Nel suo affascinante romanzo Il coccodrillo di Palermo, edito La Nave di Teseo, Roberto Andò ci conduce in un viaggio di profonda introspezione e scoperta, un’opera che si erge come un monumento alla complessità del legame tra memoria e identità. Attraverso la figura di Rodolfo Anzo, un regista di documentari che ha scelto di allontanarsi dalla sua città natale, Andò esplora il dramma dell’assenza, il peso dei segreti familiari e l’inevitabilità del passato.
Una missione che diviene introspezione
La narrazione de Il coccodrillo di Palermo si apre con l’improvviso richiamo di Rodolfo a Palermo, un luogo che ha cercato di dimenticare ma che, nonostante tutto, continua a esercitare un’influenza profonda su di lui. La sua missione è apparentemente semplice: recuperare sei bobine di intercettazioni telefoniche lasciate da suo padre, un poliziotto che ha mantenuto nel suo archivio una verità clandestina. Questo ritrovamento segna l’inizio di un’indagine che si trasforma in un cammino tortuoso attraverso i labirinti della memoria e della giustizia.
Il romanzo affronta con grande sensibilità tematiche universali come il tradimento e la ricerca di giustizia, ma lo fa attraverso un filtro personale e intimo. La figura del padre, assente ma costantemente presente, diventa il fulcro attorno a cui ruota l’intera vicenda. Rodolfo, nel tentativo di ricostruire la vita del genitore, si confronta con i fantasmi del passato, esplorando il significato di eredità e responsabilità.
Esplorare la memoria
La questione della memoria, sia collettiva che individuale, emerge nel romanzo di Roberto Andò come un tema centrale, ponendo domande inquietanti su ciò che scegliamo di ricordare e su ciò che preferiamo dimenticare. In questo contesto, il personaggio di Rodolfo si evolve da un semplice regista a un vero e proprio esploratore dell’animo umano. La sua ricerca lo porta a incontrare diverse figure, ciascuna portatrice di una storia unica che contribuisce a svelare il mosaico complesso della vita palermitana. Ogni incontro è un tassello che illumina aspetti inaspettati della sua eredità, rendendo il lettore partecipe di un’odissea emotiva che trascende i confini del romanzo.
Palermo come luogo dell’anima
Il capoluogo siciliano, che apparentemente fa da sfondo, è in verità anch’esso protagonista della vicenda: l’autore parla della città con una prosa elegante e lirica, ricca di riferimenti culturali e storici, capace di evocare l’atmosfera di una Palermo vibrante e decadente. Le descrizioni di quello che fu il centro del potere di Federico II di Svevia, con i suoi vicoli stretti, i mercati affollati e le ombre inquietanti, si intrecciano con le riflessioni di Rodolfo, creando un’atmosfera quasi onirica.
Quello di Andò è un tributo alla sua terra e alle sue radici, ma è anche un invito a riflettere sulla condizione umana in un contesto più ampio: la scrittura è intrisa di una malinconia nostalgica, un richiamo costante a un passato che non può essere ignorato, ma che è anche portatore di verità scomode. L’autore, inoltre, dimostra una maestria nel delineare i personaggi, rendendoli tridimensionali e autentici: la loro umanità si manifesta in tutte le loro fragilità e il lettore è invitato a creare un legame empatico con le loro esperienze.
Il coccodrillo di Palermo è un romanzo che invita alla riflessione profonda poiché il lettore è trasportato in un viaggio che è al contempo personale e universale, un’esperienza di lettura che rimarrà impressa nella memoria. Un’opera imperdibile per chi desidera esplorare le sfumature della vita, il peso della memoria e la complessità delle relazioni umane. Un vero capolavoro della narrativa contemporanea, capace di toccare le corde più intime dell’animo umano.