Dark Souls ed il Senso

Dark souls: una finta immortalità, vissuta con una vera sofferenza.
Incompiuto, incapace, inutile, insensato, immortale, ineluttabile, ingiusto.
Sono queste alcune delle parole che forse tormentano e marchiano la mente dei non morti di Dark souls. Creature incapaci di morire in modo definitivo, esseri costretti a risvegliarsi continuamente in un loop maledetto di morte e sogni infranti. Dopo ogni decesso infatti, ciò che li attende non sono le placide rive del riposo eterno ma il tiepido calore di un falò dai meschini presagi. Una effimera fiamma che ristora il loro corpo e il loro spirito, ma che aggrava ulteriormente il fardello delle loro vite, ricordandogli di non poter fuggire dal proprio destino dannato.
Con queste parole vorremmo introdurvi il nostro articolo sulla lore di Dark souls, una serie che ci ha toccato profondamente, tanto dal passarvi centinaia di ore e da impiegare moltissime delle nostre energie per concluderla. Vorremmo innanzitutto ringraziare Sabaku no Maiku per aver creato una community così meravigliosa e affiatata, oltre che al contenuto di altissimo livello e al quale ci ha abituato nel corso di questi anni e dal quale abbiamo tratto ispirazione per questa, chiamiamola discussione sulla lore di Dark souls.
Il testo che segue è pienissimo di SPOILER soprattutto sul terzo capitolo e soprattutto ad esso che ci riferiremo quando parleremo delle parole chiave che troverete qui sotto. Ci teniamo inoltre a sottolineare che molto di ciò che segue è stato frutto di speculazioni personali, quindi non è sicuro siano accurate al 100%.
Quello che vorremmo fare con questo umile testo è presentarvi degli spunti di riflessione, sulle creature che più caratterizzano il mondo dei souls e che nascondono molto più di quello che si vede normalmente in gioco. Un dramma orribile, celato all’interno di un marchio circolare sulla spalla. Seguiteci in questo viaggio verso la scoperta della non morte.
Parole chiave
L’intera trama dei souls è caratterizzata da due parole chiave, sulle quali si basa tutta la lore di gioco, ossia dualità e ciclicità
La morte e la vita sono due elementi legatissimi e indivisibili nell’esistenza di un non morto, ma queste non sono altro che il riflesso di un un intero mondo diviso ma al contempo unito dalla luce e dalle tenebre. Questa dualità è l’ossatura che fonda un mondo nato da una forza primordiale “il fuoco” scissa in opposti, vita e morte, luce e tenebre, e ognuno di questi elementi, per quanto diametralmente distanti, sono anche assolutamente indivisibili e non possono fare l’uno a meno dell’altro.
Infatti in assenza della diversità, il mondo sarebbe grigio e immutabile, qualcosa di simile ad una visione creazionistica di una terra amorfa e coperta da acque, come nella Bibbia. Nel passato infatti era proprio questa la situazione e solo draghi immortali e alberi colossali, chiamati Arcialberi si ergevano sul nostro pianeta dominandolo interamente.
All’improvviso, e senza una apparente spiegazione si sprigionò un’energia immensa, come dicevamo prima il “Fuoco”, questo “archè” (principio fondatore) che capovolse il dominio del mondo affidandolo agli esseri umani che dopo molte sanguinose guerre contro i draghi ne presero il controllo. Tutto questo ragionamento ricorda moltissimo il pensiero del filosofo greco Eraclito, che concepì anche la teoria dei contrari.
Per Eraclito il mondo sarebbe stato governato dalla pace e dalla guerra a fasi alterne ma mai nessuna delle due sarebbe riuscita a prevalere sull’altra e dal loro continuo divenire “panta rei” “tutto scorre” si sarebbe creata l’armonia.
L’altro elemento che è insito negli undead è per l’appunto la ciclicità, rappresentata dal loro eterno stato di rinascita e morte in un continuo ciclo perenne. Purtroppo per loro, questo non è altro che il riflesso di ciò che accade nel mondo circostante. In Dark souls immensi regni crebbero sospinti dal celestiale potere della fuoco e dopo un età dell’oro di memorabile magnificenza ecco che giungeva ineluttabile un’epoca buia, dove la fiamma un tempo così potente, tendeva ad assottigliarsi fino quasi spegnersi. A questo punto in ogni universo, un non morto prescelto avrebbe dovuto sfidare la maledizione e immense difficoltà per ottenere abbastanza potere da salvare il mondo. Ma in cosa consiste questo “salvare il mondo”?
Quello che viene chiesto al prescelto è in sostanza di immolarsi, usando il proprio corpo contenente potentissime anime e usare se stesso come combustibile per riaccendere la fiamma ed impedirne quindi lo spegnimento, liberando così la terra dall’oblio. Ciò che succede realmente è però qualcosa di ancora più radicale. L’intero universo infatti, per come si trova almeno, non viene salvato affatto! Anzi!
Viene distrutto interamente da questa immensa esplosione di energia per far posto ad uno nuovo che avrà il suo medesimo destino. Un età del oro, chiamata età del fuoco, e poi ancora un periodo dove la fiamma tenderà a spegnersi, un nuovo non morto arriverà e si immolerà. Poi ancora da capo, all’infinito.
Un ciclo che ricorda molto la teoria astronomica del Big Crunch, dove l’universo, dopo un ipotetico Big bang (un esplosione immensa da un piccolo punto di materia) si espande fino ad un limite massimo, raggiunto il quale si ferma e torna a restringersi fino a ridiventare nuovamente una piccolissima particella che riesploderà ancora e poi ancora creando sempre nuovi universi.
Dark souls è questo, un quasi infinito succedersi di cicli tutti diversi, eppure tutti così incredibilmente simili l’un con l’altro. Stesse costanti, diverse variabili. Un complesso meccanismo che come un orologio molto rodato, tenderà prima o poi a incepparsi, anche se non completamente. Basterà quindi che una coppia di gemelli non molto propensa ad immolare uno di essi si ribelli a questo succedersi così meschino di eventi, per incrinare quel vecchio orologio e per rivelare all’uomo una verità se possibile ancora peggiore. Non esiste speranza.
Hollow
Ma l’elemento che credo ci abbia più sconvolto del mondo dei souls, è la vacuità. I non morti sono in genere creature molto odiate dall’universo di gioco, così rifuggite da essere cacciate e incarcerate. Ucciderli infatti sarebbe inutile, ecco perché nei secoli i popoli dei regni che si succedettero idearono innumerevoli e crudeli metodi per studiare, impedire e contenere la non morte.
Ma la non morte non è una malattia, non è nemmeno un infezione, é uno status insito negli uomini, perché essi sono stati creati dall’oscurità e a essa, volenti o nolenti, vi ritorneranno. L’odio viscerale per queste creature è una delle costanti alle quali facevamo riferimento prima, insito soprattutto nelle autorità e negli aristocratici ed è principalmente dovuto al terrore di diventare prima o poi come essi, anche se non è l’unica ragione.
Gli undend sono, infatti, dei ricettacoli per le anime, ed esse sono l’essenza stessa della vita nel mondo dei souls. Essi hanno quindi capacità di “risucchiare” l’essenza stessa di un essere vivente e di tenerla con se fino alla morte, e tutto ciò venne probabilmente percepito dagli uomini del tempo come un simulacro dei vampiri “succhianime”che conosciamo bene nella nostra letteratura , dei flagelli da debellare e rinchiudere.
La non morte però, ha un effetto collaterale ancora più tremendo di qualsiasi tortura possa essere inflitta ai corpi martoriati di quei poveri esseri, ed è la vacuità. Gli esseri vacui sono creature senza senno spesso confusi come degli zombie privi di cervello, ma sono, invero, qualcosa di estremamente più complesso.
Sono persone che in seguito ad un totale crollo psicologico si sono abbandonate a se stesse, perdendo ogni interesse per la vita e la morte e diventando solo il triste spettro di ciò che un tempo erano. Sono esseri umani che hanno fallito, che hanno perso la fiducia in loro stessi e che ormai vuoti di ogni speranza e ricordo della propria vita passata, si sono rannicchiati in un cantuccio aspettando di morire di stenti, per rinascere ancora, e perdere tutto.
Dark souls è tremendamente drammatico e molte delle storie che narra hanno dei finali molto tristi come ad esempio la storia di Salaire d’Astora e la sua disperata ricerca del sole(con lui però esiste anche un finale positivo), Siegmeyer di Catarina e il suo bisogno di dimostrare a se stesso di essere un vero e coraggioso guerriero, o ancora Kirk il cavaliere di spine che vorrebbe solo far soffrire meno la propria Signora, alla quale ha giurato fedeltà.
Sono solo alcuni esempi di come la più tragica conseguenza che annienta un essere umano non sia la sofferenza, ma la perdita di se stesso. Una dimostrazione di come nella vita, ci voglia molto più coraggio nel viverla che nel concluderla.
Una soluzione da codardi
Il fuoco e l’oscurità sono quindi due forze cicliche e ambivalenti, legatissime fra di loro e per la propria natura indispensabili l’una per l’altra. Ecco quindi che il genere umano si rivela essere solo una pedina, una misera razza di insetti che si contorce in un succedersi di cataclismi destinati a non fermarsi perché è così che è composto l’universo.
A poco servirono gli sforzi di coraggiosi non morti che sacrificarono se stessi per una causa superiore, e ancor meno a coloro che credettero di poter dare inizio a una età oscura, visto che la fiamma non potrà mai spegnersi del tutto. L’unica soluzione possibile che viene offerta ai non morti è quindi quella di non opporsi a queste forze superiori e fuggire via da questi orrori, via da questa sofferenza, cercando pace in un mondo gelido e tranquillo, dove poter restare in quiete per sempre. Un mondo dipinto.