L’ultima edizione del Gran Premio dell’Emilia Romagna si è appena conclusa con la vittoria di Max Verstappen. Il pilota olandese ha preceduto le due Mclaren di Norris e Piastri dopo una partenza fenomenale mentre le Ferrari di Hamilton e Leclerc hanno concluso al quarto e sesto posto intervallati dalla Williams di Albon dopo essere partiti rispettivamente in dodicesima e undicesima posizione. Max Verstappen mette quindi la firma finale nella storia del circuito di Imola Enzo e Dino Ferrari, il quale dal prossimo anno non ospiterà più il consueto appuntamento primaverile nel campionato di Formula 1. Nelle scorse settimane infatti Stefano Domenicali, amministratore delegato di Formula One Group, ha reso noto che il circuito emiliano è privo di un contratto valido per le prossime stagioni. Imola era già stata esclusa dopo il 2006 ed era tornata nel 2020 inizialmente per sopperire alle trasferte asiatiche annullate per colpa della pandemia. Il rinnovo non si è concretizzato a causa del fitto calendario che quest’anno ospita già ben ventiquattro appuntamenti, obbligando le squadre a trasferte in cui si disputano spesso anche tre gare di fila ogni settimana, specialmente in estate. Sicuramente anche dal punto di vista economico non si è ancora riusciti a raggiungere un accordo, molto probabilmente per il gettone particolarmente alto che molti paesi emergenti come Arabia Saudita e Azerbaigian fanno molta meno fatica a pagare rispetto ai tradizionali circuiti europei. Imola si inserisce così nella sorte di altri circuiti come Hockenheim, Nürburgring, Le Castellet e Portimao, i quali sono stati estromessi dal mondiale a fronte delle alte spese e della concorrenza dei paesi asiatici e statunitensi. In Belgio, ad esempio, lo storico ed emozionante circuito di Spa-Francorchamps ha ottenuto di rimanere in calendario in alternanza con altre piste un anno si e uno no. Questa soluzione è stata ventilata anche per Imola in alternanza con Monza ma subito esclusa a causa dell’immensa popolarità di cui il circuito lombardo gode nei confronti dei tifosi della Ferrari per motivi storici, oltre al fatto che Monza ha un contratto valido fino al 2031. L’alternanza sarebbe possibile con altre piste in scadenza di contratto ma si tratta anche qui di appuntamenti europei. Il tema non è tanto Imola in sé ma si tratta di un fenomeno più vasto, ovvero il graduale scomparire delle piste storiche europee a vantaggio dei paesi emergenti già menzionati.
Le gare in Asia sono spesso sostenute da un forte contributo politico e governativo, dove i finanziatori sono disposti a spendere milioni di euro pur di ottenere un posto al sole nella classe regina. Il rovescio della medaglia è però la scarsa affluenza di questi nuovi e moderni circuiti poiché la popolazione di classe media di queste nazioni spesso non può permettersi di pagare un biglietto di ingresso e la maggior parte dei tifosi partecipanti a questi appuntamenti finiscono per essere in maggioranza occidentali di classe medio-alta che possono permettersi di pagare un volo intercontinentale oltre al salato biglietto di ingresso. Ne consegue una graduale spersonalizzazione delle gare, tenute in paesi che hanno una scarsa tradizione motoristica e dove l’interesse per questo sport non è particolarmente marcato. Spesso di tratta anche di circuiti costruiti ex-novo con un forte impatto ambientale che in alcuni casi non è stato compensato da un grande utilizzo come in Turchia, Corea o India dove l’appuntamento si è tenuto per pochi anni a causa della scarsa affluenza dando luogo così ad immense cattedrali nel deserto rimaste inutilizzate, o meglio sottoutilizzate solo in categorie minori. Ultimamente c’è stato anche un fiorire di gare negli USA dopo l’acquisto di Formula One Group da parte degli americani di Liberty Media nel 2017. Attualmente gli USA detengono ben tre appuntamenti ad Austin, Miami e Las Vegas, evidentemente quindi il problema non è tenere più di una gara nello stesso paese ma esclusivamente la quota che gli enti gestori dei circuiti sono disposti a pagare pur di rimanere in calendario. In virtù degli immensi profitti e dell’altissimo share che la Formula 1 ha ottenuto negli ultimi anni sarebbe quindi opportuna una maggiore attenzione al patrimonio storico di questo sport, una eventuale minore ingordigia nel chiedere gettoni altissimi in modo che piste storiche come quelle che abbiamo elencato prima possano continuare ad operare. Le piste storiche sono il patrimonio di questo sport e il cuore pulsante delle tifoserie, le quali albergano per la maggior parte in Europa e Sudamerica. Spazzarle via come sta accadendo a Imola equivale quindi a gettare nello sciacquone il patrimonio umano del pubblico della Formula 1. Oltre a tutto ciò Imola ha perso l’edizione del 2023 a causa degli alluvioni in Emilia Romagna che avevano causato decine di vittime e migliaia di sfollati. Una edizione per la quale erano stati emessi e pagati biglietti e gettoni annuali per i quali era stato garantito il recupero nel 2026, recupero di cui ora non si parla più. Oltre al danno quindi la beffa e l’ipocrisia degli slogan come We Race as One.