Giovedi’ 18 Dicembre alle ore 21 (in replica venerdì 19 Dicembre alle 20.30) si è tenuto presso l’Auditorium RAI un concerto davvero particolare ed imperdibile. Il direttore d’orchestra James Conlon (il quale, tra i molti riconoscimenti, ha ottenuto due Grammy Awards nel 2009, come migliore incisione classica e miglior album operistico) ha dipinto un quadro musicale, composto da tre diverse zone: in alto a destra, tre brani dalla Chovanščina di Modest Musorgskij; il mezzo, maestoso e sontuoso come un drappo rosso, il Concerto n.1 in fa diesis minore op.1 di Sergej Rachmaninov eseguito al pianoforte dalla pianista francese Lise de la Salle; ed infine la Sinfonia n.4 in fa minore op.36 di Pëtr II’ič Čajkovskij.
Un incrocio di stili e forme musicali tutte diverse in una sola serata, ma chi la fa da padrone é indubbiamente il Concerto n.1 di Rachmaninov: difficile ed impegnativo da seguire fino alla fine, nella sua durata totale di circa 26 minuti, ma trascinante ed emozionante. E senza ombra di dubbio viene reso tale dalla bravura incondizionata di Lise de la Salle, la quale puó essere tranquillamente considerata una piccola bambina prodigio, avendo iniziato a suonare il pianoforte all’età di 4 anni e tenendo il suo primo concerto a 9 anni. Vedere questa giovane ragazza di 26 anni sfiorare (perché anche nei molto forti, lei sfiora) i tasti, con un tale energia che esonda dalla sua figura esile e arriva addosso agli spettatori seduti nelle loro comode poltrone. Assistere a tanta passione è come vedere un temporale da dietro una finestra ed improvvisamente decidere di uscire sul balcone in mezzo ai tuoni, fulmini e scrosci d’acqua: nessuno ti sa dire prima di averlo vissuto cosa sia. Vedere ed ascoltare ovviamente una pianista eseguire un’opera tanto difficile con questa dirompenza e maestria, rappresenta uno dei momenti in cui l’arte esce dai suoi schemi ed entra prepotente nella sfera emozionale e vitale delle persone.
Terminato il concerto, la persona esce dal caldo della sala pronta ad affrontare il freddo fuori, ma portandosi dentro quel tumulto caldo ed avvolgente che solo la musica classica puó lasciare in eredità a ciascuno di noi.
Rebecca Cauda
21 dicembre 2014