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Anima e Core

Serena Brancale ci offre il titolo, ma Anema e Core è esattamente quello visto in campo nella notte di Champions in cui si sono affrontati, nell’ennesimo derby europeo, Real Madrid e Atletico Madrid. Una vera e propria battaglia capitanata da i due mister/condottieri. Da una parte il guerriero silenzioso, calmo, ma che di questa competizione è il re assoluto e che si gode l’ennesima storica vittoria. Carlo Ancelotti sa come gestire un gruppo fatto di campioni e sa come affrontare determinate sfide.

Il generale avversario, invece, è di tutt’altra pasta. Simeone, come al suo solito, si agita, corre, scalpita, urla ed è il primo, a fine partita, a difendere i propri guerrieri. Incredibile la dedizione del mister argentino verso il club, l’amore con cui batteva le mani ai suoi incitando le curve e le tribune ad onorare chi per 120 minuti ha lottato e combattuto senza tregua. Uno spettacolo commovente, anche perché l’Atletico Madrid ha ancora il grande obiettivo scudetto.

Il solito Real Madrid

Non c’è nulla da fare. Che ci sia di mezzo la fortuna, che sia per talento o per giocate di singoli campioni che popolano queste terre da anni, il Real Madrid, in qualche modo, il turno, in questa competizione lo passa sempre. Era successo con Benzema così come con Cristiano Ronaldo così come Sergio Ramos al 90′ proprio contro i Colchoneros. Il vantaggio conquistato nella partita d’andata grazie al 2 a 1 con due giocate sensazionali di Brahim Diaz e Rodrygo viene subito annullato, dopo 1 minuto di gioco, da Gallagher, centrocampista inglese dell’Atletico che si inserisce perfettamente e pareggia i conti.

La partita poi scorre tra scontri durissimi, ottime giocate individuali ma la trama principale rimane la grandissima attenzione difensiva dettata dalla paura di rompere un equilibrio sacro. Entrambe le squadre hanno concesso pochissimo, quasi senza nessun tipo di sbavatura. Al 70antesimo minuto però l’equilibrio rischia di essere spezzato da Mbappè con una rapidissima serpentina che lascia sul posto due difensori e dove l’ultimo sopravvissuto, il francese Langelet, vedendosi saltare di netto, non ha alternativa se non stendere il fenomeno francese.

Il rigore, però, inspiegabilmente lo tira VInicius che non è mai stato un grandissimo rigorista e in una partita così nervosa in cui è stato beccato dal fischio di inizio non poteva che sbagliarlo. Tiro altissimo sopra la traversa e delirio rosso bianco.

Calci di rigore

I 90 minuti regolamentari finisco e i supplementari scivolano senza grandi scossoni. La partita arriva ai calci di rigore. Una certezza per il Real Madrid, un incubo per l’Atletico. I condottieri arrembano i propri uomini. I portieri si isolano per studiare gli avversari. La sorte, inevitabilmente in Champions League, premia i Blancos che vincono e troveranno l’Arsenal ai quarti di finale. Fatali gli errori di Alvarez e Llorente.

La partita, nonostante non sia stata particolarmente rude, senza grandi risse o falli particolarmente violenti covava una rabbia e una rivalità esplosa al goal di Rudiger. La curva del Real, arroccata in cima al Metropolitano festeggia, sbeffeggia i cugini colchoneros e si gode la festa. In campo Vinicius stende la maglietta bianca e la indica, oltre a lucidarsi lo stemma della Coppa dalle grandi orecchie in faccia ai tifosi avversari.

L’Atletico perde ancora, ma la sua gente canta, piange e regala applausi, La vendetta, prima o poi arriverà. Non può piovere per sempre pensano tutti. Ancellotti, intanto, la pioggia non la sente, apre l’ombrello e, fiero, prosegue il suo cammino verso l’ennesima pagina di storia.

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