“Aeternos”: Il tempo, la vita, la morte, in scena al Théâtre de Poche di Napoli
Giù le luci ed ecco… la sala del tempo, indecifrabile, mistica, punto di partenza e d’arrivo di ognuno. Giù le luci ed ecco il tempo… accogliere gli ignari passanti, raccontare di se, e di loro stessi, con fare ironico e saccente.
Giù le luci, ed ecco “Aeternos”, testo di Ivan Lugi Antonio Scherillo, regia di Marco Serra, evento a cura dell’ associazione culturale “Naviganti InVersi”, spettacolo sull’uomo e le sue origini, sul tempo e le sue sfide, sul bene, retorico e biblico ed il male, altrettanto retorico, ed altrettanto biblico, in scena nei suggestivi ambienti del “Théâtre de Poche” di Napoli.
In scena, tra danze allegoriche ed altissimi momenti di recitazione, Ciro Bernardo, Noemi Giulia Fabiano, Simona Pipolo, Emanuele Scherillo, Diego Sommaripa, Linda Strazzullo, Giulia Visone. Joshua, giunge al cospetto del tempo, che con disprezzo racconta lui degli uomini, delle persone, di ciò che la sua vita sarà, e della possibilità di rinunciare ad “andare” al mondo.
In quella stanza, colui che sarà profeta, incontrerà Lucifero, “fratello” e ripudiato, che con lui spera di allearsi, immaginando il potere e la gloria che l’ipotesi donerebbe ad entrambi. Ma Joshua porta a compimento il destino che il padre ha scelto per lui, e giunta la fine dei suoi giorni, torna al cospetto del tempo per testimoniare quanto sia stata giusta, la scelta di affidarsi al padre e di compiere la sua volontà. “Lo spettacolo – racconta Marco Serra – agisce su due piani di comunicazione che si completano: quello verbale, sostenuto da un testo che tesse la tela di una drammaturgia articolata e spiazzante, e quello non verbale, gestuale, attraverso un utilizzo preciso e coscienzioso dei corpi degli attori che, con movimenti singoli e corali, riescono al meglio a coinvolgere lo spettatore all’interno di questa eterna lotta tra bene e male.
Uno spettacolo – continua – che si serve di alcuni principi dell’arte statuaria come mezzo per rappresentare quest’immobilità e ripetitività del tempo che, come un ciclo, reitera in eterno. Corpi e voci – conclude – che si muovono sul tempo, nel tempo ma soprattutto a tempo , lavorando con attenzione su musica e parola scritta e, prevalentemente, non scritta; quella del fisico, che al meglio riesce ad essere veicolo di emozioni”.
Racconto, riflessione ed ironia, si alternano in scena, con garbo impeccabile, coinvolgendo lo spettatore con scambi serrati tra i protagonisti e svariate “testimonianze” di vita, che contribuiscono a mantenere alta l’attenzione sugli eventi che in armonica successione, dettano i tempi di uno spettacolo che per struttura, forma e recitazione, pretende di essere definito “unico”.
Paolo Marsico
30 aprile 2014