di Federico Cirillo
E tornano alla mente, sfilando a mo di carosello, tutti i 103 anni di storia calcistica: dal cosiddetto “quadrilatero piemontese” risalente agli albori del calcio – formato da altri grandi decadute come Pro Vercelli, Alessandria, Casale e Novara appunto – alle giocate entusiasmanti di Piola, artefice della promozione in serie A, mantenuta fino al 1956, scendendo poi negli inferi della serie C, per tornare, infine, nel mondo dorato della competizione massima; e siamo ad oggi. Fino all’alba i diecimila tifosi hanno festeggiato la promozione, maturata sul loro campo, in quel fortino che ha visto la compagine azzurra imporsi per 2-0 sul Padova. Festeggiamenti iniziati prima sugli spalti, dove l’incontenibile gioia della folla è stata ben guidata e incendiata sia dalle giocate e dai gol degli undici in campo, sia dall’estro del secondo portiere Fontana, il quale dalla cabina dello speaker, al termine dell’incontro, ha arringato il pubblico, invitandolo ad esternare la propria felicità; poi via ad invadere, in maniera pacifica, le strade della città con ogni mezzo, tutti rigorosamente tinteggiati e addobbati dalle mille bandiere che sventolavano nel cielo novarese. Bandiera che ritrova il suo posto tra le big, in quel palcoscenico che mancava da troppo tempo e che, finalmente, riaccoglie una delle più antiche e storiche squadre. Oltre ai tifosi e ai giocatori, al settimo cielo è, ovviamente, anche il presidente, Massimo De Salvo: << E’ un risultato inaspettato, ma ce lo godiamo tutto. Avevamo programmato una salvezza tranquilla, è arrivata la promozione: sono contento, emozionato, fate voi…>>. Dopo un arco di tempo quasi infinito, che abbraccia quasi 3 generazioni, il Novara, dunque, torna a sognare. E in città si parla già di Novara – Milan, Juve – Novara e Novara – Inter, auspicando, chissà, nuovi miracoli.