GDR DAI DADI AI DATI: Mutant Year Zero Road To Eden #3

Salve a tutti, amici lettori di 2DueRighe, e bentornati su “GDR dai Dadi ai Dati”! Come ho già avuto modo di scrivere nei due precedenti episodi di questa rubrica, qui non ci occupiamo solo di vecchie glorie da riscoprire ma anche di nuovi titoli che continuano a portare sui nostri schermi il meraviglioso mondo del gioco di ruolo cartaceo. E visto che il Natale è ormai dietro l’angolo, e siamo tutti più buoni, la nostra redazione ha avuto accesso ad una key del nuovo gioco del team Bearded Ladies. Ho avuto modo di giocarlo a fondo e sono finalmente pronto ad esprimere il mio giudizio in merito… siete curiosi? Continuate a leggere.
DALLA SVEZIA CON FURORE
La storia del franchise di Mutant inizia nel 1984, nella stessa Svezia che fa da sfondo al tetro mondo post-apocalittico che potremo esplorare anche nella versione videoludica. Nato dalle menti di Target Games (che potreste conoscere per un altro celebre gdr, Kult) come versione futuristica di Drakar och Demonger (“Draghi e Demoni”), una traduzione in svedese del regolamento di Runequest con alcune modifiche, Mutant raccontava storie di uomini, robot e ovviamente mutanti, impegnati a lottare per la sopravvivenza fra le macerie di un mondo distrutto alcuni millenni prima da una catastrofe nucleare. Nel corso degli anni, proprio come i suoi strambi protagonisti, il gioco è mutato incorporando elementi in stile cyberpunk e abbandonando progressivamente gli aspetti post-apocalittici, arrivando a generare un prodotto completamente differente quale Mutant Chronicles nel 1989, gdr dal sapore marcatamente fantascientifico che potrebbe ricordare in parte le atmosfere di un Warhammer 40k ibridato con Cyberpunk2020.
Tutto sembrava finito per il setting classico di Mutant, fino a quando, nel 2014, l’editore svedese Fria Ligan non decise riportarlo in vita, con un piccolo twist: invece di svolgersi migliaia di anni dopo il disastro atomico, il nuovo Mutant avrebbe narrato della risalita in superficie dei sopravvissuti alla carneficina e della riconquista del loro mondo perduto. Nasceva così Mutant Year Zero.
BENVENUTI ALLA POST-APOCALISSE
Mutant Year Zero: Road to Eden è dunque una trasposizione videoludica di questo ritorno alle origini del franchise. Nel gioco saremo chiamati ad interpretare un gruppo di Persecutori, coraggiosi guerrieri ed esploratori che si lasciano alle spalle la sicurezza dell’Arca per avventurarsi nella Zona alla ricerca di rottami ed altri oggetti utili alla sopravvivenza dell’insediamento e dei suoi abitanti. Come è facile immaginare, la Zona è ciò che resta del nostro mondo o, più precisamente, della un tempo paradisiaca natura svedese. Bestie mutanti, robot impazziti e gli onnipresenti Ghoul, uomini col cervello fritto dalle radiazioni che rappresenteranno il tipo più comune di nemico nel gioco, sono gli abitanti non troppo amichevoli di questo territorio da incubo. Partiamo subito con un plauso agli sviluppatori: sono sempre contento quando mi imbatto in uno scenario post-atomico che non scada nel cliché del deserto, e in questo, Mutant Year Zero ci immerge appieno in una Svezia ipermutata, con foreste rigogliose ma contorte, punteggiate da resti di automobili e dei loro conducenti, tende da campeggio e scheletri di poveri disgraziati che si stavano facendo una tranquilla pescatina in riva ad un bucolico laghetto. Insomma, grandi spazi verdi che ci offrono continui spettacoli di morte e distruzione, in un contrasto piuttosto efficace che porta avanti un messaggio che vuole essere un ammonimento sulla stupidità della guerra e della sua insensata autodistruzione, specie quando entra in gioco l’arma atomica. Nulla di nuovo o eccessivamente pervasivo, ma che non fa mai male ricordare, no?
Spendiamo anche due parole per la caratterizzazione dei mutanti: molti oggetti nei quali ci imbatteremo nel corso delle nostre avventure saranno facilmente riconoscibili per il giocatore, ma provocheranno stupore e meraviglia nei nostri strambi guerrieri, i quali sono in fin dei conti degli animali mutanti, che hanno sì imparato a camminare eretti, combattere con armi da fuoco e parlare ma non sanno nulla del mondo precedente al disastro. La loro innocente meraviglia di fronte ad un forno a microonde o una batteria per automobili aiuta a stemperare l’atmosfera pesante di questo mondo devastato, un effetto ricercato dagli sviluppatori e, a mio giudizio, piuttosto riuscito.
La narrazione della storia, che ruota attorno al ritrovamento di un importante membro dell’Arca rapito dai Ghoul, è affidata a delle schermate con disegni statici e alla roca voce di Bormin, uno dei due mutanti disponibili all’inizio del gioco. Una scelta forse un po’ semplicistica, ma che non rovina eccessivamente un titolo che, in fin dei conti, fa della tattica e del combattimento la propria punta di diamante.
CHE RAZZA DI BESTIA SARESTI, TU?
Mutant Year Zero Road To Eden viene spesso associato a Xcom, soprattutto nelle sue recenti incarnazioni curate da 2K. E, siamo onesti, non ci vuole certo un genio per accorgersene, per non dire che gli stessi sviluppatori non hanno fatto alcun mistero di questa ispirazione. Road to Eden riprende perciò diversi aspetti del combat system di Xcom, proponendoci scontri tattici fra due fazioni: in ogni turno, le unità possono compiere due azioni fra movimenti, abilità e attacchi reattivi (o overwatch, che dir si voglia. No, Blizzard non c’entra).
Tuttavia, sempre per rimanere in linea con lo spirito mutante del gioco, Mutant Year Zero propone un mix di meccaniche piuttosto interessanti: prima di ingaggiare i nemici nella sopraccitata fase di battaglia tattica, avremo infatti il pieno controllo del nostro team di mutanti (ne avremo a disposizione tre attivi su un pool massimo di cinque) in una fase di esplorazione che ci permetterà di recuperare preziosi rottami da usare come moneta di gioco, oggetti utili e collezionabili. Avremo inoltre la possibilità di studiare a fondo l’ambiente dove si svolgerà lo scontro, aspetto decisamente intrigante che apre tutta una serie di raffinatezze tattiche da non sottovalutare. Potremo ad esempio dividere le nostre truppe per creare degli accerchiamenti, eliminare nemici isolati con imboscate furtive (ma ricordatevi di usare armi silenziate, altrimenti allerterete tutti gli altri) e garantirci i migliori ripari e punti rialzati, che forniscono preziosi bonus in combattimento.
In queste situazioni entrano dunque in gioco elementi di stealth ed esplorazione a corredo della fase tattica. Ad entrambe va inoltre sommato l’aspetto “gdr” della crescita e personalizzazione dei nostri eroi: ogni mutante potrà equipaggiare armi, armature ed elmi che gli forniranno opzioni e resistenze temporanee in battaglia; potrà inoltre ottenere dei “punti mutazione” da spendere nel proprio skill-tree al fine di ottenere poteri speciali permanenti, rispettivamente divisi in Mutazioni Minori, Maggiori e Passive, con la possibilità di averne attivo uno solo per tipo alla volta. Combinare il giusto set di equipaggiamento con il giusto set di Mutazioni può fare la differenza fra una vittoria e una sonora sconfitta, e rappresenta sia uno degli elementi più divertenti che uno dei difetti maggiori del gioco. Spiegherò in seguito il perché.
Tornando momentaneamente sull’argomento della fase di combattimento a turni posso dire che, da giocatore che ha amato e consumato gli Xcom di 2K, ho riscontrato alcuni piccoli accorgimenti decisamente eleganti nel combat system di Mutant Year Zero Road to Eden. Proprio come in Xcom, i ripari rivestono un’importanza fondamentale e la differenza fra un riparo completo ed uno parziale equivale alla differenza fra un colpo a segno ed uno mancato, fra la vita e la morte; tuttavia, Mutant introduce un importante elemento tattico: le linee di vista. Anche nei titoli di 2K le linee di vista ricoprono un ruolo importante, ma al giocatore non è concesso di vederle. Questo crea, alle volte, fastidiose situazioni nelle quali ci si accorge troppo tardi di aver spostato un soldato in una posizione dalla quale non è in grado di colpire il bersaglio prescelto, cosa che risulta in una frustrante perdita di tempo. Ecco, in Mutant Year Zero tutto questo non succede: le linee di vista sono evidenziate in rosso e sullo schermo sono sempre visibili tutti i bonus ed i malus applicabili ad un determinato tiro per colpire, una soluzione elegante che simula piuttosto bene le tabelle che si tengono a portata di mano al tavolo da gioco. La preparazione pre-battaglia, come già detto, è importantissima e spesso ripaga il giocatore riducendo l’elevata difficoltà degli scontri.
Il power level delle armi è ben bilanciato e pensato per evitare situazioni alla “one shot, one kill” contro un bersaglio a piena salute, anche in caso di colpo critico. Non si potrà dunque confidare in un assist della buona sorte che ci elimini una minaccia in un sol colpo e dovremo prestare grande attenzione all’ordine nel quale affronteremo le minacce presenti su schermo. Preparatevi, non sarà semplice!
UNA BELVA (UN PO’ TROPPO) FEROCE
Forse il maggior difetto di Mutant Year Zero Road to Eden risiede proprio nella sua elevata difficoltà. Complice probabilmente il fatto di non avere una durata eccessiva (siamo sulla ventina di ore circa), il team di sviluppo ha scelto di rendere le battaglie piuttosto ostiche: anche con una meticolosa e paziente fase di preparazione, volta a sbarazzarsi dei nemici che gironzolano da soli per la mappa, ci si trova sempre in netta inferiorità numerica rispetto agli avversari, visto e considerato che avrete un massimo di tre personaggi attivi per volta.
Di conseguenza, l’early game di Mutant Year Zero Road to Eden potrebbe risultare fin troppo duro per chi non avesse la pazienza o l’esperienza necessarie a resistere fino al momento in cui si accede a tutti e cinque i mutanti disponibili. I livelli di difficoltà disponibili sono tre: Normale, Difficile ed Estremo, con la possibilità di rendere ancora più piccante l’esperienza aggiungendo la modalità “Mutante di Ferro” (un solo salvataggio automatico aggiornato dopo ogni singola battaglia… auguri!), e quello che li differenzia sono la quantità di danno inflitto dai nemici (ridotto, pieno e maggiorato, rispettivamente) e di punti ferita recuperati a fine scontro (tutti, metà, nessuno). Sul discorso della guarigione si apre un ulteriore problema: i medikit sono il solo mezzo disponibile per guarire i nostri mutanti. In rare occasioni potremo trovarli dopo aver sconfitto nemici particolarmente potenti, mentre di norma dovremo acquistarli presso l’Arca, pagandoli decisamente cari; non esistendo alcuna modalità di riposo né tantomeno la possibilità di ottenere “carne fresca” sotto forma di nuove reclute (i personaggi sono solo i cinque mutanti pre-generati), gestire al meglio la scorta di questi importantissimi oggetti diventa una condizione imprescindibile per avere successo.
Una simile lamentela deve, purtroppo, essere fatta a proposito della selezione del nostro team di Persecutori: come già detto, combinare equipaggiamenti e poteri è la chiave per avere la meglio; purtroppo, però, i cinque eroi vengono sbloccati man mano che si procede nella storia. Ci si rende conto di quanto la vita diventi più semplice una volta che si ha accesso a tutte le opzioni tattiche offerte dai vari mutanti, sebbene alcuni siano decisamente più utili e versatili di altri (sto guardando te, Magnus). Infine, ho personalmente trovato molto scomoda la mancanza della possibilità di poter salvare un loadout predefinito per i Persecutori, cosa che costringe il giocatore a spostare manualmente l’equipaggiamento di personaggio in personaggio a seconda delle esigenze. Non così terribile, ma sicuramente fastidioso.
Insomma, portando pazienza e perseverando, Mutant Year Zero Road to Eden si rivela un gioco piuttosto profondo e che offre pane per i denti degli amanti di strategia, ma quanti dei giocatori meno avvezzi al genere o pazienti avranno la tenacia richiesta?
IN CONCLUSIONE
Mutant Year Zero Road to Eden è un esperimento affascinante, un ibrido di generi che, al suo meglio, risulta divertente ed appassionante, quanto basta per essere portato a termine. Dalla sua uscita, il 4 dicembre, il gioco viene regolarmente aggiornato con patch che risolvono i bug segnalati dai giocatori, sia su PS4 e XboxOne che su PC, sintomo della passione e della buona volontà degli sviluppatori. Purtroppo, l’eccessiva difficoltà nell’early game potrebbe spaventare i meno pazienti ed esperti. Personalmente lo ritengo un gioco valido e sicuramente adatto agli appassionati di strategia, ai quali consiglio di ricercare il meno possibile il paragone con Xcom. È un gioco diverso costruito su alcune sue meccaniche, che offre nuove sfide e prospettive al genere strategico. Forse un seguito potrà limare le imperfezioni? Staremo a vedere.
“GDR dai Dadi ai Dati” torna il 23 Gennaio e nel frattempo vi augura un felice Natale pieno di videogame, dadi e qualsiasi cosa vi renda felici!