Morbid, The Seven Acolytes, un intrigante soulslike indie

Sviluppato da Still Running, in collaborazione con il publisher Merge Games, Morbid, The Seven Acolytes è un titolo indie, presente su Playstation 4, Nintendo Switch, XboxOne e Steam, che ci lancerà in un mondo oscuro e disturbato con una forte ispirazione ai racconti di Lovecreaft ed ai diversi soulslike a cui abbiamo giocato in questi anni.
Morbid, The Seven Acolytes si presenta infatti come un action RPG a tutti gli effetti, con tutta la violenza e la brutalità del caso, ma con una visuale isometrica ed in uno stile singolare e con diverse particolarità che lo rendono davvero godibile per gli appassionati del genere.
La “lore” di Morbid, The Seven Acolytes
Una delle meccaniche che più viene riproposta negli action RPG che si ispirano allo stile di Dark Souls è quella di non raccontare la storia apertamente al giocatore, ma di lasciare alla libera interpretazione di quest’ultimo le conclusioni su di essa, facendogli trovare qualche informazione frastagliata di tanto in tanto.
In Morbid, The Seven Acolytes giocheremo nei panni di una Striver, l’ultima sopravvissuta dei Dibrom, e dovremo con tutte le forze cercare di salvare il Regno dai Sette Accoliti, schiavi di un potere maligno di un’oscura divinità conosciuta con il nome di Gahar.
Per mantenersi fede al genere, le informazioni che ci verranno date durante tutto il nostro percorso si limiteranno praticamente a queste tre semplici righe, e tutta la storia del regno si potrà reperire leggendo dei libri che troveremo proseguendo per la nostra avventura, oppure, consultando il bestiario ed il glossario presente nei tempietti di preghiera.
Per arrivare al compimento del nostro obiettivo, dovremo quindi lanciarci in un mondo sconosciuto e folle, abitato da creature deformi e in preda alla follia, che cercheranno in ogni modo di impedirci di arrivare ai Sette Accoliti.
L’ambiente di gioco ci propone scenari fantasy molto horrorpunk e decisamente ispirati dai racconti di Lovecraft e non vi nego che durante la mia partita, mi sono ritrovato spesso a ripensare ai bei momenti passati su Bloodborn, soprattutto per alcune meccaniche molto simili al titolo di FromSoftware.

Violenza, con pochi semplici tasti
Descrivere il gameplay di Morbid, The Seven Acolytes è decisamente semplice, sia se si parli con maestri dei soulslike sia a chi con gli action RPG non è molto amico.
I comandi di base del gioco sono semplici: un tasto per schivare, uno per gli attacchi leggeri, uno per quelli pesanti, uno per la parata e le frecce direzionali per utilizzare gli oggetti.
Il tutto, in un mondo di gioco frenetico e molto aggressivo, che non lascia troppo tempo al giocatore di scegliere con calma le strategie da eseguire, e che dovrà tenere sempre d’occhio la barra della vita e quella della stamina, rivelandosi molto punitivo per ogni singolo errore commesso. Questo almeno nelle prime fasi di gioco.
Perché voglio soffermarmi su quelli che, secondo me, sono i punti chiave di Morbid, ovvero lo sviluppo del personaggio, l’equipaggiamento e la sanità mentale.. Tre cose che non vanno di pari passo, ma che una volta che sono arrivato a comprendere ed a sviluppare secondo il mio stile di gioco, mi hanno facilitato di molto tutto il percorso.
Partiamo dall’equipaggiamento. Non esistono armature di protezione, ma solo armi che si dividono in armi da mischia e armi a distanza e che a loro volta presentano diverse sottoclassi che cambiano drasticamente il moveset della nostra protagonista, e questo anche all’interno della stessa categoria di armi.
Abbiamo quindi una vasta scelta di armi a seconda del nostro stile di gioco, potendo scegliere tra armi più veloci ma meno potenti o, al contrario, armi dal potere offensivo molto alto, ma molto lente e scomode da usare.
Per rimediare ai problemi che potrebbero derivare da ami troppo improntate verso una sola caratteristica, vengono in nostro soccorso le rune veri e propri potenziamenti da applicare alle armi per aumentare velocità, forza o danni extra, e che potremmo rimuovere per rimodellare la nostra arma se non siamo convinti del risultato (a patto di voler sacrificare quelle usate in precedenza)
Come avrete capito, Morbid lascia libero il giocatore di approcciare il suo mondo di gioco violento e crudele, nella maniera che più ritiene opportuna e questo lo si capisce maggiormente dal sistema di sviluppo del personaggio.
Non saranno presenti punti caratteristica o altri parametri da tenere d’occhio, ma una volta sconfitto il primo accolito troveremo la nostra prima Benedizione. Le benedizioni altro non sono che dei veri e propri potenziamenti passivi che miglioreremo spendendo i punti abilità scaturiti dal level up.
Le benedizioni variano di molto tra loro, e quindi sono utili o meno al giocatore in base all’impronta che si vuole dare al gameplay. Io, ad esempio, ho optato per una grossa mobilità a scapito di poca vita, e quindi ho aumentato subito le benedizioni che mi riducevano il consumo di stamina ed aumentano la barra di quest’ultima, non curandomi di quelle che potenziano la barra della salute.

E la sanità mentale cos’è?
La sanità mentale è quella particolarità del gameplay di Morbid che più mi ha fatto tornare alla mente le run su Bloodborne, uno stato passivo della nostra protagonista che se nei primi passi del gioco ci farà temere il peggio, arrivati verso la fine sarà il nostro più grande alleato.
La sanità mentale condiziona il giocatore a seconda del suo livello e potrà essere tenuta sotto controllo tramite sedativi o pillole. Mano mano che si perderà sanità la nostra protagonista aumenterà i danni inflitti e quelli subiti, ma quando arriveremo a perdere completamente la nostra stabilità mentale, oltre ad avere le venature viole ai bordi dello schermo, vedremo anche tornare in vita i nostri nemici una volta sconfitti, sotto forma di spettri informi.
C’è da dire però che, arrivati ad un certo punto della storia di Morbid, ed una volta presa dimestichezza con il suo gameplay, mi è venuto scontato il provare ad osare, per vedere fino a che punto questa particolarità fosse utile o meno per proseguire, ritrovandomi spesso a perdere volontariamente la mia sanità durante le boss fight per aumentare di molto il danno inflitto. Velocizzando di molto gli scontri stessi.

L’ispirazione non è tutto
Morbid, The Seven Acolytes è un soulslike a tutti gli effetti, e lo si capisce chiaramente da tutti i forti riferimenti ai vari titoli che hanno ispirato questa corrente videoludica degli ultimi anni.
Il ritmo frenetico dei combattimenti, i rari santuari sparsi dove potersi fermare a riposare per ricaricare fiaschette e vita, la sanità mentale, sono tutti elementi già visti ma che vengono incastrati bene in questo titolo indie molto godibile per gli appassionati del genere, tuttavia, ci sono alcune considerazioni che mi sento il dovere di fare.
La prima nota che mi ha fatto storcere un pò il naso durante le mie partite su Morbid è stata quella di non trovare un vero e proprio crescendo di difficoltà. Superate le prime difficoltà dovute all’apprendimento delle tempistiche dei nemici ed al loro modo di combattere, mi sono ritrovato da metà gioco in poi (complici forse una buona intuizione di sviluppo delle benedizioni ed un’arma molto adatta al mio stile di gioco) con un personaggio fin troppo competitivo nei confronti dell’ambiente circostante.
Tanto da ritrovarmi a sperimentare con la sanità mentale per vedere se potevo, in qualche modo, andare oltre a quello stato di potenza che avevo, in quanto anche nelle boss fight non sentivo un vero e proprio livello di sfida maggiore.
Un’altra considerazione è dovuta al troppo equipaggiamento rilasciato. Se da un lato la grande varietà di armi e benedizioni è stato uno dei punti di forza di questo titolo, nella parte finale del gioco vi erano fin troppi forzieri e fin troppe possibilità di cambiare strategia.
Possibilità tuttavia non troppo influenti se già si era trovato un equilibrio e che risultavano per la maggior parte dei casi come ritrovamenti inutili.
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Come ultima considerazione, devo citare la mancanza di un new game plus, meccanica tipica del genere e totalmente assente in Morbid. Avrei volentieri provato a riaffrontare l’intera storia con un livello di difficoltà maggiore, anche per testare l’effettiva efficienza del mio set up, ma purtroppo una volta sconfitto l’ultimo accolito il gioco finisce con i titoli di cosa.
Insomma, Morbid, The Seven Acolytes è un videogioco indie dalle grandi potenzialità per chi ama il genere ed ha voglia di tuffarsi nella sua breve avventura. Speriamo solo che nel futuro, i ragazzi di Still Running decidano di implementare l’esperienza di gioco con un new game plus per stimolare ancora di più la voglia di noi giocatori di una sfida appagante.