Sebbene Mango riconosca “l’incommensurabile tragicità dell’evento”, ribadisce l’impossibilità di provare che ad abbattere l’aereo fu un missile e propende per l’ipotesi della bomba a bordo. Mango sostiene che le vicende “siano state talvolta macroscopicamente influenzate dal progressivo formarsi e consolidarsi di un’immaginario collettivo che ha individuato la causa del disastro nell’abbattimento dell’aeromobile da parte di un missile, con la conseguente responsabilità delle amministrazioni derivante dall’omesso controllo dello spazio aereo”. Secondo l’avvocatura dello Stato “alla mancanza di elementi tecnici hanno ‘supplito’ i mezzi di informazione che denunciando (spesso senza alcun riscontro) trame e complotti internazionali, hanno infine determinato il radicato (ma tecnicamente non supportato) teorema secondo cui all’origine del disastro sarebbe stata una battaglia aerea”.
La causa a cui fanno riferimento le istanze di Maurilio Mango è quella per cui il giudice Sebastiana Ciardo aveva condannato – nell’ottobre 2014 – i ministeri della Difesa e dei Trasporti a risarcire con oltre 5 milioni di euro i 14 familiari – o eredi di essi – di Annino Molteni, Erica Dora Mazzel, Rita Giovanna Mazzel, Maria Vincenza Calderone, Alessandra Parisi e Elvira De Lisi.
I legali difensori dei familiari delle vittime, Fabrizio e Vanessa Fallica, commentano l’istanza di Mango parlando di attacco dell’avvocatura dello Stato “nei confronti dei parenti delle vittime della tragedia, che attendono da 34 anni una conclusione attraverso un coordinamento delle varie sentenze”.
Vincenzo Fallica, legale che per primo iniziò la battaglia per il risarcimento dei parenti delle vittime in sede civile, sostiene che “sia giunto il momento di scavalcare la perseverante resistenza seguita dall’avvocatura dello Stato in un lungo percorso giudiziario, mantenendosi la stessa tuttora insensibile al risultato già raggiunto attraverso tre sentenze della Cassazione che ha fissato chiaramente i principi di diritto su cui si fonda la responsabilità dello Stato”.
Daria Bonfietti, presidente dell’associazione parenti vittime strage Ustica, definisce “vergognosa e inaccettabile la posizione dell’Avvocatura dello Stato, che ricorrendo contro una ennesima condanna, non solo non vuol tenere conto delle precedenti sentenze della Cassazione, ma addirittura ritorna a parlare di bomba a bordo”.
Davide Lazzini
31 marzo 2015