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Per i miei colori, per la mia città

Lamberto Ciabatti firma con “Ultras” (SEM Libri) un’opera tanto doverosa quanto coraggiosa, riuscendo finalmente a dare voce diretta ai protagonisti di un mondo troppo spesso raccontato solo dal suo ‘esterno. Un mondo, quello ultras, troppo spesso raccontato e descritto solo per il suo essere violento, teppista e giudicato con futile superficialità.  Dalle curve del Nord a quelle del Sud, da Milano a Roma, da Torino a Bari, da Bergamo a Palermo, la penna di Ciabatti è sempre in trasferta. Il libro non racconta un fenomeno nato tra bar e gradinate del tifo organizzato ma raccoglie “semplicemente” le testimonianze che disegnano una mappa emotiva e geografica del tifo italiano.

Ciabatti non espone mai il suo punto di vista, non racconta eventi, non inventa storie ma lascia parlare chi l’ultras lo è stato davvero lasciando carta bianca a chi troppo spesso sulla carta stampata ci è finito per mano di chi la parola ultras non sa nemmeno cosa voglia dire.

Il tifo organizzato, inutile girarci attorno, non è un club di gentleman è vero ma ha codici e regole ben precise, leggi non scritte ma tramandate a voce e dimostrate nei fatti di domenica in domenica tra le scalinate.

Divisi dalla politica o dai colori della propria squadra, gli ultras (specie la “vecchia scuola”) conoscono bene il significato profondo di un concetto: rispetto per i tuoi avversari. Ultras: quelli che per la propria “pezza” darebbero la vita… nel vero senso della parola.

 Vedere oltre

Il grande merito di Ciabatti è quello di aver ribaltato completamente alcuni stereotipi attraverso la voce degli stessi Ultras immergendosi nel loro mondo, perdendosi nei labirinti dei loro ricordi ed evidenziando delle complessità umane troppo spesso ridotte a becera cronaca domenicale.

L’Italia che non vuoi ma devi conoscere

Non è solo un libro sul calcio, ma un documento sociologico che racconta decenni di storia italiana vista dalla prospettiva delle curve, un viaggio generazionale che attraversa trasformazioni sociali, economiche e culturali del nostro Paese.

L’autore non nasconde gli aspetti più controversi e problematici del mondo ultras, ma li affronta con onestà intellettuale, evitando sia la demonizzazione che l’esaltazione acritica, riassumendo prova ad equilibrare. 

Dare voce a chi per anni è stato seduto dalla parte del torto, a chi alla sua città ha donato tutto nonostante non avesse nulla. Ultras, in realtà, è il libro dagli ultras a chi ultras non lo è stato, a chi si è atteggiato ad esserlo, a chi ne ha scritto male seduto comodo in tribuna facendo scorrere inchiostro nero mentre la vita, quella vera, quella con i lati chiari e scuri, scorreva prima, durante e dopo in curva e dietro quella curva.

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