Se una città potesse raccontare tutto di sé attraverso un volto? E’ questa l’idea alla base di Atlante delle città eterne di Fernando Gentilini, edito Baldini+Castoldi, un libro che esplora l’essenza di alcune delle città più affascinanti d’Europa non con guide tradizionali o descrizioni puramente storiche, ma attraverso il racconto di personaggi che le hanno abitate, amate o vissute in prima persona.
Il metodo
Il viaggio comincia nei dintorni di Roma con un dialogo immaginario tra Seneca e Nerone, e si conclude a Pietroburgo con un’intervista a Iosif Brodskij. In mezzo a questi due colonne, sedici esperienze, sedici racconti che svelano l’anima e i conflitti di storie mai solamente biografiche o personali. C’è Lutero a Eisenach, la principessa Sissi a Vienna, ma anche le sorelle Bronte e il loro ritratto del femminismo e la Parigi di Victor Hugo.
Il dialogo e il monologo sono le cifre stilistiche di questo capolavoro che attraversa esperienze e pensieri di scrittori, artisti, filosofi, santi e intellettuali. Ogni “intervista” è costruita secondo uno schema che mette al centro un luogo specifico, un personaggio e un tema, creando così un mosaico di impressioni e riflessioni. La città filtra attraverso la penna dell’autore non come semplice spazio fisico e urbano, ma in quanto entità viva delle idee e delle passioni dei loro abitanti, con tutte le loro contraddizioni. Questo metodo così peculiare trasforma le città in scrigni eterni di ricordi.
Una costellazione di esperienze
Il risultato è un libro ricco di suggestioni, in cui passato e presente rivivono attraverso la voce di uomini e donne. Un libro per chi ama accendere la propria immaginazione e cercare il collegamento al di là della differenza. L’autore sottolinea che non c’è confine cittadino che ci separa dal fatto di sentirsi umani, tutti uguali, accumunati dal fatto di abitare in un luogo, più o meno diverso, più o meno accogliente.
In questa costellazione di personaggi e vite impariamo che si può essere europei senza smettere di essere romani, viennesi o brussellesi. La vera linfa vitale dell’Europa, è un mosaico fatta di lotta tra le idee di libertà, uguaglianza e fratellanza — orgoglio del continente — e le sue ossessioni più oscure, come il nazionalismo, il razzismo e l’antisemitismo.
Se è vero quello che diceva Calvino, che per raccontare una città bisogna frugare nei ricordi e nella memoria di chi l’ha vissuta, partendo dal linguaggio dei segni, quello che una città può diventare è effettivamente l’immagine che Atlante delle città eterne ci restituisce: una segreto che sfugge allo sguardo di chi non sa ascoltare, ma che rimane indelebile nel tempo, come le parole su una pagina di un libro.