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In dialogo con Maria Ressa e Colum McCann

Il 26 gennaio, nella cornice dell’Aula Paolo VI, si è svolto un evento di grande rilevanza nell’ambito del Giubileo della Comunicazione: un incontro culturale che ha visto protagonisti Maria Ressa, giornalista e attivista filippina, e Colum McCann, scrittore irlandese di fama internazionale. Questo dialogo tra due voci potenti della cultura contemporanea ha offerto una riflessione profonda sul ruolo della comunicazione nel mondo moderno, sull’importanza della verità e sulla necessità di dare voce a chi spesso viene ignorato. A moderare la conversazione è stato Mario Calabresi, giornalista e scrittore, già direttore de La Stampa e La Repubblica. L’evento è stato introdotto da Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione.

“Si può ancora comunicare con speranza?”, da questa domanda è partito l’intervento di Mario Calabresi che ha detto: “La narrazione del male non può essere l’unica perché anche dentro il male si possono vedere momenti di bene. Ma sembra che siamo diventati incapaci di coglierli. Quegli esempi di bene sono appigli che ci servono per non cadere nel baratro, il mondo non è così nero e spaventoso, c’è chi si cura, chi cerca la verità, dobbiamo sposare il loro punto di vista perché ci può essere salvezza, ci vuole responsabilità nel non cavalcare il male. Un’informazione che racconta solo il male distrugge la società”.

Maria Ressa, vincitrice del Premio Nobel per la Pace nel 2021, ha condiviso con il pubblico la sua esperienza personale di giornalista e difensora della libertà di stampa, che ha affrontato numerosi ostacoli, tra cui le intimidazioni e le minacce legate alla sua attività. Ressa ha sottolineato come la verità sia diventata una merce rara in un contesto dominato dalla disinformazione e dai “fake news”. Le Big Tech, ha sostenuto Ressa, hanno trasformato i social media da strumento di connessione in un’arma di ingegneria comportamentale di massa. “Queste piattaforme non sono tecnologie neutre, ma sistemi sofisticati progettati per sfruttare le nostre vulnerabilità psicologiche più profonde. Monetizzano la nostra indignazione e il nostro odio, amplificano le nostre divisioni ed erodono sistematicamente la nostra capacità di pensiero sfumato e di empatia“.

Colum McCann, dal canto suo, è partito da uno scambio epistolare tra Albert Einstein e Sigmund Freud per estendere la sua riflessione a tematiche molto attuali come la mancanza di ascolto e la solitudine e l’isolamento legati al progresso. Stiamo vivendo un’epoca straordinariamente umana e al contempo profondamente disumana. Da un lato, abbiamo raggiunto traguardi spettacolari nella scienza, nella medicina, nell’arte e nella tecnologia. Siamo in grado di connetterci istantaneamente gli uni con gli altri, di cogliere le sfumature delle vite altrui anche a grandi distanze. Eppure, nello stesso momento, questo progresso è accompagnato da un’epidemia di solitudine e isolamento. Spesso scegliamo di non ascoltarci. Chiudiamo le tende. Sigilliamo le finestre. Innalziamo barriere.

“Se viviamo in tempi di rottura, allora il nuovo tema deve essere la riparazione. Come possiamo riparare ciò che è così evidentemente rotto? Einstein credeva che una forma di guarigione sarebbe arrivata attraverso la creazione di un governo mondiale. Da questa visione sono nate organizzazioni come le Nazioni Unite. La sua speranza era che i leader mondiali ci guidassero verso una sorta di coesione globale, ma questo processo non si è sviluppato come avremmo sperato. Sebbene queste istituzioni abbiano ottenuto molti risultati positivi, ci ritroviamo ad affrontare una crisi che è sempre più profonda.” ha sostenuto McCann.

L’incontro si è concluso con un messaggio di speranza: “Viviamo tempi pericolosi. Non possiamo permetterci di ignorare le esperienze degli altri. Raccontare e ascoltare storie salverà il mondo? Forse sì, forse no… ma sicuramente offrirà, se non altro, uno spiraglio di luce e di comprensione. E dove c’è uno spiraglio di luce, c’è la possibilità che se ne presentino molti altri, agendo e collaborando insieme, fino a quando almeno una parte delle tenebre non verrà squarciata”.

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