“Mi dispiace per la Liguria – ha esordito il Premier – ma non c’è partita: numericamente il Pd ha vinto ed ha il consenso nel paese che nessuna sinistra europea ha”. “La lotta al dissesto idrogeologico – ha poi continuato Renzi promettendo di recarsi in cantiere con il neogovernatore Toti – non ha colore politico”. Promessa mantenuta quella del Premier che dopo poche ore dalla fine dell’incontro è andato al cantiere del Bisagno a Genova dove, però, non è stato accolto in modo piacevole: insulti e cori hanno fatto da sottofondo al sopralluogo del Primo Ministro che, imperterrito, non si è lasciato condizionare dal trattamento ricevuto dai liguri e ha garantito che “i lavori andranno avanti”. Renzi ha poi concluso: “C’è poi un principio di dignità della politica per cui lavoreremo tutti insieme con ancora più determinazione perché gli impegni siano confermati: il primo agosto del 2017 finirà il secondo lotto dei lavori sul Bisagno”.
Nel corso della visita non sono mancati i commenti relativi alle scorse Regionali: “Non mi sentirete dire che è tutta colpa di Lella Paita – ha affermato Renzi facendo un mea culpa -, tutto il Pd ha sbagliato”. “Ben venga fare una riflessione all’interno del Pd – ha continuato – visto che fino a pochi giorni fa si parlava del fatto che stavamo mettendo in atto una dittatura. Sogno un Partito della nazione in grado di saper parlare a tutti”.
Un breve commento anche sulla riforma della scuola: “Siamo pronti a ragionare – ha concluso il Premier – e cercheremo di coinvolgere più persone, ma non cederemo a chi dall’alto delle proprie rendite di posizione non vuole cambiare niente”.
Mirko Olivieri
7 giugno 2015