“Educazione siberiana”.. Il romanzo di Nicolai Lilin, in scena al Teatro Bellini di Napoli

Ultimi discendenti di una stirpe guerriera, gli Urka siberiani, si definiscono “criminali onesti”, brutali e spietati, “dal volere di Dio”, abitano l’ex Unione Sovietica, da esiliati atipici.
Nella loro regione, nei loro quartieri, l’autorità e l’educazione, passa attraverso i “vecchi criminali”, dissidenti, ostili al goversno sovietico, ma da esso in qualche modo rispettati, espulsi dalla Siberia e giunti fin li, a guidare comunità, educate con fede nell’onnipotente, armi, e tatuaggi, dove è riposto il destino di un uomo.
A Fiume Basso, la dissoluzione dell’impero sovietico, accompagna i destini dei giovani Urka, Yuri e Boris, nipoti di Kuzja, leader anziano del villaggio. Boris crede nei valori della sua comunità, ed in essi immagina la speranza per il futuro, Yuri invece, annebbiato dai soldi e dalla promessa di un potere diverso da quello del nonno, abbandona famiglia e ideali, per i soldi facili, dei grandi traffici illeciti, su tutti la droga, da poco attivi nella zona.
“Educazione Siberiana”, adattamento teatrale dell’omonimo romanzo di Nicolai Lilin (già portato al cinema da Gabriele Salvatores), in scena al Teatro Bellini di Napoli fino a Domenica 9 Marzo, nasce da un idea di Francesco Di Leva e Adriano Pantaleo. Alla regia, Giuseppe Miale Di Mauro, sul palco, con Di Leva e Pantaleo, Luigi Diliberti, Elsa Bossi, Ivan Castiglione, Giuseppe Gaudino, Stefano Meglio, Andrea Vellotti.
“Educazione Siberiana – dichiara Di Mauro – è una grande tragedia moderna, una storia di sentimenti forti, l’amore, l’amicizia, l’odio, il tradimento, i sogni, la caduta degli ultimi testimoni di una cultura che sta scomparendo e l’ascesa dei nuovi padroni di una società alla deriva. Simbolicamente – continua – ho stretto la comunità intorno ad un semplice ambiente familiare, costringendola a convivere con l’invadente presenza di un muro che ricorda quello di Berlino, e che proprio come quello, delimita una linea di confine. Oltre quel muro – conclude – c’è la vita che i vecchi criminali detestano e alcuni giovani ambiscono”. Di Mauro focalizza lo sguardo sul contorto rapporto tra Boris e Yuri, fratelli, complici, nemici, opposti di vita ed ideali, fino al finale, epilogo drammatico, dove lo scontro “epico” tra fratelli, è scontro di idee, sogni, vite, che chiedono il conto ad un destino tanto aspro quanto imponente. Ispiratissimi Di Leva e Pantaleo, accompagnati dalla “saggezza di scena” di Luigi Diliberti, magistrale interprete dell’anziano Kuzja. “Educazione Siberiana”, è un ritratto di famiglia, una storia d’amore, di guerra, di tradimenti.
Riflessione profonda sulle vie oscure dell’animo umano, servo fedele di un sogno o padrone fittizio di una realtà dorata.
Paolo Marsico
8 marzo 2014