di Enrico Ferdinandi
Con l’utilizzo di una particolare tecnica, la polisonnografia si possono monitorare le attività del cervello studiando i movimenti oculari il così detto “sleep effect”, e capire se i sogni possano essere utili in fase di archiviazione mnemonica.
In Italia uno dei massimi esperti in questo campo è Giuseppe Plazzi del Dipartimento di neuroscienze dell’Università di Bologna, che ha spiegato come “Il sonno esercita un’influenza positiva sul funzionamento della memoria”.
Uno studio sulla memoria condotto dal dottor Robert Stickgold, del Center for Sleep and Cognition della Harvard Medical School, ha cercato proprio di indagare in questo senso, monitorando i neuroni nel sonno si è scoperto che il cervello riesce ad attivare con maggior successo la memoria.
Secondo lo studio è proprio nella fase REM che il nostro cervello è maggiormente predisposto ad archiviare informazioni, a metterle in ordine ed a sistemarle con più precisione negli appositi spazi. L’esperimento condotto in California, Università di Brkeley sono stati effettuati su un campione di studenti, resta quindi ancora ampio il campo sul cui si potrebbe indagare; ad esempio vale lo stesso anche per chi non studia ed allena in misura minore la memoria? E gli anziani come memorizzano le informazioni durante il sonno?