di Enrico Ferdinandi
Molti dicono che ciò rischia di diventare una patologia, mentre altri affermano che già lo è e che la mania stia già da tempo cedendo il posto alla malattia. Pensate che ad Hong Kong il 5% dei cittadini ha già accusato dipendenza da gioco d’azzardo tanto che nella città di parla di “epidemia diffusa”. Il rischio, la preoccupazione, è che internet possa facilitare il diffondersi in tutto il mondo di questa dipendenza. A dire il vero in Italia è già noto da mesi tanto che molti siti che offrono giochi d’azzardo, poker o scommesse stanno da tempo portando avanti dei progetti per aprire dei centri destinati al recupero “mentale” di giocatori troppo dipendenti.
Una vera e propria patologia, come afferma David Hodgins, psicologo dell’Universita di Calgary, in Canada, secondo cui internet è uno strumento da tenere sotto controllo in quanto offre troppe tentazioni agli utenti della rete, portandoli con fin troppa facilità a diventare giocatori d’azzardo. Generalmente si comincia con piccole “dosi”, proprio come una droga, poi non si può più farne a meno.
Secondo Hodgins “La cura più efficace è buona una terapia cognitivo-comportamentale, che ha per obiettivo la modifica delle percezioni distorte dalla patologia”. Mentre in queste ore si invita a fare attenzione alle scommesse on-line puntando il dito contro internet, noi di 2Duerighe pensiamo che così come nella vita reale anche in quella virtuale è possibile, quasi giusto, trovare delle “tentazioni” sta nell’intelligenza degli utenti e delle persone riuscire a comportarsi con giudizio. Per trovare questo giudizio quindi non si devono tirar fuori allarmismi esagerati o trovare un capo espiatorio, gli unici colpevoli quando cadiamo nella tentazione dei vizi siamo noi stessi e se proprio vogliamo recriminare qualcosa dovremmo cercare nei media: è nella buona informazione che ogni persona dovrebbe trovare i giusti spunti per riflettere in autonomia e decidere quale sia la cosa più giusta.