ll Bell’Antonio di Vitaliano Brancati conquista il pubblico milanese

Il Bell’Antonio ha fatto il suo debutto sulla scena milanese del Teatro Manzoni il 9 gennaio, sotto la sapiente regia di Giancarlo Sepe per raccontare la scabrosa storia di Antonio Magnano, in una Sicilia degli anni del fascismo, narrata dallo scrittore siciliano Vitaliano Brancati in uno dei romanzi più letti della letteratura italiana, secondo solo al Gattopardo.
Il titolo richiama il celeberrimo film di Mauro Bolognini, del 1960 il cui ruolo di Antonio Magnano fu di Marcello Mastroianni, mentre i panni di Barbara furono vestiti da Claudia Cardinale con la sceneggiatura di Pier Paolo Pasolini che, nonostante piacque al pubblico ed ebbe diversi riconoscimenti internazionali, per ammissione dello stesso Pasolini non fu più il bell’Antonio di Brancati.
Dello stesso avviso anche Andrea Giordana, attore dalla lunga esperienza, che spiega come il film di Bolognini fu decontestualizzato e non faceva sentire il profumo della Sicilia in cui il romanzo è ambientato. Anche la precedente versione teatrale, secondo Giordana, non fu all’altezza del romanzo originale ed il personaggio di Antonio appare snaturato.
Forse una versione più fedele del Il bell’Antonio la troviamo nel film per la televisione, andata in onda sulla rete Rai nel 2005 in due puntate.
In questo spettacolo, un vero dramma dolceamaro, invece si può assaporare un’originale trasposizione del romanzo di Vitaliano Brancati, grazie alla riduzione teatrale realizzata dalla stessa figlia di Brancati, Antonia, e Simona Celi, che è anche una delle interpreti in un ruolo che mette in luce tutta la sua capacità espressiva, in cui è determinante la sua sicilianità.
E’ proprio grazie all’ottimo lavoro dell’adattamento teatrale, che l’opera è capace di arrivare direttamente al cuore del romanzo, rimanendo fedele alla scrittura brancatiana.
La vicenda delinea la non facile personalità di Antonio Magnano inserendolo in una Catania di altri tempi, e in un periodo storico particolare, dove era più forte il bisogno di dimostrare la propria virilità, perchè il figlio maschio doveva avere tutte le caratteristiche del conquistatore. Il personaggio di Antonio Magnano, mette a nudo anche il problema dell’incomunicabilità tra padre e figlio, che da sempre si manifesta all’interno della famiglia, per effetto del conflitto generazionale, ma che nella società siciliana dell’epoca era più evidente, in quanto quella cultura rendeva difficoltoso in generale l’esternazione dei propri sentimenti e ancor del padre verso il figlio, che poteva essere interpretato come segno di debolezza.
Il povero Antonio dunque si trovava costretto ad impersonare lo stereotipo del maschio, mentre il padre decanta la virilità di questo figlio unico, ma nessuno era disposto a capire e ascoltare i suoi reali problemi sentimentali.
L’unica persona che si dimostra disponibile a raccogliere la confessione di Antonio è lo zio Ermenegildo, interpretato da un altro attore di calibro, Giancarlo Zanetti, che magistralmente si cala nei panni di questo ruolo a tratti drammatico. A questo zio, Antonio Magnano si apre e mostra tutta la sua fragilità interiore fino ad allora impenetrabile, facendo scoprire risvolti intimi della sua vita sessuale, che erano impensabili ed inaccettabili per i maschi siciliani di quel periodo, rimanendo costretto a consumarsi nella sofferenza del suo dramma personale dell’impotenza, vissuta in una società tesa nel salvare l’apparenza, che gettava addosso a lui una vergognosa onta.
In quest’opera, lungo tutta la rappresentazione scenica, si alternano sensualità, sotterfugi e ambiguità che sono protagonisti assoluti e si incarnano nei bravissimi interpreti, che oltre ruoli principali sono: Elena Calligari (la madre), Giorgia Visani (la moglie), Simona Celi (la pretendente), Michele De Marchi (il notaio), Natale Russo (l’avvocato), Alessandro Romano (il prete), tutti personaggi perdenti e oppressi dalle convenzioni di una società da cui non riescono a liberarsi e incapaci di capire l’infelicità del bell’Antonio, ma che anzi l’aumentano.
Ottima la prova attoriale di Luca Giordana (Luchino) figlio di Andrea, che interpreta appunto il ruolo del figlio, e che con questo spettacolo ha la possibilità di calarsi nei panni di un personaggio emblematico, ma che lui riesce a centrare in pieno con la sua potenza espressiva portata al culmine nei passaggi più drammatici. Inoltre per lui la buona opportunità di avere il padre sul palco come compagno di lavoro, che gli permette di recuperare, forse, quei tanti momenti di forzata assenza del padre impegnato per la sua attività professionale.
Il messaggio principale di questo spettacolo sta nel porre in evidenza la necessità di rafforzare il dialogo tra padre e figlio, ancor oggi indispensabile e non solo quella siciliana.
Sebastiano Di Mauro
11 gennaio 2013
INFO:
Al TEATRO MANZONI dal 9 al 26 GENNAIO2014
I L B E L L’ A N T O N I O
da Vitaliano Brancati
riduzione teatrale di Antonia Brancati e Simona Celi
con:
Andrea Giordana e Giancarlo Zanetti
Elena Calligari, Simona Celi, Michele De Marchi, Natale Russo, Alessandro Romano, Giorgia Visani
Luca Giordana nel ruolo di Antonio
Regia di Giancarlo Sepe
Scene di Carlo De Marino Ligh designer Franco Ferrari
Lux Teatro Produzione – organizzazione spettacoli
Orari: feriali ore 20,45 – domenica ore 15,30
Biglietti: poltronissima € 32,00; poltrona: feriali € 20,00 – sabato e domenica € 22,00
Mercoledì 15 gennaio 2014 – ore 18.00 – per il ciclo “Gli incontri di Milano per lo spettacolo” presso Mondadori Multicenter di P.zza Duomo, 1 – Spazio Eventi – Terzo piano ANDREA GIORDANA e GIANCARLO ZANETTI incontrano il pubblico.
Presenta Antonio Calbi, Direttore del Settore Spettacolo, Moda e Design del Comune di Milano.