“RR 1849 Il SANGUE MIGLIORE”, incontro con l’autore

La voce tonante sprigonata dalla grancassa del teatro plasma la sua materia e diviene spettacolo. Oggi il 2duerighe.com si bea di raccogliere la testimonianza artistica di Emanuele Cecconi, in occasione della ripresa del suo spettacolo RR 1849 IL SANGUE MIGLIORE, già approdato sulle assi dei palcoscenici di Roma, al Teatro dell’Angelo e al Teatro Santa Chiara e di Anagni nel Teatro Hernica Saxa. Autore, regista e attore di consolidata esperienza, ma soprattutto sapiente musicista proprio di quella sopracitata grancassa, Emanuele Cecconi si trasforma in narratore, rievocando la pagina più alta del Risorgimento italiano con il colore del suo talento e del suo sentire artistico. Un racconto che guida lo spettatore attraverso le eroiche tinte del patriottismo per giungere al sentimento più aulico al quale l’uomo possa mai aspirare: la libertà. Il patriottismo è qui incarnato in un valore che sgorga dal senso di appartenenza verso se stessi e non da un senso di appartenenza puramente geografica. Liberamente ispirato a Le Cronache di Roma di Nicola Roncalli, lo spettacolo andrà in scena nella mistica intimità scenica di un vero e proprio gioiello del teatro romano e nazionale, il Mr. Kaos, dal 07 al 09 febbraio.
Emanuele, perché il Sangue Migliore? E perché voler raccontare proprio questo capitolo della nostra storia?

A 171 anni di distanza, in un’epoca di profondi squilibri e mutamenti socio politici, quanto è importante inscenare la Repubblica Romana in Italia?
Si narra di libertà e patriottismo; ma per lei quale senso racchiudono questi sacri ideali?
“In ogni tempo hanno significato cose diverse. una società progredita dovrebbe applicare un certo metro di giudizio per spiegare il senso di queste parole in relazione ai tempi che si vivono. Oggi per me termini come Patria e Libertà, hanno un significato ancora più alto, e tutti e due riguardano l’essere umano e non una collettività di persone legate ad un suolo di nascita. La Patria per me è L’essere umano! Io sono la mia Patria e questo non si può determinare se viviamo in un regime di schiavitù emotiva e culturale. E’ dentro di noi la vera battaglia, e non è politica…ma è una battaglia di coraggio per affermare che non esistono né diversità né confini.”
Monica Fiorentini, un nome ben noto a chi mastica di teatro. Quanto ha inciso la sua regia in questa messa in scena?
“Altro personaggio! Monica Fiorentini per me è un GIGANTE. Una Donna straordinaria. Monica è un’artista che il Teatro lo mastica, lo respira, lo parla, ed è in grado di proiettarlo fuori di sé. Non solo, Monica è una persona dalle straordinarie qualità umane e culturali, quando parla di teatro e di vita, bisogna solo stare in silenzio ad ascoltare. Devo molto a lei, è la mia Maestra, e la sua regia ha reso la giusta dimensione a questo testo, che io ho solo tradotto su carta e ‘teatralizzato’ e non ho meriti particolari in questo…ma mi piace pensare di averlo scritto con la camicia rossa o col pennacchio da Bersagliere.”
“Non è per tutti! Se si vuole assistere ad una pièce nazionalista alla leghista o peggio, state pure a casa. In caso contrario…è aperta a tutti, soprattutto a quei ragazzi che stanno studiando MALE il Risorgimento.”

Pensa che nel 2020 si sia smarrito quel sentimento comune che a quasi due secoli da oggi ci condusse alla “primavera italiana”?
“No. Penso che si abbia paura di tirarlo fuori, perché questo implica una certa dose di coraggio…quel tipo di coraggio che ebbe il VENTIQUATTRENNE Luciano Manara a villa spada, rifiutando di arrendersi o di fuggire: ‘Noi oggi dobbiamo morire per chiudere con serietà la stagione del 48.’ Il Coraggio di Emilio Morosini 19 anni, di Goffredo Mameli 23 anni, di Francesco Daverio 34 anni. Sia ben inteso: il sacrificio oggi, in tempo di pace, non è da ricercarsi nel mettere a rischio la propria vita, ma nel CAMBIARE la propria vita cambiando il proprio modo di percepirsi.”
Il Mr. KAOS di Roma è uno spazio che lei conosce molto bene. L’intimità pura e raccolta della sua sala può esaltare ulteriormente il rapporto tra artista e spettatore?
“Intanto cominciamo col dire che, a mio avviso, se oggi il Teatro ha ancora vita e impulsi di rilancio, lo si deve a questi spazi non convenzionali, piccoli Teatri dove l’arte non conosce padroni se non la QUALITA’ e la PREPARAZIONE. Per quel che riguarda il mio spettacolo, beh sicuramente aiuta ad entrare più facilmente a contatto con lo spettatore creando quella ‘familiarità’ di comunicazione, che in un testo storico, è da trovare subito, ancor prima di entrare in scena!”
Oggi il teatro italiano zoppica su due gambe: una più lunga, quella delle onerose produzioni e dei grandi volti; e una più corta, quello delle idee che nascono nell’ombra e nel silenzio del risparmio. Con una simile premessa quanto spirito di abnegazione è necessario per plasmare la propria idea di teatro?
Sull’atto pratico voglio aggiungere che, se i gestori dei teatri la smettessero di fare gli affitta camere e andassero in giro a visionare gli artisti e gli spettacoli, COMPRANDOLI…ecco che il Teatro tornerebbe ad avere maggiori speranze.”Lei pensa che vedremo mai un Risorgimento del teatro nostrano?
“La domanda in realtà è SENTIREMO mai il Risorgimento dentro di noi? Vede il Risorgimento non è un periodo storico che ha una data di inizio e una di fine, ma è uno stato ‘dell’anima’. Il Teatro avrà il suo Risorgimento, quando gli operatori del settore si percepiranno in maniera diversa.”
Grazie a Emanuele Cecconi.
