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Virginio Fasan: tra potenza tecnologica e coraggio italiano

La realtà sta confermando ciò che in molti sapevamo già. Fare i conti con Israele è tutt’altro che semplice e le imbarcazioni della Global Sumud Flottilla lo stanno sperimentando sulla propria pelle. Partite per sfidare il blocco, hanno subito attacchi e pressioni continue negli ultimi giorni e, dopo l’ennesima aggressione, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha deciso di intervenire, ordinando l’invio di una fregata italiana con compiti di assistenza e protezione.

La nave scelta da Guido Crosetto

Per l’intervento Crosetto non ha scelto un’unità qualunque, ma la fregata “Virgilio Fasan”, ovvero una delle fregate più moderne della Marina Militare, appartenente alla classe FREMM Bergamini. Entrata in servizio nel 2013, ha già affrontato scenari complessi e missioni ad alta tensione. Con i suoi 145 metri di lunghezza, un equipaggio di circa 170 marinai e una velocità che supera i 27 nodi, è considerata uno dei veri gioielli tecnologici della flotta italiana. Pensata come nave multiruolo, la Fasan può adattarsi a compiti molto diversi: difesa aerea, guerra antisommergibile, scorta ai convogli commerciali. La sua dotazione è poi tra le più avanzate. Missili Aster per abbattere minacce aeree, Teseo per colpire navi nemiche, siluri MU-90 per i sottomarini e i celebri cannoni OTO Melara da 76/62 mm, simbolo dell’industria bellica italiana.

Il nome e l’eredità morale

La nave porta il nome di Virginio Fasan, capo meccanico della Marina nato a Treviso nel 1914 e caduto il 9 settembre 1943 a bordo del cacciatorpediniere Ugolino Vivaldi. Quel giorno, subito dopo l’armistizio, la nave tentò di raggiungere la Sardegna per unirsi alle forze alleate, ma fu colpita a morte dall’aviazione tedesca. Fasan rimase al proprio posto fino all’ultimo istante, sacrificando la vita per il suo equipaggio. Per quell’atto di fedeltà estrema ricevette la Medaglia d’Oro al Valor Militare e oggi la fregata porta il suo nome.

La fregata Virgilio Fasan non è, allora, solo un concentrato di tecnologia e potenza, ma anche il custode di un’eredità morale che ricorda a ogni marinaio il significato del dovere e del coraggio.

L’“ammazzadroni” del Mar Rosso

Oggi la Fasan è accompagnata da un soprannome particolare. É conosciuta da tutti come “ l’ammazzadroni del mar rosso” . Il soprannome nasce da un episodio che ha segnato una svolta. Nell’aprile 2024, mentre scortava un mercantile nello stretto di Bab el-Mandeb, la fregata abbatté un drone ostile con il cannone da 76 mm equipaggiato con sistema Strales. Fu la prima volta che una nave italiana abbatté in combattimento reale un UAV. L’episodio ebbe grande eco internazionale e consacrò la nave come “cacciadroni” della Marina.

Oggi la Virginio Fasan torna in mare con un compito preciso: garantire sicurezza e sostegno agli italiani coinvolti nella Flotilla. Non è solo una delle navi più moderne della Marina, ma anche il simbolo di una tradizione di coraggio e dedizione che continua a vivere ogni volta che il suo nome solca le onde.

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