GDR DAI DADI AI DATI: BALDUR’S GATE ENHANCED EDITION #2

CHI DICE GDR, DICE DUNGEONS (& DRAGONS)
Salve a tutti, amici lettori di 2DueRighe, e bentornati su “GDR, dai Dadi ai Dati” la rubrica che, ogni 23 del mese vi farà scoprire o riscoprire quei titoli che portano il meraviglioso mondo del gioco di ruolo “da tavolo” sui nostri pc e sulle nostre console!
Lo scorso mese abbiamo gettato uno sguardo al di là delle ombre del Mondo di Tenebra con Vampire the Masquerade Bloodlines e conosciuto i suoi abitanti assetati di sangue fresco. Questa volta, invece, torniamo alle origini. Alle storie di avventurieri, maghi, ladri, dungeon… e draghi, naturalmente!
Baldur’s Gate è il titolo sul quale ci concentreremo in questo numero. Certamente non è il solo dedicato al celebre Dungeons&Dragons (d’ora in avanti D&D), ma è un ottimo punto di inizio per esplorare le sue numerose trasposizioni.
Cosa si può dire di D&D? Si tratta probabilmente del più famoso gioco di ruolo cartaceo della storia, nato nel 1974 dalle menti di Gary Gygax e Dave Arneson, due appassionati di wargame con miniature che decisero di introdurre regole pensate per gestire non grandi battaglie campali fra eserciti, ma scontri fra personaggi singoli. La passione di Gygax per il fantasy portò alla nascita di regole per gestire le razze non umane, quali ad esempio elfi e nani, e gli incantesimi. Lo scheletro del gioco di ruolo come lo intendiamo noi oggi era stato costruito, D&D e altri giochi dei primi anni ’70 avevano aperto la via per qualcosa di grande, che perdura tutt’oggi, sebbene dalle origini il regolamento sia molto cambiato.
BALDUR’S GATE ATTRAVERSO GLI ANNI
Fedele alla licenza alla quale si ispira, Baldur’s Gate affonda le sue radici nel passato, ma ha trovato modi per mantenersi attuale a dispetto dell’inesorabile scorrere del tempo. La prima edizione del gioco risale all’ormai preistorico 1998, quando il sottoscritto aveva la tenera età di otto anni, e di gioco di ruolo non sapeva proprio nulla. Allo sviluppo del Baldur’s Gate originale lavorò nientemeno che la BioWare, e il gioco fu il primo titolo a utilizzare il famoso Infinity Engine, celebre motore grafico che ha portato in vita sui nostri schermi gli splendidi mondi fantastici di D&D più volte.
La versione da me giocata, però, è quella del 2012, Baldur’s Gate Enhanced Edition appunto: si tratta di una sorta di “remastered” del gioco originale, che ne mantiene inalterate tutte le caratteristiche, ma aggiunge nuovi personaggi, sottotrame, un sistema di romance ripreso dal seguito Baldur’s Gate II: Shadows of Amn, oltre che a un netto miglioramento della grafica (ma sempre sfruttando l’engine classico, si intende) e alcune opzioni per personalizzare ulteriormente il gioco, sulle quali spicca l’introduzione di due livelli di difficoltà: Storia e Retaggio di Bhaal, rispettivamente molto facile e solo per veri masochisti.
Ma che cos’è Baldur’s Gate? Sostanzialmente, è un gioco di ruolo con grafica isometrica, nel quale controlleremo un personaggio da noi creato, seguendo le regole della Seconda Edizione di Advanced Dungeons&Dragons, l’edizione del 1989 del gioco da tavolo, giusto per concludere la lezioncina di storia. Sì, basta con le date, promesso. Dicevo, dopo aver scelto la nostra razza, la nostra classe, assegnati i punti alle nostre competenze di combattimento e abilità, capito se siamo un maschio o una femmina e battezzato il nostro avatar, saremo pronti per immergerci fino al collo nelle avventure che ci attendono qua e là per la Costa della Spada, la regione dei Forgotten Realms nella quale il gioco è ambientato. E credetemi, ne avrete di cose da fare!
Sebbene sia TEORICAMENTE (e sottolineo teoricamente) possibile affrontare il gioco con il solo personaggio principale, D&D è da sempre incentrato sulle gesta di una compagnia di eroi. Potrete dunque reclutare dei personaggi aggiuntivi per il vostro party, ognuno con la sua personalità, la propria storia e il suo concetto di moralità, rappresentato dal sistema di Allineamenti di Dungeons&Dragons. Per chi non lo conoscesse, immaginate uno schema diviso in 3 sezioni: Legale, Neutrale e Caotico; suddividetele ulteriormente in Buono, Neutrale e Malvagio e otterrete la bussola morale del personaggio in questione. Se sembra complesso, non preoccupatevi. Lo è. Per semplificare al massimo, dovreste cercare di reclutare persone che vadano d’accordo fra di loro, per esempio un party di soli buoni o al massimo, con elementi neutrali. In caso contrario, potrebbero verificarsi notevoli problemi, come membri del gruppo che cercano di ammazzarsi a vicenda o altri che vi pianteranno in asso perché disgustati dal vostro comportamento.
Insomma, il gioco prevede la gestione di un gruppo di avventurieri e il micro-management delle armi, armature e dotazioni di ognuno dei suoi membri. Sebbene i personaggi siano pre-generati, potrete scegliere come farli evolvere man mano che guadagneranno punti esperienza. Cuore del gameplay sono le battaglie, che si svolgono in tempo reale con la possibilità di lasciare all’IA dei personaggi il compito di gestirne le azioni oppure, e vi consiglio caldamente di abusare di questa feature, accedere alla Pausa Tattica tramite la pressione della barra spaziatrice, al fine di impartire singolarmente gli ordini e selezionare con calma bersagli e strategie. Ne avrete bisogno. Continuate a leggere e vedrete…
UNA DURA AVVENTURA
Questo mi sembra un buon momento per sottolineare un punto cruciale quando si parla di Baldur’s Gate: questo gioco è difficile. Molto difficile, anzi, sebbene non sempre questo sia dovuto alla qualità della sfida. Se lo affrontate a difficoltà Classica vi troverete a giocare una vera e propria campagna di D&D old school, quando ancora al Dungeon Master non importava di narrare storie o che al tavolo tutti si divertissero. Voleva il vostro sangue e aveva tutti i mezzi per prenderselo. Ammetto di non aver mai giocato, per ovvi motivi anagrafici (il regolamento in questione è nato un anno prima di me, fate voi), alla Seconda Edizione di Advanced Dungeons&Dragons, ma ho sentito e letto storie riguardo a quanto quel gioco fosse punitivo: se al tavolo non si aveva un team di Navy Seals perfettamente addestrato e attrezzato, soprattutto ai livelli più bassi, la mattanza totale del gruppo era più che probabile. Se non mi credete, scrivete “La Tomba degli Orrori” su Google e guardate coi vostri occhi quale fosse l’idea di gioco di ruolo di Gary Gygax.
Baldur’s Gate, in questo, sfiora la filologia nella sua ricostruzione: praticamente qualsiasi cosa potrà uccidervi all’inizio del gioco, e per un bel po’ di tempo ogni battaglia vi terrà col fiato sospeso. Se poi fra gli avversari ci sono maghi, chierici o stregoni allora preparatevi a ricaricare la partita più volte. La magia è incredibilmente potente e pericolosa, non tanto nella sua versione offensiva, ad esempio Palla di Fuoco, ma in tutti quegli incantesimi che possono paralizzare, confondere, ipnotizzare o far addormentare i vostri personaggi. Credetemi, non c’è niente di più frustrante del vedere il vostro fortissimo guerriero che scappa in giro per la mappa come un pollo senza testa, fuori dal vostro controllo, mentre i nemici lo spaccano di mazzate.
Sempre per rispettare il feeling della vecchia scuola, gli incantatori iniziano il gioco con pochissima salute e un solo incantesimo (due, se sono specializzati in una Scuola precisa), mentre le pozioni curative sono decisamente costose da ottenere. Insomma, a questo tavolo avete come master la persona alla quale avete combinato i peggiori torti possibili e che non vede l’ora di farvela pagare con gli interessi. Di fondamentale importanza per evitare di impazzire è l’imparare (o recuperare, per i più anzianotti) la buona abitudine di salvare spesso, spessissimo, praticamente sempre.
IL BOTTINO DEL VINCITORE
OK, non aggiungete altro, vedo la domanda che lampeggia nei vostri sguardi: “ma perché diavolo dovrei sopportare tutto questo?!”
Semplice: perché Baldur’s Gate è come la vecchia moglie del protagonista di qualche telefilm. È acida, astiosa, intrattabile, una rompiballe da competizione; eppure, lui la ama e trova sempre qualcosa che gli ricorda il perché, anche nel mare di difetti che sembra avere. Ecco, Baldur’s Gate è stato un gioco che ho amato odiare. Sì, ho bestemmiato le divinità di ogni Credo esistito ed esistente più volte quando i nemici stregavano il mio party e lo macellavano davanti ai miei occhi, oppure quando nel lanciare una Palla di Fuoco ho inavvertitamente incenerito il mio personaggio principale (perché l’area d’effetto la dovete calcolare a occhio ovviamente). E sì, il gioco vi offre la possibilità di giocare un party di malvagi, ma farlo rende l’avventura ancora più ostica visto che avrete guardie e cacciatori di taglie che vi scoveranno sempre e comunque, “costringendovi” di fatto a seguire lo spirito eroico di Dungeons&Dragons e perciò limitandovi, in un certo senso.
Ma tutto questo sparisce quando ripenso al fatto che ogni membro della mia banda di eroi ha una sua storia e che spesso, interagendoci, li ho sentiti come vivi: i battibecchi alla Sandra&Raimondo di Jaheira e Khalid, gli sproloqui filosofici del monaco Rasaad, la faccia tosta di Imoen e la dolcezza infinita della maga selvaggia Neera, la partner del mio protagonista. La soddisfazione di riuscire a fregare un gioco che ce la mette davvero tutta per farti ragequittare, perché, diamine, magari ho avuto un “tiro” di dadi virtuale sbagliato, ma alla prossima andrà meglio.
E tutto questo, i personaggi, i colpi di fortuna e le botte di sfiga, è ciò che rende grande il gioco di ruolo. Ogni quest che fa aumentare la vostra Reputazione non si limita a farvi vedere un freddo contatore che sale, nossignore, vi farà sentire dei veri eroi! Questo è il bottino che vi aspetta se sopporterete quel dungeon infernale che è Baldur’s Gate. Fateci un pensierino, noi ci rivediamo il prossimo mese su “GDR dai Dadi ai Dati”!