“Honour”: un dramma famigliare a lieto fine al San Babila


E’ in scena al Teatro San Babila di Milano – Corso Venezia 2/a “Honour” di Joanna Murray-Smith – traduzione Masolino d’Amico – con Paola Pitagora, Roberto Alpi, Viola Graziosi ed Evita Ciri, sotto la regia di Franco Però.
Lo spettacolo, debuttato lo scorso martedì 14 gennaio con successo di pubblico, prevede repliche fino al 19 gennaio compreso.
La trama in breve:
George, giornalista e critico letterario, famoso e molto influente; Honour, sua moglie, un tempo brava scrittrice; Sophie, fragile figlia della coppia, studentessa universitaria; e poi Claudia, giovane intervistatrice, molto determinata, con mire letterariem che arriva, come una meteora inaspettata ad intervistare lui, e l’ingranaggio familiare comincia ad incepparsi.
La giovane donna affascina e attrae l’uomo maturo fino a conquistarlo. Ma, Claudia, la dona intrusa, riesce pure ad intessere rapporti con le altre due donne della famiglia, la madre e la figlia, li “usa” e si fa “usare” dando vita ad una crudele ed impietosa rinascita o riscoperta di se stessi, per tutti i personaggi coinvolti. Così procedendo Claudia scoprirà zone ancora sconosciute di sé, e anche gli altri personaggi compiranno un percosso introspettivo.
Sul palco i protagonisti si incontrano, due alla volta, come su un ring, mentre gli altri due rimangono ai bordi, segnalando la fine di ogni match con il suono del gong, in attesa del prossimo “scontro”, in cui l’uno tenta di avere la meglio sull’altro come in un vero incontro di boxe.
Chi nuota controcorrente è Honour, la moglie, che subisce quanto le capita improvvisamente senza che ribellarsi alla sua sorte, nonostante tutte le certezze che aveva fino a quel momento siano state messe in discussione: lo scorrere “tranquillo” della sua vita domestica, l’apparente felicità coniugale, come in un lampo cambiano e gli si scagliano contro ferendola, ma non atterrandola.
La commedia scritta dall’australiana Joanna Murray-Smith, narra delle dinamiche familiari intricate e tormentate, e come un chirurgo seziona con il bisturi ogni lato nascosto di questa coppia borghese, i quali loro malgrado sono travolti da eventi inaspettati.

Il pubblico, attraverso i dialoghi serrati degli ottimi interpreti, si può immedesimare in tanti degli aspetti analizzati, perché non è raro trovare nella nostra società le classiche famiglie della “mulino bianco”: coppie che vivono un’apparente rapporto sereno, mentre nella realtà l’uno non si cura di scoprire il reale bisogno dell’altro?
Figli che vivono guardando ai loro genitori non come persone vive con il diritto di essere appagati come ogni individuo, ma come icone, totem che trasmettono sicurezza e in ogni caso che almeno assicurino una vita agiata alla famiglia. Nessuno si sforza di capire l’altro e così in questa ipocrisia latente si trascinano giorno dopo giorno, anno dopo anno, soffocando i propri bisogni e illudendosi che sia quella la felicità, mentre è solo l’appagamento di schemi atavici, imposti dalla cultura della nostra società. Questo può perdurare, fino a quando non interviene una causa esterna che rompe gli equilibri, come nel caso della commedia di cui stiamo parlando, e allora per un effetto fisico tutto assume un aspetto diverso e ci si guarda da angolazioni diverse andando in crisi. E’ in quel momento che vengono fuori tutte le passioni, le fragilità, ma anche le ambizioni e il grande bisogno di amore che ognuno di noi ha.
Tute le crisi però generano la necessità di adottare nuove strategie per uscirne e quindi, se si è capaci di cogliere l’occasione, si può non solo migliorare se stessi, ma anche raggiungere un buon rapporto con gli altri ed essere pienamente consapevoli delle proprie potenzialità, come dei propri limiti e vivere finalmente una vita felice, che se non può essere assoluta e perlomeno sincera.

Nell’opera di troviamo Honour, Paola Pitagora, attrice bella e di indubbie capacità attoriali, che nel suo ruolo ha rinunciato a tutte le sue ambizioni, donandosi completamente alla famiglia, George, Roberto Alpi, un grande attore che sa dominare la scena, che invece nella vicenda è ancora alla ricerca di nuovi stimoli, e nell’incontro casuale scopre la possibilità di vivere una nuova giovinezza e inizia a nutrirsi della giovinezza della sua giovane amante. Poi ci sono la figlia Sophie, Evita Ciri, molto convincente, che in scena vive con dolore il crollo dell’idillio della sua famiglia e tutto dentro di lei va in fibrillazione e assume i connotati di una tempesta che poi sa dominare fino a quietarla nel confronto con gli altri, e infine la giovane giornalista Claudia, Viola Graziosi, dalla prorompente presenza scenica, che nel ruolo dell’amante presume di avere la capacità ed il diritto di insegnare a vivere alla propria rivale, scoprendo poi i suoi punti deboli mascherati fino ad allora dalla sua finta sicurezza e voglia di arrivismo.
Come in un duello, ognuno difende il proprio bisogno di amore, tutti pongono al centro il proprio io, tranne Honour che invece pone al centro gli altri per poi riuscire a vincere su se stessa, perché ha saputo ricostruire per se una nuova vita.
La regia di Franco Però non rinnega il suo talento, confermando invece la sua capacità di mettere in scena un dramma sociale contemporaneo affrontando il dolore in maniera lieve e non violento.
Questa commedia ha debuttato per la prima volta il 18 giugno 2008 al 30° Festival Nazionale di Asti Teatro ed è alla sesta stagione consecutiva di programmazione.
Per questo spettacolo Paola Pitagora ha ricevuto il Premio Flaiano 2010.
Sebastiano Di Mauro
17 gennaio 2013