Weiss Weiss L’essere del non essere. Sulla sparizione di Robert Walser

Weiss Weiss L’essere del non essere. Sulla sparizione di Robert Walser, scritto e diretto da Marco Maria Linzi, Direttore del Teatro Della Contraddizione, ha aperto il Festival pieno di voglia di tornare a fare teatro, Il Giardino delle Esperidi, in Brianza (27 giugno – 5 luglio 2020).
Weiss Weiss è la storia di una sparizione discreta, quella del poeta svizzero Robert Walser (1878/1956), che si rinchiude più o meno volontariamente in una clinica psichiatrica, dove poi muore.
Lo spettacolo, con un cast di undici interpreti, è denso di temi, affrontati con una poetica disarmante, spesso venata di grottesco. Undici bravissimi attori si muovono talvolta leggeri, tanto da sembrare quasi portati via dagli ombrelli che tengono aperti sulle loro teste, deboli armature per ripararsi dal mondo crudele. Altre volte invece si contorcono, come animali spaventati in fuga da un domatore malvagio.
L’assenza di eredità dei padri
La protagonista, la bravissima Micaela Brignone, nel ruolo di Robert Walser, ci porta nell’universo del poeta e scrittore svizzero. Tende le braccia, quasi a cercare una finestra che dia luce ad una vita buia, che cancelli quel marchio che la società e la famiglia di origine, le ha impresso sulla carne. I padri sono sterili, incapaci di trasmettere l’eredità necessaria per affrontare il viaggio della vita. La scuola riempie di contenuti inutili cercando di spegnere le scintille emotive, i desideri degli allievi.
Invoca spesso la neve (Weiss Weiss bianco in tedesco). Non solo per il desiderio di pace ma quasi per vederla compiere, come in una teca di Remo Bianco, quel gesto di appropriazione dello scultore che ricoprendo di una coltre bianca, cambia la forma, scolpisce nuovamente i suoi oggetti tristi e la sua vita spenta.
All’inizio la sua voce fanciullesca contiene sprazzi di speranza e stupore. Si ostina a fare domande ad adulti che nascondono i propri fallimenti per apparire perfetti e quindi inavvicinabili.
Verso la fine di Weiss Weiss L’essere del non essere, la sua voce si confonderà con quella sempre più urlata e animalesca dei compagni di manicomio.
La scenografia, le musiche, la coreografia corale sono molto suggestive ma rischiano di diluirsi, di perdersi, insieme alla bella drammaturgia, per la durata, a nostro avviso eccessiva, dello spettacolo.
Il lavoro è di impatto e i giovani attori sono generosi nel regalare energia che talvolta però, sempre per la durata, sembra disperdersi.
Il Teatro di Losi è prima di tutto una filosofia di vita: convivenza e mutuo appoggio
Michele Losi, ideatore e direttore del Festival Il Giardino Delle Esperidi e di Campsirago Residenza, ha scelto per l’apertura il Teatro della Contraddizione, simbolo di tutti i teatri che resistono con determinazione alle difficoltà economiche e al lungo momento di chiusura a causa dell’emergenza sanitaria. Campsirago Residenza infatti crede nell’importanza della solidarietà tra teatri e nel creare rete nella comunità sociale e teatrale. Per questo, se siete in qualche città lombarda a sciogliervi dal caldo, con addosso ancora tutta la tensione e i dubbi del lock down, fateci un salto.
Fonti: Il giardino delle Esperidi
Vi troverete l’entusiasmo di tornare a stare insieme (distanziati e con mascherine) a fare teatro, anche per bambini, danza, performance (Alberi Maestri) e musica, in bellissimi luoghi attorno a Lecco, a un’ora di macchina da Milano. Ma anche momenti di riflessione importanti, sul teatro, sulla sua funzione, sulle alternative che la nostra post covit può prendere per non continuare la sua corsa autodistruttiva.
Ricordiamo che per il Teatro Della Contraddizione è aperta una campagna di crowdfunding https://www.gofundme.com/f/restiamoincontraddizione.
Per una visione completa del programma del Festival, rimandiamo a www.campsiragoresidenza.it | www.ilgiardinodelleesperidifestival.it