Si conclude “LA SCENA” al Manzoni di Milano e la tournée continua

Ridere sorridere pensare…….
Una misteriosa penetrazione dell’immaginario nella realtà, del vissuto nel non vissuto, delle memorie ancestrali nei ricordi abrasi di sé: con questi elementi si fondono in un filo conduttore sottile, le oasi di silenzio e la contemplazione della solitudine rigeneratrice.
Una storia si svolge oggi, forse un po’ domani, magari appena ieri e si sviluppa nell’ambito di genere quasi familiare, con una spruzzatina di “mélonoir”. Indi a riferimenti a un tema così centrale rimasticato con la dicotomia persecutoria di solitudine o terrore misto a inquietudine, soprattutto attraverso l’uso di storie e problemi d’identità e cosa strana che possa venire in mente: come gestire strani e crucciati sogni da “maleodorante” inquietudine.
Due amiche mature leggono una domenica mattina una scena di teatro che una delle due deve recitare l’indomani.
I loro caratteri opposti si rivelano subito dal modo in cui sentono e interpretano il monologo: per Lucia (Angela Finocchiaro), attrice, quelle righe raccontano fragilità e temibili tempeste dell’anima; per Maria (Maria Amelia Monti), dirigente di banca separata e madre di due bambini, le tempeste della scena sono allegri ed erotici terremoti interni, occasioni di vita.
Due femminilità opposte. Lucia ha rinunciato alla passione, all’idea di avere un uomo nella vita, si accontenta di amare i personaggi molto più interessanti che incontra sul palcoscenico. Maria invece senza un uomo non può stare, senza fare l’amore, senza illudersi di avere finalmente incrociato quello giusto. Come l’ultimo, agganciato la sera prima a una festa in cui ha bevuto troppo, e di cui non ricorda esattamente il nome né l’età ma che – lei sostiene – potrebbe essere proprio l’atteso. Anche se risvegliandosi al mattino, non l’ha più trovato nel suo letto.
Un lavoro con le storie e le passioni, innovativo nella messinscena, genera anche il profilo al “poetico monologo a tre” a cui segue un’ulteriore comunicazione del ritorno dei “ruoli” che preannuncia la vera atmosfera che connota la pièce e ritorno:- Inquietudine più che gioia!
L’ossessione della solitudine, dell’incapacità di gestire e
per un attimo la penosa astrazione dalle cose reali che brillano padroni luminosi della mente o così si crede, genera insicurezze e incertezze.
Solitudine e inquietudine senza tempo sembrerebbe. Fa pensare sicuramente ma non a tal punto da imporre a non trascurare vite e solitudini già provate sulla propria pelle.
I personaggi non sono prevedibili ma si completano, non ci sono molto, inizialmente, ma prendono corpo e credibilità in una sorta di work in progress, originando ruoli invertiti con rivendicazione al possesso: con magica destrezza nei labirinti dell’ossessione, emerge non la bellona ma il “bellone” (Stefano Annoni).
Tornare ad avere fiducia, senza farsi paralizzare; riflettere insieme sulle strategie che serviranno ad affrontare la grande transizione del presente e cavalcare l’onda del cambiamento.
Non si ravvisano elementi discordanti riconducibili a facile morale. Il concreto nelle persone con sentimenti reali, ha creato curiosità e interesse tali, da provocare per l’affluenza massiccia una“coda simbolicamente metaforica”al botteghino, spingendo la produzione, gli attori, il Teatro Manzoni ad una scelta ponderata e… aggiungere una recita straordinaria sabato 23 novembre.
Al Teatro Manzoni fino al 24 novembre
con Angela Finocchiaro, Maria Amelia Monti
e Stefano Annoni
in “La scena”, scritto e diretto da Cristina Comencini
Lo spettacolo dal tutto esaurito a Milano
ha debuttato a Lucca al Teatro del Giglio l’11 ottobre.
Dopo le tappe di Ferrara, Pavia, Bologna, la prima parte della tournée prosegue con: Teatro Novelli di Rimini (26-28 novembre), Politeama di Genova (5-7 dicembre), Teatro Rossetti di Trieste (8 -12 gennaio), Teatro Stignani di Imola (14-19 gennaio), Teatro Verdi di Salerno (23-26 gennaio)
Angelo Antonio Messina
24 novembre 2013