Black Ops – intrigante mini-serie della saga di Call of Duty

Black Ops – intrigante mini-serie della saga di Call of Duty
Con Call of Duty: Black Ops IIII ormai all’orizzonte, è giunto il momento di scrivere una mini-retrospettiva – libera da spoiler – riguardo la mini-serie sviluppata dalla Treyarch, Black Ops.
Serie che è riuscita, per certi versi, a rinnovare il franchise di Call of Duty, mantenendo la sua classica formula semplice e accessibile ma espandendola ad ogni rilascio con storie singleplayer diverse l’un l’altro e nuovi elementi di gameplay, arrivando persino a cambiare drasticamente l’approccio generale con Black Ops III (nel bene o nel male).
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Black Ops (2010)
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1.
“Cosa sono questi numeri, Mason? Cosa significano?!”
Il primo capitolo della serie Black Ops, rilasciato nel lontano 2010, ha portato il franchise per la prima (e ultima) volta nell’era della Guerra Fredda anni ‘60, sfruttando come tema centrale (nella modalità singleplayer) le operazioni segrete e l’infiltrazione dietro le linee nemiche e permettendo al giocatore di vestire i panni di alcuni membri della CIA, al fine di contrastare una minaccia sovietica. Sebbene non ci sia niente di diverso nel comparto gameplay, questo titolo riesce a reggersi per conto suo grazie all’ambientazione anni ‘60, alla sua tonalità e alla sua narrazione.
2.
La prima cosa che fa saltare all’occhio avviando questo titolo è il modo in cui esso viene presentato: il filmato introduttivo mostra i loghi delle case sviluppatrici su documenti riservati e video di repertorio storiche, passando poi al menù principale dalla prospettiva del protagonista, dove le opzioni di gioco sono mostrati in un vecchio televisore, in una stanza alquanto buia, mentre l’uomo non identificato della modalità storia parla al protagonista. Sono piccolezze, vero, ma anche le piccole cose contribuiscono a migliorare la personalità di un titolo.
3.
Portare questo franchise (ormai diventato altamente mainstream) verso questo nuovo tema centrale ha permesso alla Treyarch di sperimentare nuovi approcci alla narrazione – discostandosi dal vecchio stile narrativo incentrato nel raccontare le vicende di determinati conflitti tramite prospettive diverse – e allo stesso tempo applicare un’atmosfera generalmente più oscura e misteriosa rispetto ai predecessori e dare più attenzione alla caratterizzazione dei personaggi. Il risultato è stato quindi mischiare l’azione cinematografica spettacolare già vista in World at War con una trama più curata, contenente ricchi colpi di scena e livelli molto vari tra di loro in termini di design e ambientazione, seppur con qualche sbilanciamento nella difficoltà generale e nel sistema di checkpoint.
4.
Nulla da dire riguardo al multiplayer e al suo gameplay se non che abbia portato ai giocatori nuove modalità di gioco e killstreak ancora più temibili con equipaggiamento di quell’era, ispirandosi al classico approccio alla “Infinity Ward”. La modalità zombie, invece, dà filo da torcere ai giocatori per via dei nuovi tipi di nemici contro cui combattere. Fa il suo debutto anche una modalità zombie bonus chiamata Dead Ops Arcade, giocato in singleplayer o in co-op tramite visuale dall’alto.
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Black Ops II (2012)
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5.
“Il terrorista più pericoloso dopo Osama Bin Laden”
Nel 2012, Call of Duty si è spostata per la prima volta nell’era futuristica degli anni 2020 con Black Ops 2, includendo anche livelli ambientati negli anni ‘80 per formare due storie parallele che si intrecciano tra loro, con una durata di 7 ore circa. Detto in poche e semplici parole, lo scopo dei protagonisti, nell’arco di tre decenni, è quello di fermare l’ascesa al potere di un neo-dittatore del Nicaragua. La Treyarch ha quindi pensato bene di creare un villano che diventasse un personaggio memorabile con un carattere tutto suo, esattamente come i protagonisti della storia. Il suo passato, i sui metodi d’approccio, i suoi ideali… tutto scritto con cura, dando forma ad uno dei villani meglio riusciti del franchise.
6.
La novità comunque più importante della modalità singleplayer è la presenza di scelte che il giocatore dovrà compiere nel corso della storia, andando ad influenzare alcuni avvenimenti successivi nelle missioni e cambiando drasticamente i finali. Insomma, se avete presente l’attuale e famoso format della Telltale Games sapete di cosa sto parlando, ma la vera chicca è che, mentre alcune scelte da compiere sono spiegate nel gioco (di solito tramite quick-time event), altre sono più nascoste nel gameplay.
Black Ops 2 offre anche uniche missioni secondarie con un approccio simil-strategico, dove il giocatore dovrà comandare le sue squadre tramite la visuale dall’alto e prendere il controllo di un soldato/veicolo a scelta in qualsiasi momento per aiutare le sue truppe in battaglia, al fine di compiere i vari obiettivi. Modalità molto interessante e che funziona anche per una saga del genere, ma purtroppo non più considerata per i successivi Call of Duty.
7.
Il gameplay diventa leggermente più arcade e frenetico rispetto ai suoi predecessori, con anche l’aggiunta di diversi gadget futuristici da usare in battaglia, ma aumenta ancora di più la varietà del level design e delle ambientazioni: l’alternare delle missioni ambientate negli anni ‘80 con il futuro non troppo lontano degli anni 2020 riesce a minimizzare il più possibile la ripetitività del gameplay e della trama, anche se alcuni filmati sembrano non finire più. Una piccolezza che ho personalmente odiato è l’hitmarker che non si può più disattivare nella campagna.
8.
Il multiplayer risulta essere uno dei più bilanciati nella serie (almeno, secondo i videogiocatori competitivi) con più enfasi nel gioco di squadra grazie al sistema pointstreaks. Menzione obbligatoria anche l’ottimo supporto ai bot (purtroppo solo per alcune modalità) e al sistema di creazione lobby molto personalizzabile per hostare le partite, offrendo ancora più libertà e rigiocabilità da solo, con amici o con giocatori da tutto il mondo.
La modalità zombie, però, lascia molto a desiderare: l’unico vero cambiamento è la modalità Tranzit, dove i giocatori possono muoversi da mappa a mappa tramite l’autobus in corsa senza tempi di caricamento, ma manca quella varietà che ha reso la modalità zombie di Black Ops 1 più unica, specialmente nelle sue mappe DLC.
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Black Ops III (2015)
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9.
“E il treno fa boom!”
Dai tempi di Modern Warfare 3, il franchise viene criticato per il fatto che ogni rilascio sia “sempre lo stesso”. Nel 2015 viene infatti rilasciato, come risposta alle critiche della comunità dei videogiocatori, Call of Duty: Black Ops III. Questo titolo ha portato la serie verso il puro stile cyberpunk degli anni 2060, permettendo alla Treyarch di sperimentare ancora di più con la loro personale visione di guerra.
10.
L’elemento che mi ha colpito di più di questo titolo è lo storytelling, molto differente da un normale Call of Duty, in quanto gli sviluppatori hanno voluto che anche il giocatore dovrebbe essere coinvolto nell’unire tutti i pezzi del puzzle (esattamente come gli agenti black ops in questi giochi) di questa trama intenzionalmente confusa. Ma, a pensarci bene, forse è anche questo il “problema” del titolo per alcuni: per apprezzare la trama bisogna scavare, analizzare ogni elemento, o molto più semplicemente cercare le spiegazioni su internet, perché i filmati e i dialoghi da soli non possono far scoprire il suo vero significato per intero; considerando il target audience di Call of Duty, alcuni giocatori si aspettavano una trama accessibile e non troppo impegnativa da seguire, e pensano quindi che un approccio del genere stona in un Call of Duty.
Non si può però negare le critiche riguardanti l’inferiore caratterizzazione dei personaggi rispetto ai primi Black Ops e il ritmo inconsistente della trama durante la prima metà della campagna singleplayer, e, a dire la verità, il doppiaggio italiano non aiuta di certo a caratterizzare a pieno i protagonisti. Malgrado tutto, sebbene sia la trama che lo storytelling in Black Ops III possono naturalmente piacere o non piacere, c’è da apprezzare almeno la decisione da parte di Treyarch di aver sfornato qualcosa di nuovo e profondo per un franchise che va avanti da un decennio senza fermarsi.
11.
Per il gameplay, diventato ancora più frenetico e veloce, la Treyarch ha finalmente deciso di reintrodurre la possibilità di giocare l’intera storia in co-operativa con 4 giocatori massimo. Grazie al nuovo sistema dei Cyber-nuclei suddivisi in 3 classi, a tipi di nemici più vari e al level design meno “a corridoio” (persino rispetto ai nuovi Infinite Warfare e WW2), Black Ops III permette al giocatore di sviluppare uno stile di gioco tutto suo e favorire quindi la rigiocabilità. Per la prima volta nella serie, sono state anche introdotte le boss fight.
12.
Il comparto multiplayer segue le orme di Advanced Warfare per il ritmo di gioco e l’uso dell’exo-suit, ma questa volta prendendo elementi dagli ‘hero shooter’ per via della presenza di personaggi giocabili con abilità uniche per ognuno. Naturalmente, non mancano alcune nuove modalità di gioco nel multiplayer e anche nuovi nemici e abilità da usare nella modalità zombie, per molti la più riuscita nella serie, specialmente grazie al supporto alle mod su PC che aumenta notevolmente la varietà di entrambe le modalità, come ai vecchi tempi con World at War.
In ogni caso, la Treyarch ha continuato a supportare questo titolo con aggiornamenti e fix anche dopo il rilascio di Call of Duty: WW2. Supporto a lungo-termine da ammirare per essere un franchise annuale.
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Black Ops IIII (2018)
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13.
Molti videogiocatori li chiamano “reskin”. In parte è vero, ma Treyarch ha sempre dimostrato che con un gioco semplice e accessibile nel design come Call of Duty si può sempre creare qualcosa di nuovo senza un cambiamento completo della formula o dell’engine di gioco, esattamente come fanno altre saghe videoludiche famose come i vari Souls e Yakuza. Come dico sempre personalmente, il problema riguarda solo le pratiche di business con DLC costosi che tendono a dividere la comunità del multiplayer.
Black Ops IIII sta già facendo parlare di sé per via del suo uso del numero 4. Molti non lo sanno, ma il numero romano IIII è realmente esistito ed è di tipo additivo, semplicemente l’uso del “IV” prese il suo posto e divenne il più usato. Se ci pensate, la decisione di rendere il numero romano additivo nel titolo ha un senso: Black Ops è una serie incentrata sullo scoprire informazioni nascoste e risolvere misteri al di fuori di scontri su larga scala, ergo l’uso del meno popolare IIII invece del più usato e conosciuto IV. In questo modo, la Treyarch non ha fatto altro che far uscire di nuovo allo scoperto l’orda di videogiocatori “alternativi” che, puntualmente, critica questa decisione accusando l’ignoranza degli sviluppatori. All publicity is good publicity.
Ma ora passiamo alle domande da un milione di dollari: come farà la Treyarch, ritornando nell’era moderna, a rinnovare ancora una volta la serie? Romperanno ancora la quarta parete come su Black Ops 3 o ritorneranno alla vecchia maniera raccontando una trama più semplice da seguire? Come faranno ad attirare ancora una volta i giocatori nel comparto multiplayer e modalità zombie? Non ci resta che aspettare le prossime news a riguardo.