Ferragosto 2021, la calda estate afgana
L’Italia si gode il suo bel clima, le spiagge, gli slalom tra gli ombrelloni, i quotidiani sportivi immortalano l’impresa di Gianmarco Tamberi e Marcell Jacobs. La foto del loro abbraccio rimarrà impressa per molto agli appassionati delle Olimpiadi, due ori a Tokyo rispettivamente nel salto in alto e nei 100 metri.
In radio il derby tra i tormentoni è tra Malibù di Sangiovanni e Marea di Madame; l’estate italiana procede alla grande.
Mentre noi ci godiamo il tanto aspettato Ferragosto, a quasi cinquemila chilometri in linea d’aria, precisamente a Kabul si sta scrivendo una pagina di storia fondamentale per il Medio Oriente: la caduta di Kabul.
Gli scontri nelle piazze e tra le vie della capitale afgana sono in corso, Ashraf Ghani, l’allora presidente dell’Afghanistan, fugge con un biglietto di solo andata per gli Emirati Arabi, le forze armate collassano ed i Talebani salgono al potere.
La guerra è finita, l’Afghanistan è loro.
Oltre alla fuga di Ghani, è in corso un’altra fuga: quella delle truppe statunitensi dal territorio.
L’esercito a stelle e strisce lascia Kabul velocemente, così velocemente da non aver modo di reimbarcare un arsenale fondamentale per gli anni a venire, sia in Afghanistan che altrove.
Gennaio 2025, conti di fine anno
Si fanno i resoconti di fine anno, quelli in casa nostra li sappiamo, quelli in altre parti del mondo li dobbiamo studiare.
In Pakistan un dato spicca su tanti, l’aumento del 70% rispetto al 2023 degli attentati dei gruppi militari, più di 800 vittime, di queste 800 buona parte sono forze di sicurezza del paese.
Tornando indietro di qualche riga, le famose armi lasciate in Afghanistan dalle truppe americane sarebbero finite al movimento fondamentalista pakistano e soprattutto verso una delle zone più calde del Pakistan, il Belucistan ed i suoi separatisti: Baloch Liberation Army (BLA) e il Baloch Liberation Front (BLF), entrambi alleati naturali del Tehrik-e-Taliban Pakistan (TTP).
Per Islamabad il Belucistan continua ad essere un problema tangibile, la totale assenza di dialogo politico tra le parti e la forte repressione militare aggrava la situazione di mese in mese.
Il vicino della porta accanto
Il rapporto tra Islamabad e Kabul è da decenni uno dei più complessi nell’aria geografica, il Pakistan offrì per anni “protezione” ai talebani afgani per non avere problemi nei propri confini, negli ultimi mesi invece il governo centrale di Islamabad accusa Kabul di fornire rifugio ai talebani pachistani.
Stessa dinamica ma con inversione delle porte.
Dopo un susseguirsi di attacchi da parte dei talebani pakistani, Islamabad decide di rispondere con i fatti e mette a segno alcuni raid in Afghanistan, vittime anche tra i civili.
Kabul ha deciso di rispondere all’attacco subito ma non di procedere oltre.
Attori e il grande spettatore
L’attacco pakistano di fine dicembre ha fornito un assist importante ad uno storico rivale: l’India.
Il governo del Primo Ministro, Narendra Modi, ha praticamente accusato Islamabad di non riuscire a garantire una stabilità interna al paese e di puntare spesso il dito verso le nazioni vicine come unica giustificazione per nascondere la sua inefficienza.
Ad aumentare il possibile isolamento internazionale del Pakistan si aggiunge un incontro tenutosi negli Emirati Arabi Uniti ad inizio gennaio tra i Ministri degli Esteri indiano e afgano dove si è manifestata l’intenzione di aumentare i rapporti commerciali tra i due paesi.
Osservatore di gran prestigio su tutto il territorio è la Cina.
Pechino teme per i suoi investimenti in territorio pakistano (China Pakistan Economic Corridor) e per il rifiuto dei separatisti in Belucistan a qualsiasi progetto proposto dal governo.
Da una parte la Cina intende puntare sul Pakistan, ad inizio anno è prevista la seconda parte degli investimenti sul territorio ma dall’altra Pechino ha rimarcato l’incapacità di garantire sicurezza al governo pakistano quindi non si può escludere l’intervento cinese sul territorio pakistano nei mesi a venire per tutelare gli investimenti in atto.
Avendo investito circa tre miliardi di dollari nel più grande deposito di rame al mondo, nei pressi di Kabul, la Cina monitorerà con riguardo il rapporto di vicinato tra Afghanistan e Pakistan.
Nel 2025 il Pakistan sarà l’osservato speciale della regione ed è chiamato a dare risposte sia in politica interna (la crisi economica del paese sembra non finire) sia in quella estera dato lo scacchiere che si è venuto a configurare nel 2024.