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Droni spia sul Lago Maggiore?

Da qualche giorno in Italia non si fa che parlare di un fatto piuttosto particolare, quando preoccupante. Non si tratta, però, di un evento di grossa portata o visibile a molti, ma di una serie di piccoli episodi praticamente impossibili da notare, individuare e riconoscere per gli occhi dei comuni cittadini. Ma di cosa si tratta, nel dettaglio? In base alle ultime indiscrezioni, è stata rilevata la possibile presenza di un drone nei cieli sovrastanti l’abitato di Ispra e degli immediati dintorni.

Si tratterebbe, in poche parole, di un elemento irrilevante e molto comune, vista la presenza di diverse decine di migliaia di appassionati e possessori di droni aerei all’interno del Belpaese, che coltivano la propria passione per il volo e per le riprese aeree in rispetto delle regolamentazioni esistenti. Ma, in questo caso, vi è una differenza estremamente rilevante.

La zona di Ispra

La zona di Ispra, infatti, ospita il Joint Research Centre, un particolare istituto di ricerca – appartenente ad una rete scientifica ben più grande e radicata – dell’Unione Europea dove si svolgono numerosi e particolari progetti di studio che spaziano dal nucleare alla sicurezza, dall’efficienza energetica al tema delle migrazioni. Si tratta, in poche parole, di tutte quelle tematiche di fondamentale importanza per il tempo presente e per le sfide dei prossimi anni e decenni. A complicare la situazione e a rendere tutta questa vicenda rilevante agli occhi delle autorità – tanto da coinvolgere un pool di professionisti appartenenti alle unità dell’antiterrorismo di Milano – vi è, però, il fatto che i sorvoli nell’area del centro di ricerca, che è protetto da una no-fly zone di circa cinque chilometri, siano avvenuti ripetutamente.

Si parla, in linea generale, di almeno cinque sorvoli, che hanno destato forte preoccupazione per il sospetto che le attività di ricognizione aerea, o di vero e proprio spionaggio, siano condotte con droni di possibile fabbricazione straniera e da operatori legati, in maniera ufficiale o meno, alla Federazione Russa. La particolare preoccupazione destata dal caso, poi, viene incrementata dal particolare scenario internazionale del momento, che si caratterizza per una sempre maggiore tensione diplomatica tra le autorità dell’UE e Mosca.

Diversi dubbi

Nonostante non vi siano ancora certezze riguardo l’origine delle attività e l’identità del pilota del drone, è chiaro che i sorvoli su un’area così sensibile e protetta siano passati in parte inosservati e non siano, fin da subito, state adottate le procedure necessarie per contenere ed eliminare la possibile minaccia. Fatto che, alla fine, ha generato numerosi dubbi e interrogativi sull’azione di chi si occupa di monitorare lo spazio aereo e le aree considerate no-fly zone e su quali possano essere le criticità delle principali aree sensibili presenti all’interno dei confini italiani. Ma cosa ci si può aspettare per il futuro a riguardo?

La presenza diffusa di droni di fabbricazione civile e militare, come già visto in altri contesti come quello bellico, è destinata a rivoluzionare in maniera repentina e definitiva una serie di aspetti e di attività, compreso l’intero mondo dell’intelligence e della raccolta informativa. Grazie a questi particolari sistemi a guida remota, le cui dimensioni possono essere estremamente ridotte, è molto più semplice ottenere riprese video di aree considerate in precedenza inaccessibili, così come è anche possibile giungere a distanza ravvicinata dal target dei monitoraggi. Pertanto, identificare persone, veicoli, strutture o particolari dettagli è molto più semplice e immediato rispetto a quanto sempre avvenuto in passato.

Una tecnologia iper accessibile

A complicare la situazione, poi, vi è il fatto che il trasporto e l’impiego di droni sia facilmente realizzabile da chiunque, senza che vi sia la necessità di avere alle spalle particolari competenze in ambito tecnologico e ingegneristico. Si tratta, insomma, di una rivoluzione silente agli occhi del grande pubblico, ma di radicale importanza per gli operatori del settore. La sicurezza di persone, infrastrutture, istituzioni ed edifici, ora, è messa seriamente in pericolo dalla presenza di possibili azioni di raccolta informativa ostile, che può minare profondamente anche la privacy personale di chiunque possa essere ritenuto un soggetto meritevole di particolare interesse per realtà concorrenti o avversarie.

E’ facilmente intuibile, poi, che la minaccia derivante da un uso improprio di simili strumenti sia destinata a crescere sempre di più, anche in contesti legati alla criminalità organizzata, proprio come si può vedere tra i vari cartelli messicani attivi nel business del narcotraffico. Tutti questi elementi, di conseguenza, suggeriscono che sia necessario perfezionare le tecniche di rilevazione e identificazione – nel caso di Ispra per mezzo di un avanzato lettore di frequenze di onde radio – e di eliminazione della minaccia quando necessario, tramite la manipolazione dei comandi o, se mai consentito, tramite abbattimento in completa sicurezza.

Nonostante la legislazione a tema non preveda ancora quest’ultima possibilità, è chiaro che, eventi come quelli del Joint Research Centre o di altre azioni potenzialmente ostili nei confronti di strutture o target sensibili, debbano essere trattate con la massima serietà, essendo potenzialmente a rischio la sicurezza nazionale. E, come la storia ha ripetutamente dimostrato, nelle grandi sfide tra Stati e potenze non sono ammessi errori o elementi di debolezza.

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