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Altri Giorni è una sfida coraggiosa. Un libro che parla a noi per noi

Esistono giornate in cui tutto scorre lento, cauto. In qualche modo pacato. Ogni piccola azione è il risultato di un cosmo in trasformazione, frammenti cristallizzati di un pensiero, una parola o addirittura un’azione. Alessandro Cirillo con “Altri Giorni” edito da seipersei regala al lettore una parte di questi frammenti. Un viaggio meta visivo all’interno di un’ordinarietà straordinaria. Lo fa con grazia, rispetto e una certa forma di educazione verso il lettore.

Altri Giorni è un viaggio. Ma non un viaggio qualsiasi. Attraverso i suoi scatti, Alessandro Cirillo ci invita a a considerare i dettagli invisibili della nostra vita. Una macchina parcheggiata in penombra, lo sguardo di un cane, un manifesto pubblicitario, un letto sfatto o un tavolo di una cucina. Frammenti di vita ordinaria spesso invisibili e nel migliore dei casi, seppur visibili, immediatamente dimenticati. Giorni diversi da quelli che ricordiamo (Altri Giorni, appunto) poiché diversa è l’attenzione che poniamo a ciò che sentiamo, vediamo e percepiamo.

L’obiettivo del libro è tentare di donare al lettore una panoramica quanto più familiare possibile, rievocando ricordi personali. La foto fuoriesce da un ruolo puramente estetico ma diviene guida e sprono. E’ una barca su cui si può salire e rivivere ricordi. Esorta alla rielaborazione. Ogni foto è un episodio che può essere visto come un viaggio singolo, o connesso ad altri momenti di vita. Un cane che ci guarda, può ricordare quello del cane che abbiamo avuto nella nostra infanzia, o il cane di un nostro amico, che aveva lo stesso sguardo.

Tutto in Altri Giorni è un gioco di commistioni. Il libro fotografico di Alessandro Cirillo mette in comunicazione noi stessi, regalando nuove prospettive sulla nostra stessa storia. Siamo noi i protagonisti, e in quanto tali unici. Ed è proprio questa la chiave di volta dell’intera operazione letteraria. Ogni potenziale lettore può leggere la sua storia, o quella di una persona a lui cara. Così facendo, il libro si autoalimenta di un energia e un potenziale tendenzialmente infinito.

Certo l’operazione non è priva di rischi. Per alcuni può risultare banale, o non riaccendere alcun tipo di ricordo né emozione. Ma fa parte dell’unicità della storia che viene raccontata, la quale è influenzata dal nostro vissuto e dalle nostre sensazioni. Per rendere più accattivante la realizzazione, a fine libro abbiamo un meta racconto di Luciana Carbonara, la quale prova a descrivere alcuni ricordi, in parte riuscendoci, in parte no. Proprio come accade quando tentiamo di rivivere alcuni momenti del nostro passato.

In Altri Giorni, tutto è affidato alla casualità. Alcune volte vince, colpisce a fondo e smuove. Addirittura commuove e permette, anche solo per un istante, di viaggiare nel tempo e riconsiderare un determinato evento. Altre volte perde, l’immagine è sfocata, non vogliamo o non possiamo ricordare. O più banalmente, non abbiamo alcun tipo di legame con quella singola immagine.

Se è casuale ciò che le immagini raccontano al lettore, a non esserlo sono le immagini stesse, studiate con astuzia e precisione. Ogni immagine si avvicina quanto più possibile a qualcosa che ognuno di noi, nel suo ordinario, vede. E questo riduce drasticamente la possibilità di non riconoscersi nella storia. La propria storia.

Dulcis in fundo, il libro è una piccola opera d’arte confezionato con rifiniture speciali e materiali artigianali. Questa piccola caratteristica, rende il manoscritto ancora più unico e speciale, così come le storie che racconta. Ogni copia è di fatto, seppur con piccole imperfezioni (anzi merito di queste), unica e inimitabile. Alessandro Cirillo vuole regalare nelle mani del lettore un cofanetto magico. Alcuni giorni in cui perdersi e altri ancora in cui ritrovarsi.

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