioni che si sono susseguite”. Dopo essere entrati in contatto attraverso l’esperienza della pandemia con la vulnerabilità dell’esistenza e con il dolore, con la sofferenza e la malattia e a volte la morte, solitaria e silenziosa, è doveroso reagire alla confusione e all’incertezza che ne sono derivati alimentando, proprio attraverso un atteggiamento positivo e fiducioso verso gli altri da noi,  una ricostruzione evolutiva e un progetto comune che spezzi quel filo rosso e porti a quella che ha definito come la “rivoluzione della fraternità”: riaprire il futuro partendo dai legami umani. Sul rapporto tra fiducia e speranza, per lui “non c’è fiducia se non c’è speranza e se non vengono praticate si producono mutismo e incomunicabilità” ed è in quest’ottica che definisce questo esperimento editoriale collettivo sulla Fiducia come un “piccolo vocabolario”, che può aiutare a contrastare quella sorta di analfabetismo di ritorno che ha favorito il crescere, nel XXI secolo, dell’egocentrismo e della solitudine. Fiducia (e Speranza) sono quindi parole che vanno conosciute e praticate per ritrovare una visione comune che si traduca in scelte – politiche, spirituali, economiche, sulle nuove tecnologie – capaci di favorire l’interconnessione dei popoli nell’unica casa comune che abbiamo, il nostro pianeta. In questo senso la Fiducia è legata alla capacità dell’intelligenza umana di guidare questa interconnessione tra gli uomini e con la natura.

Fiducia per costruire e libertà come generatività sociale

Parte da un’altra parola il Prof. Mauro Magatti, sociologo ed economista dell’Università Cattolica di Milano, “bisogno”, che nella sua etimologia richiama il significato di cura. Abbiamo, dice, un gran bisogno di prenderci cura, di ricostruire una base di fiducia per ricreare legami di solidarietà e fraternità. Ma senza sapere dove guardare, cosa dire, quali domande fare e farsi, è semplicemente impossibile costruire. Così la Fiducia è una possibile terza via che va ad opporsi sia all’arrendevole ottimismo sia al controproducente pessimismo. Si rifà ad alcune immagini: la parola latina fĭdēs [fĭdēs], fidis, significa “corda”, per estensione diremmo legame. Nel famoso quadro di Ambrogio Lorenzetti, L’Allegoria del Buon Governo, in basso si vedono i cittadini di Siena tenere con le mani la stessa corda, ad esprimere fiducia, senso di appartenenza. Oggi quel legame si è spezzato, soprattutto nei giovani. Ma la Fiducia non è solo una immagine statica. In una società moderna come la nostra, in continua e costante evoluzione, capace grazie alla tecnologia di cose meravigliose e inaudite, la Fiducia ha anche a che fare con quello che non c’è ancora, con il sogno, con ciò che consiste, ma ancora non esiste: per il sociologo, trovare un equilibrio tra la potenza dei nostri sistemi e l’investimento sulle persone.  La crisi della Fiducia è anche nella difficoltà oggi di condividere una promessa, una speranza per il futuro, per la quale muoversi insieme e immaginare insieme.

Fonte: Maria Novella De Luca

Fiducia nelle domande, partecipazione e più donne in politica

Il sogno collettivo da ritrovare per l’On. Alessandro Fusacchia, deputato di Facciamoeco, componente ecologista in Parlamento, è “quello di non tornare ad essere come eravamo…. scoprire di essere una comunità da condurre nel ben-essere, che non è solo sicurezza e salute fisica, ma anche fruizione del bello”. Per farlo, non prendere la prima risposta per buona, ma continuare a credere nelle domande, nella loro forza creativa, nelle possibilità di pensiero e di ricostruzione che mettono in atto. Fiducia gli pare a questo scopo una parola più pregnante di Speranza, perché richiede a noi e agli altri ingaggio, iniziativa e impegno per il cambiamento. Come politico, la scommessa è quella di una politica che si basi sull’indipendenza: disintermediare, destrutturare e ingaggiare le persone perché la complessità del mondo attuale non si risolve con soluzioni chiavi in mano calate dall’alto. La tecnologia e il suo uso inoltre ha oggi un ruolo fondamentale nella fiducia come rapporto tra cittadinanza e rappresentanza, così come l’allargamento della platea femminile in politica, per la quale ben vengano i progetti e le scuole per formare a questo scopo nuove generazioni di ragazze.

Fiducia in uno sviluppo sostenibile

Uno sviluppo sostenibile che non lasci nessuno indietro, tantomeno i più fragili, frutto di “una politica lenta, profonda e dolce”. Questo è invece il sogno, ma anche lo sforzo quotidiano per attuarlo, dell’On. Rossella Muroni, deputata anche lei di Facciamoeco, che confida in un impegno a cura dell’ambiente e del bene comune. I cittadini oggi sono scettici, mancano di fiducia soprattutto verso le Istituzioni, che devono riconquistarsela attraverso il confronto, la partecipazione, la trasparenza e l’empatia, quest’ultima come capacità di capire il punto di vista dell’altro, le condizioni dell’altro. Così come va coltivata la fiducia in quei talenti capaci di costruire la visione una società più giusta, senza il consumismo al centro, una società “circolare” che sappia restituire. E fiducia verso le nuove generazioni di giovani, non per risolvere i problemi di quelle che li hanno preceduti, ma per far loro domande nuove, nuove come lo sono loro.

Su tutto, Fiducia come energia vitale ed emozione. Per l’Autrice del libro, Felicia Pelagalli, che ne ha fatto anche la base e il motore della sua attività in Culture[vi], la Fiducia, che non può esistere al di fuori della Relazione – dare e ricevere fiducia e sentirsi responsabili della fiducia che riceviamo – è semplicemente fonte di ogni possibile esperienza di cambiamento e di ogni processo trasformativo. L’incapacità di pensare il futuro, che paralizza il nostro tempo, è a ben guardare incapacità di partire dalla fiducia e di sognare. La visione è in realtà spinta, desiderio, sogno, utopia. È emozione nella sua etimologia francese (émotion, derivato di émouvoir): mettere in movimento. Così la Fiducia riesce a intrecciare l’oggi con il domani.

Fonte: Maria Novella De Luca

Detto in un altro modo

È forse vero che nessuno potrebbe sopravvivere a questo mondo senza avere fiducia. Nessuno di noi possiede la quantità necessaria di informazioni o di competenze necessarie per poter fare le proprie scelte e avere la completa garanzia di portare a compimento con successo i propri progetti senza il concorso dell’azione altrui. Anche se non ce ne rendiamo conto pienamente, la fiducia negli altri, nella realtà attorno a noi, precede persino la nostra intenzionalità di averne o il ritenere che qualcuno ne sia degno. La rete di relazioni e di servizi che ci sono forniti e di cui abbiamo fatto esperienza fin dalla nostra infanzia (la prima fiducia è quella nei nostri genitori) è un insieme complesso a cui affidiamo il nostro vivere. Si potrebbe anche sottolineare come la fiducia rappresenti un ponte tra il presente e il futuro, nel momento in cui poniamo in essere scelte nell’oggi che ci auguriamo positive per il domani[vii].


[i] Elena Battaglini in “La negozialità territoriale dell’innovazione nell’era digitale. Generatività sociale come nuova prospettiva interpretativa?” – Annali della Fondazione Di Vittorio, Roma, Ediesse, pp. 199-259.

[ii] Felicia Pelagalli, Presidente dell’Associazione InnovaFiducia, docente di Etica e Interpretazione del dato complesso nel Master Big Data dell’Università Sapienza di Roma, imprenditrice, nel 2008 fonda “Culture” (culturesrl.eu), società di dati e comunicazione. Psicologa, esperta di innovazione e analisi del dato testuale, dalla fine degli anni ’90 indaga le trasformazioni umane e culturali che accompagnano la rivoluzione digitale.

[iii] Jorge Canestri, psichiatra e psicoanalista specializzato in epistemologia e linguistica. Ha svolto attività di didatta e supervisore per la Società Psicoanalitica Italiana e per la Società Psicanalitica Argentina. Recentemente scomparso

[iv] Il verde e il blu. Idee ingenue per migliorare la politica di Luciano Floridi. Ed. Raffaello Cortina (2020)

[v] Elena Battaglini in “La negozialità territoriale dell’innovazione nell’era digitale. Generatività sociale come nuova prospettiva interpretativa?” –  Annali della Fondazione Di Vittorio, Roma, Ediesse, pp. 199-259.

[vi] Culture Srl, società di Dati e Comunicazione.

[vii] Stefano Bittasi in «Aggiornamenti Sociali», AS 05 [2010] 391-394 Schedario/ Bibbia aperta, pag. 391 e seguenti.

Exit mobile version