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Agenzia di Ranting

di Emanuela Maria Maritato

Quando la banca americana Lehman brothers è fallita (era il 15 settembre 2008),tutte le agenzie di rating mantenevano ancora un giudizio elevato (livello A) sul suo debito. La crisi dei mercati finanziari ha così sollevato seri dubbi sull’affidabilità di queste società che assegnano giudizi quantitativi sulla capacità di un debitore di pagare puntualmente e integralmente gli interessi (cedole o rate) e il rimborso sul capitale sul debito.

Queste pagelle riguardano società industriali, banche,enti sopranazionali, stati, oltre a singole emissioni di  prestito oppure di finanza strutturata di come, ad esempio, le cartolarizzazioni o le Cdo.

Nuove misure sono state ora impostate in Europa alle agenzie di rating: dovranno operare in regime di autorizzazione ed essere controllate da un collegio che riunirà i supervisori nazionali dei 27 paesi UE(il comitato di regolatori europei, Cers).

Inoltre, le stesse agenzie dovranno essere più trasparenti, eliminare i conflitti d’interesse (quindi, niente più consulenze sulla messa a punto di strumenti finanziari o di pacchetti strutturati su cui dare poi una valutazione) e rendere pubblici gli elementi e i criteri di valutazione adottati.

Il nuovo regolamento Ue sostituirà, nei fatti, l’attuale autoregolamentazione delle agenzie di rating basate su codici volontari di buona condotta, visto che finora le agenzie stesse erano soggette alla legislazione comunitaria solo in settori limitati (norme sull’insider trading e sui requisiti di capitale degli enti creditizi).

Tra le principali agenzie di rating, vanno ricordate Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch: i loro giudizi vengono espressi attraverso un voto in lettere (da D, che significa che il titolo è a rischio default, fino ad A, traducibile come titolo di alta garanzia di rimborso), in base ai quali il mercato stabilisce un premio per il rischio da richiedere all’azienda per accettare quel determinato investimento.

Più il rating scende, più aumenta il premio per il rischio richiesto e quindi l’emittente deve pagare uno spread maggiore rispetto al tasso risk-free.

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