Sono tre i ricorsi proposti: il primo a firma del Sostituto procuratore generale Mario Remus, che ha sostenuto l’accusa nel processo d’appello; il secondo è stato avanzato da Giovanni Cucchi, padre di Stefano; il terzo arriva invece dalla sorella, Ilaria, anche in virtù di esercente della potestà genitoriale sui due figli minorenni. Nel ricorso presentato dalla famiglia Cucchi si legge: “Difetti capitali nella formulazione dell’imputazione che avrebbe dovuto vedere il fatto qualificato come omicidio preterintenzionale”.
In primo grado, la III Corte d’assise di Roma condannò i medici per omicidio colposo, assolvendo infermieri e agenti. In Appello, il giudizio è stato ribaltato e tutti gli imputati vennero assolti. Adesso c’è il deposito dei motivi di ricorso in Cassazione, con i quali si richiede alla Consulta di annullare la sentenza d’appello e il rinvio a un altro giudice per un nuovo processo. Secondo il Procuratore generale, nella sentenza “sono state scartate valide e probabili ipotesi di aggressione violenta, prospettando una possibile accidentalità dei fatti”, questo nonostante “due delle tre ipotesi avanzate dalla perizia affermino una vera e propria aggressione fisica”. In sostanza, sarebbe stato “sottostimato il significato, il valore e la gravità delle numerose lesioni sul corpo della vittima, giungendo a indicare l’azione che ha causato le lesioni come una semplice ‘spinta’, ed escludendo un’azione aggressiva condotta con maggiore intensità”.
Davide Lazzini
13 marzo 2015