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J’accuse alla democrazia italiana

Poteri occulti di Fazi editore è un j’accuse potente a pezzi dello Stato: la magistratura, la politica e l’informazione. Un libro che si legge come un’indagine, ma che lascia una sensazione di sospetto critico nei confronti del sistema istituzionale. Luigi de Magistris non si limita a denunciare le falle presenti nella democrazia italiana, vuole che il lettore si faccia segugio, segua il percorso, capisca dove sta il problema.

Il viaggio comincia con una lucida — e poco raccontata — distinzione tra le principali organizzazioni mafiose. Cosa Nostra che voleva sostituirsi allo Stato (e forse un po’ c’è riuscita). La Camorra, pragmatica, sottile, che puntava a sopravvivere con affari di nicchia, come il business dell’immondizia. La ’Ndrangheta con le sue radici nella famiglia e i suoi tentacoli in tutto il mondo. Ma è solo l’inizio.

Il vero cuore del libro è la connessione tra mafie e poteri istituzionali, ciò che de Magistris definisce “massomafie”: l’intreccio tra criminalità organizzata, politica, affari, e massonerie opache. Qui il lettore si trasforma, gioca a fare il detective, perché ogni nome, ogni episodio, ogni punto è un pezzo del puzzle. Non ci sono complotti da film, ma una realtà ancora più inquietante che parla del nostro Paese. Un frame di incastri e di elementi che collaborano, coprono, fingono di non vedere.

A rendere tutto più complesso sono le riflessioni finali, amare, e forse un po’ schierate. Tutto viene raccontato con la necessità di salvaguardare la democrazia e sullo sfondo di una giustizia tradita. In parte è possibile comprendere ciò anche considerando il profilo identitario dell’autore, ex magistrato, per quindici anni Pm a Catanzaro. Sono riflessioni che coniugano l’indagine del lettore al presente, al 2024, all’alba di un nuovo governo.

ll linguaggio è accessibile, il tono spesso emotivo, a tratti narrativo. Quasi si schiera con la posizione del libro stesso che è un lungo tracciato tra paranoia e realtà, sospetto e prova. L’autore racconta dal suo punto di vista, e difende il proprio operato — ma questo non toglie valore alla funzione del libro: quella di allertare, scuotere, costringere chi legge a farsi domande scomode. Tanto da mettere in dubbio il confine che passa tra Stato e antistato. Come si è trasformato oggi il potere criminale. Probabilmente in modi che non possiamo immaginare e ai quali soprattutto non abbiamo accesso.

Perchè se Poteri occulti si insigne del ruolo di paladino, è anche vero che un j’accuse è rivolto anche all’informazione, ai media e alla mancanza di strumenti utili al cittadino per capire da che parte sta la verità. Tra le pagine scorre un fiume di parole indignate alternate a quelle analitiche, di carattere tecnico-informativo. La rappresentazione è quella di un golpe perenne che imperversa da anni e come una teoria cospirativa Poteri occulti si presenta come l’unica e sola verità.

Non è un libro perfetto, certo. Alcuni passaggi risultano autocelebrativi, altri sembrano affidarsi troppo al punto di vista soggettivo. Ma questa lettura non ha l’obiettivo di essere un saggio oggettivo. È il tentativo di “ri-alfabetizzare” lo sguardo del cittadino. Di renderlo più vigile. Ci riesce? In parte sì, soprattutto quando non ci si limita a “credere”, ma si mette in ascolto, confronta, indaga. E intanto il lettore si interroga: quanto sappiamo davvero del nostro Paese?

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